Mario Draghi, buona la prima!

Redazione 03/11/11
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Nello stesso momento in cui l’Italia è  “sorvegliata speciale” dai leader del G20 riuniti a Cannes, un italiano fa tornare il sorriso ai mercati di tutta Europa e non solo.

Mario Draghi debutta da neo Presidente della Banca Centrale Europea con un biglietto da visita niente male: via un quarto di punto dal tasso di interesse di rifinanziamento, che adesso passa dall’1,50% all’1,25% (-0,25%).

La mossa inaspettata di Draghi al suo primo Consiglio Direttivo della CBE ha raffreddato la tensione sui titoli di Stato e dato fiato alle principali borse europee, provocandone un immediato rialzo.

Dunque, buona la prima, per il neo Presidente.

La decisione di tagliare il costo del denaro, presa all’unanimità dal Consiglio, – ha spiegato Draghi – è dovuta ai rischi e ai ribassi dell’economia.

In sostanza, se il denaro costa meno, circola di più, e l’aumento di moneta in circolazione si spera possa dare una spinta alla crescita e alla ripresa economica.

E’ forte dunque il segnale di discontinuità rispetto al precedente Presidente della BCE, il francese Trichet, che da aprile a luglio aveva portato il costo del denaro da 1 a 1,50%.

Draghi sembra invece indirizzare la politica economica della Banca Centrale Europea verso nuovi scenari di sviluppo, e per raggiungere lo scopo, non esita a mettere in pericolo la stabilità monetaria.

Abbattere i tassi significa allargare i cordoni della borsa, consentendo a imprese e famiglie un più facile accesso al credito“: tanto per cominciare, i mutui a tasso variabile costeranno meno.

Così facendo si rischia però di far aumentare i prezzi.

L’inflazione, spiega Draghi, dovrebbe restare sopra il 2% nell’eurozona ancora per alcuni mesi, per poi calare nel corso del 2012.

Poi da Draghi un avvertimento: i Paesi più vulnerabili devono essere pronti anche a misure supplementari.

Ed è ancora più esplicito verso l’Italia: “per riportare la fiducia degli investitori nei titoli di stato, paesi come l’Italia devono mettere in ordine le finanze pubbliche e fare le riforme strutturali“.

Redazione

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