Equo compenso: ora tocca all’Italia

Redazione 10/01/12
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Dopo la Francia, nei giorni scorsi anche la Spagna – in modo persino più radicale – ha abolito l’equo compenso per copia privata.

Il Governo spagnolo ha, infatti, deciso che il compenso da riconoscere ai titolari dei diritti a fronte delle copie private effettuate dagli utenti verrà recuperato attraverso misure di tassazione generale che verranno definite nei prossimi mesi nel rispetto della disciplina europea così come interpretata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia.

Il riferimento è, evidentemente, alla recente decisione con la quale, proprio pronunciandosi su una fattispecie spagnola, la Corte di Giustizia ha chiarito in modo inequivoco che l’equo compenso per copia privata non può essere preteso ogni qualvolta il supporto o il dispositivo non sia presumibilmente destinato all’utilizzo per l’esecuzione di una copia privata come, ad esempio, accade nel caso in cui dispositivi e supporti siano acquistati per scopi professionali.

La nuova disciplina spagnola, pertanto, prevederà che l’equo compenso non sia dovuto in assenza del citato presupposto.

A questo punto manca solo l’Italia.

E’ urgente che il nostro Paese si uniformi al quadro normativo europeo e, soprattutto, alle decisioni assunte dai Paesi confinanti essendo, in caso contrario, elevato il rischio che si sviluppino forme di importazioni parallele da tali Paesi almeno per tutti quei dispositivi e supporti destinati all’utenza business.

Sarebbe un’autentica sventura per il mercato italiano dell’IT e a prescindere da tale aspetto che pure dovrebbe determinare il Governo dei professori e delle riforme di mercato ad agire senza ulteriore ritardo, l’attuale assetto della disciplina italiana rappresenta un intollerabile violazione degli obblighi che fanno capo al nostro Paese in ragione della sua appartenenza all’Unione Europea.

Redazione

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