Figli “sfigati, bamboccioni e precari di merda”? E noi? Padri?

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Eravamo un popolo di fini dicitori, di poeti, di scrittori, di artisti e di filosofi.

Noi, figli di uomini che hanno lottato. Hanno lottato, anche e soprattutto, per quella libertà che è il diritto all’alfabetizzazione; per la necessità primaria di aprire nuove scuole e renderle obbligatorie; per favorire la nascita di librerie, case editrici, teatri, cinema; per nutrire ogni forma di arte; per rendere la cultura non più un fatto elitario, e mantenere così – forte e saldo – il rigore delle parole e dei comportamenti … un ceffone a tavola al figlio che osava rivolgersi con mal garbo alla madre.

Le nostre scuole erano le migliori, ed i figli acquisivano il significato di una nuova lotta: quella per conquistare un ruolo – la “posizione” – cui i padri non avevano potuto ambire; padri – ieri come oggi – che si “toglievano il pane di bocca” pur di fare studiare i figli e creare loro un avvenire nella ricerca di rispetto per se stessi. Per gli altri.

Padri. Semplicemente padri. Diversi dai loro stessi padri, perché avevano acquisito – mani nelle terra o in catena di montaggio – la fiducia in un diritto; quello di essere parte integrante di una società rappresentata da uomini politici anch’essi padri, non diversamente da loro.

Oggi, i nostri padri politici salgono sul pulpito e sputano sentenze in una lingua fitta di volgari neologismi dal cui vocabolario è stata cancellata la parola “rispetto”: bamboccioni i giovani che sono stati licenziati e che non possono permettersi di affittare un monolocale: precari di merda i giovani che rischiano il quotidiano perché non riescono a trovare lavoro; sfigati i giovani “ritardatari” negli studi universitari. Che poi si tratti di ragazzi delusi da una scuola ormai allo sbando, privi di stimoli per il baratro che li aspetta fuori da quella stessa scuola, costretti a fare lavoretti di straforo per dare una mano alla famiglia affogata dai debiti, poco importa.

Giovani e lingua italiana beffeggiati in un solo colpo: … le urla infastidite degli avi latini che ci rincorrono sin dall’oltretomba dei secoli …..

La gaffe è marchiana e si apprezzano le scuse – “non intendevo, non volevo dire, cercherò di essere più sobrio e misurato, chiedo scusa …” – ma rimane la sostanza: rimane il non voler ammettere che i padri dei nostri giovani – quelli naturali per complicità silenziosa e quelli politici per responsabilità diretta – hanno lasciato orfani i propri figli di oggi.

Non abbiamo più una scuola minimamente assimilabile a quella di un ieri non lontano – taglio di professori, taglio delle spese di ristrutturazione dei locali, taglio delle borse di studio, un’incommensurabile volontaria rinuncia a tutto -; non abbiamo più un dopo-università che sia termine di paragone a quello degli stati europei o americani – ricerca post universitaria azzerata, azzannata e vilipesa; assenza pressoché totale di punti di riferimento culturale -; abbiamo mezzi di comunicazione televisiva condizionati solo dal business, teatri in miseria, una cultura condita di povertà che non vanta più stimoli.

E però vantiamo uomini politici immorali, collusi, senza misura di decenza; parlamentari interessati solo a tenersi stretta la “pagnottella” mensile; cecità verso le più elementari priorità di un popolo.

E su di noi è il più grande peccato: è stata mutilata la speranza di un futuro sereno.

Ai padri naturali che hanno passato il testimone di “capofamiglia” a padri politici snaturati, la responsabilità di avere abdicato ai loro doveri di genitore.

Ha perfettamente ragione il nostro diversamente figlio, prof. Michel Martone: i nostri giovani sono davvero degli sfigati, perché oggi rischiano di non avere più neanche una casa, quella Casa – Stato che è stata giocata, ed è ancora la prima posta, sul tavolo verde del casinò dell’idiozia ….

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Per approfondire:

Eia Eia alalaà” del 5 dicembre;

Diarie false e truffaldine” del  30 novembre

Mercato dei voti” dell’ 8 novembre;

Avanti popolo di d’Italia” del  3 ottobre;

E la tomba dei  segreti del bunga bunga“ del  29 settembre;

Il peter pan più famoso” del  22 settembre;

Stipendi ai politici” del 14 agosto;

La casta dei parlamentari”  del  30 marzo

Franzina Bilardo

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