Giustizia, più di 1.500 giorni per una causa

Redazione 17/01/12
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La durata eccessiva dei procedimenti civili e penali è stato uno degli argomenti contenuti nella relazione sullo stato della giustizia italiana presentata questa mattina dal ministro Severino in Parlamento.
I dati illustrati, aggiornati al 3 novembre 2011,  non sembrano molto confortanti sulle condizioni dell’apparato giudiziario del nostro paese.  La durata di una causa civile è pari a 1.502 giorni (circa 100 in più rispetto all’anno precedente), con 470 giorni per arrivare alla sentenza di un tribunale, altri 1.032 per la Corte d’appello. Non va meglio per i procedimenti penali con 337 giorni per la sentenza del tribunale, i 901 della Corte d’appello al quale, se aggiungiamo i 383 giorni delle indagini, arrivano a 1.621 giorni.
Sono circa 9 milioni le cause pendenti: circa 5,4 milioni nel civile e 3,3 milioni nel penale. Da segnalare anche la flessione del 7% della cause civili chiuse, quasi 400mila in meno rispetto all’anno precedente, ma al tempo stesso una diminuzione delle nuove cause civili, grazie anche all’istituto della mediazione.   A causa della lentezza dei procedimenti sono più di 33mila le cause sulla legge Pinto per il risarcimento danni dovuto all’eccessiva durata del processo.
E in tempi di crisi sono da registrare un aumento dell’11,6% delle istanze di fallimento.
“Per quanto possa apparire paradossale,  proprio oggi, in presenza di una drammatica congiuntura economica internazionale, si presenta l’occasione, forse irripetibile, di riformare davvero il sistema giudiziario italiano – ha concluso il ministro Severino nel suo intervento – .
Nessuno di noi, infatti, può più permettersi di considerare ineluttabile il deficit di efficienza del sistema giudiziario italiano in un momento come quello attuale ove ogni settore della vita pubblica e privata è tenuto a garantire il proprio contributo operativo al miglioramento delle condizioni economiche del Paese”.
“Si può far questo accettando supinamente e passivamente i sacrifici imposti dalle attuali necessità economiche oppure – come io credo sia più utile – lo si può fare, ciascuno nel proprio ambito, trasformando le criticità in opportunità di sviluppo e di miglioramento dei servizi offerti al cittadino”.
“È possibile applicare questo modello virtuoso anche al sistema giudiziario? – aggiunge il ministro –
Certamente sì, purché tutti i protagonisti: magistrati, avvocati, personale amministrativo, cittadini utenti, e non soltanto le istituzioni competenti (Governo, Parlamento e C.S.M.) siano disposti ad accettare che un altro modello di servizio giudiziario, più snello, più rapido, meno costoso e meno intasato, non soltanto è possibile, ma è oggi assolutamente necessario e non più rinviabile.
Ciascuno di noi sarà magari chiamato a rinunciare a qualche privilegio o a qualche abitudine consolidata e rassicurante, ma così facendo consegneremo al Paese, cioè a tutti noi, un sistema giudiziario migliore e più giusto”.

Qui il testo completo della relazione del Ministro Severino

Redazione

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