“Silvio non piangere, ti regalo le frequenze digitali…!”

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Caro Silvio,quante te ne hanno fatto vedere … Ti hanno martoriato lo so, lo so …. Eri giovane, bello, ricco e adesso .. che brutta cera ti sei fatto figlio mio!

Sempre problemi su problemi: la storia delle feste e delle amiche … uno cerca di dare una mano ai giovani e guarda in che guai si viene a trovare; e quei fedifraghi dei magistrati sempre addosso, neri mamma mia come la pece; e dove la mettiamo quell’altra carognata di tutti i miliardi che dovresti regalare a quel pagnottone di De Benedetti!?

Ingrati e pestilenti …

Silvio caro, hai due mogli, cinque figli, centoventi case, trentacinque autisti, settanta giardinieri, quarantacinque cuochi, trecentocinquanta camerieri, una fidanzata (a proposito, quando me la fai conoscere?), ma come potrai mai arrivare alla fine del mese in queste condizioni? Meno male che ci sono io … Ho una sorpresina per te. Ti regalo le frequenze digitali e così ti metti in tasca qualche soldino per il cenone di fine anno.

Sei contento? Sshh, lo non dire a nessuno, ‘che la gente è invidiosa e cattiva!

 

Rovaniemi, dicembre 2011

Il tuo Babbo Natale

 

…..

 E fu così che – misteriosamente (ma neanche troppo se si considerare che l’idea risale a una delibera dell’AGCOM del 23 settembre 2010, adottata in pieno governo Berlusconi) – frequenze digitali che valgono miliardi, che dovrebbero essere messe all’asta come in tutti i paesi civili (leggi: intelligenti ed onesti) del mondo, che potrebbero fruttare cento vagonate di milioni di euro, saranno assegnate gratuitamente, graziosamente, per grazia ricevuta, alla RAI e alla RTI (v. Gruppo Mediaset).

Questo lo specifico risultato della procedura di assegnazione del beauty contest: un sostanziale concorso di bellezze per i più belli ed i più ricchi.

Concorso di bellezza talmente poco chiaro e sospetto che anche uno come Ruper Murdoch di Sky – certamente più bruttino dei fighetti di Mediaset ma tanto meravigliosamente danaroso da poterci aiutare a risanare le casse dello Stato – ha deciso di rinunciare alla gara.

In compenso, a fronte di tale assegnazione gratuita, la RAI continuerà a mandare cartelle con i successivi pignoramenti di Equitalia a chi si azzarda a non pagare il canone; Mediaset vedrà aumentare i suoi guadagni alle stelle.

La verità è che sono tempi duri per tutti: da un lato, gli italiani costretti a fare a gomitate per guadagnarsi l’ultima panchina della stazione ferroviaria rimasta in piedi dopo l’ennesimo taglio della manovra Monti (dormire sul duro fa comunque bene, e farà certamente risparmiare la sanità per le spese ospedaliere dovute ai problemi di schiena); dall’altro, Berlusconi ed il suo entourage a capire dove è più conveniente investire i nuovi dividendi da Paperon de’ Paperoni piovuti dal cielo grazie a questa manna di frequenze accaparrate per sovranità acquisita!

Equità? Equità certo, la fame tutta da una parte, la ricchezza tutta dall’altra parte. Equamente ed in parti uguali. Esattamente come nei paesi del terzo mondo.

Peccato che regalare un bene dello Stato e della collettività – qual’ è certamente la ricchezza nazionale rappresentata dal possesso di frequenze radiotelevisive – è un delitto penale che si chiama “peculato”, punito con la reclusione da tre a dieci anni!

Peccato che nessun Pubblico Ufficiale si possa permettere di impossessarsi o di distrarre nulla – meno che mai liberamente ed in un momento di crisi pazzesca come quella che stiamo attraversando noi – di ciò che appartiene alla collettività e che a questa soltanto deve produrre profitto e benefici.

Peccato che chi pedestremente ritiene che le frequenze non siano beni di rilevanza penale non ha certamente letto l’art. 326 del codice penale e le montagne di sentenze della Corte di Cassazione che ricordano che il “bene” di rilevanza penale è quello che possiede un valore economico; prova ne è che tutti i Tribunali d’Italia sono pieni di imputati per furti di energia elettrica, per danneggiamento di frequenze radiotelevisive, per lesioni da onde magnetiche, per fatti e reati che riguardano beni cosiddetti “immateriali”.

Oggi l’Italia sta regalando ad un privato un proprio bene … un pezzo di Colosseo, una statua della Fontana di Trevi, un Bronzo di Riace, un piano della Torre di Pisa.

E sta regalando anche qualcosa di ben più importante e prezioso: la nostra libertà di pensiero, l’unica cosa che forse ci è rimasta ….

Le prossime elezioni sono dietro l’angolo, e se ieri c’è stato il Financial Time a dire “In nome di Dio vattene”, domani il monopolio delle comunicazioni in mano a Mediaset significherebbe campagna elettorale di parte a suon di plagio mediatico dei più sfrenati.

E’ un rischio che non ci possiamo permettere di correre, ed è giusto lottare per riavere quello che è nostro, nostra esclusiva fonte di guadagno.

Ma poiché non sempre basta parlare e raccontarcela, stavolta è doveroso agire anche sul piano formale.

Il primo passo è una istanza di “Richiesta di ritiro mediante annullamento in autotutela del bando e del disciplinare, relativi alla procedura per l’assegnazione di diritti d’uso di frequenze in banda televisiva per sistemi di radiodiffusione digitale terrestre, di cui alla delibera n. 497/10/CONS, del 23 settembre 2010, dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni”.

L’istanza in oggetto sarà inviata a tutte le Autorità Italiane ed Europee di riferimento.

Si tratta di una tematica di particolare complessità tecnica e giuridica che, comunque, riguarda anche i nostri lettori, anch’essi proprietari delle “frequenze” di cui si parla.

Franzina Bilardo

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