La privacy sta cambiando, ma in Italia non ce ne siamo accorti

Scarica PDF Stampa
Il recente provvedimento in materia di sviluppo ha evidenziato una recente tendenza del legislatore, già avvertita in precedenti provvedimenti (v. ad esempio il registro pubblico delle opposizioni), di limitare la portata del Codice in materia di protezione dei dati personali e rivedere lo stesso concetto di privacy alla luce di considerazioni non proprio “giuridiche”.

Indubbiamente il nostro codice si è sempre segnalato come una delle discipline più garantiste in ambito europeo ed è proprio quest’aspetto, che ha determinato grosse problematiche di carattere principalmente economico ed anche organizzativo a causa delle pesanti sanzioni, previste in caso di violazioni della normativa. Con piccoli e continui interventi di modifica ed integrazione, di dubbia tecnica legislativa, il nostro legislatore sta cambiando completamente l’originario impianto rischiando di rendere l’intero codice un guscio vuoto di contenuti.

Purtroppo si dimentica che tutelando la privacy si tutelano principi di assoluta rilevanza del nostro ordinamento che trovano il proprio fondamento costituzionale negli artt. 14, 15 e 21 Cost., rispettivamente riguardanti il domicilio, la libertà e segretezza della corrispondenza, e la libertà di manifestazione del pensiero; ma si può fare anche riferimento all’art. 2 Cost., incorporando la riservatezza nei diritti inviolabili dell’uomo.

Si dimentica, inoltre, anche un altro importante aspetto e cioè la nuova dimensione del concetto di privacy a seguito dell’innovazione tecnologica.

Difatti il progressivo sviluppo delle comunicazioni elettroniche ha determinato la crescita esponenziale di nuovi servizi e tecnologie. Se ciò ha comportato, da un lato, indiscutibili vantaggi in termini di semplificazione e rapidità nel reperimento e nello scambio di informazioni fra utenti della rete Internet, dall’altro, ha provocato un enorme incremento del numero e delle tipologie di dati personali trasmessi e scambiati, nonché dei pericoli connessi al loro illecito utilizzo da parte di terzi non autorizzati.

Si è così maggiormente diffusa l’esigenza di assicurare una forte tutela dei diritti e delle libertà delle persone, con particolare riferimento all’identità personale e alla vita privata degli individui che utilizzano le reti telematiche. Esigenza che è stata avvertita anche dal legislatore comunitario che già da tempo sta lavorando su una nuova direttiva in materia, mentre il nostro legislatore, al contrario, sta lavorando su una sistematica erosione della privacy a vantaggio dei soliti “poteri forti”.

Michele Iaselli

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento