PA Digitale e Carta d’identità elettronica: a quando?

Redazione 17/03/17
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La nuova carta d’identità elettronica (CIE) è progettata per agevolare e velocizzare molte delle operazioni quotidiane di milioni di italiani. Ma oggi, da settembre 2016 e oltre otto mesi dopo il lancio, ce l’hanno solo 300mila cittadini di 199 Comuni.

Il piano del Governo è quello di coprire tutto il territorio nazionale entro il 2018 e di eliminare completamente le carte d’identità cartacee nel giro di otto o nove anni. Per ora, però, la rivoluzione procede a rilento e le nuove carte elettroniche costano molto di più di quelle tradizionali.

Vediamo allora di fare il punto e di capire che cosa sono le nuove CIE, a cosa servono e chi le può usare.

Le nuove carte elettroniche in tutta Italia entro il 2018?

La nuova carta d’identità elettronica, come accennato, è stata introdotta per la prima volta in Italia, e per la precisione in 43 Comuni tra cui Pisa e Perugia, il 4 luglio 2016. Si trattava, a suo modo, di una rivoluzione: l’inizio della fine di un percorso cominciato nel lontano 1997 (si era all’avanguardia, all’epoca) e poi arenatosi più volte tra carte difettose ed errori di ogni genere.

La nuova CIE, quella definitiva, è stata appunto resa disponibile nei primi 43 Comuni lo scorso luglio. A settembre scorso, poi, la nuova carta d’identità è stata introdotta in diverse altre città, tra cui Milano, per un totale di 199 Comuni. Da allora, niente o quasi.

Il progetto, ribadisce il Governo, è quello di coprire tutti gli 8.000 Comuni italiani entro agosto del 2018, con 10.500 postazioni attivate e al ritmo di circa 20mila card al giorno emesse. Un’impresa che però appare titanica a molti.

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Cosa si può fare con la nuova carta elettronica?

Ma cosa fa e a cosa serve, esattamente la nuova carta d’identità elettronica?

Teoricamente, a molte cose. Il nuovo documento, che è grande quanto il tesserino sanitario e la patente, è dotato di microchip a radiofrequenza che contengono al loro interno i dati del titolare, le impronte, la foto digitale e persino la cartella sanitaria, incluso il consenso o meno alla donazione degli organi. La CIE è valida come documento di viaggio in tutti i paesi dell’Unione Europea e, soprattutto, può essere utilizzata per richiedere l’autenticazione ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

Tutto questo, però, solo in futuro, almeno per la grande maggioranza degli italiani. E chi sta già usando alcuni dei servizi della carta, per ora, parla di lentezze e disagi.

Come si ottiene la carta d’identità elettronica?

Per ottenere la CIE è sufficiente richiedere il nuovo documento al proprio Comune di residenza: il costo è di 13,76 euro più IVA e diritti fissi e di segreteria, per un totale di circa 22 euro (la carta d’identità tradizionale ne costa 5). Una volta richiesta al Comune, la CIE sarà consegnata entro sei giorni lavorativi all’indirizzo indicato.

Anche nei Comuni nei quali la CIE è già stata introdotta, in ogni caso, i cittadini in possesso di un documento ancora valido non sono però obbligati a richiedere immediatamente la nuova carta. La CIE, è bene notare, sarà valida per tre anni per i bambini di età inferiore ai tre anni, cinque anni per i minori tra i tre e i diciotto anni e dieci anni per i cittadini adulti.

Davide Basile

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Il nuovo procedimento amministrativo digitale

Alla luce della crescente informatizzazione (nonostante le resistenze che si incontrano un po’ ovunque), i principi e gli istituti giuridici su cui da sempre si regge l’attività amministrativa stanno inesorabilmente cambiando. Il potenziale insito nei nuovi strumenti informatici è talmente incisivo, da mettere in crisi la tradizionale indifferenza ed estraneità del diritto rispetto alla tecnologia. Il nuovo procedimento informatico, rispetto al precedente modello cartaceo, appare più rigido, standardizzato, incanalato in schemi seriali, in definitiva più impersonale. Ciò non deve creare incertezze o ripensamenti. Mentre in passato le burocrazie hanno abusato della rigidità procedurale per negare le libertà individuali, ora, al contrario, i nuovi schematismi tecnologici sono in grado di assolvere, se ben impiegati, ad una funzione diametralmente opposta: realizzare i “diritti digitali” nell’accezione più avanzata, assicurando livelli minimi di garanzia e qualità delle prestazioni in termini di immediatezza, certezza, efficienza, economicità, imparzialità, trasparenza, accessibilità, conoscenza, che si pongono ad esclusivo servizio del cittadino e dei suoi bisogni. In altre parole, deviare dal modello telematico significa, per principio, erogare un servizio peggiore. Gli echi di tale impostazione si trovano anche nella recentissima giurisprudenza costituzionale.Questa pubblicazione, dal taglio pratico, è diretta agli operatori della P.A. impegnati nel passaggio al digitale: segretari, direttori e funzionari appartenenti ad uffici amministrativi e tecnici interessati dalla gestione di un flusso documentale proveniente dall’utenza o da altri enti e verso di essi. Con maggior sforzo esplicativo, si è cercato di limitare al minimo indispensabile il ricorso ai tecnicismi del gergo informatico, cercando di estendere la spiegazione agli obiettivi e ai risultati da ottenere in termini di ricadute positive sull’attività amministrativa. Anche per questo e per evitare appesantimenti, le definizioni dei più diffusi termini propri del linguaggio dell’ICT e della società dell’informazione sono contenute in un glossario a parte.Gli aspetti sopra descritti sono stati ricostruiti mediante l’analisi degli impatti della telematica sugli istituti classici del procedimento e sui tradizionali apparati organizzativi, ma ampio spazio è stato concesso anche alla costruzione di modelli operativi e organizzativi, per fornire un “libretto di istruzioni” fatto di strumenti pratici ed orientativi di pronta applicabilità nella casistica concreta. Le parti descrittive, infatti, sono spesso intervallate da schemi, esempi pratici, diagrammi di flusso, schede riassuntive, schemi di atti, privilegiando sintesi ed immediatezza. Michele Deodati Responsabile SUAP dell’Unione Appennino bolognese e laureato in Giurisprudenza, è stato Vicesegretario comunale e funzionario della Provincia di Mantova. Svolge attività formativa per Enti locali. È stato componente dell’Osservatorio per le liberalizzazioni presso il CERMES – Università Bocconi. Partecipa a vari tavoli istituzionali nell’ambito della digitalizzazione del procedimento amministrativo. È autore di circa 200 pubblicazioni sulla disciplina statale e regionale in materia di commercio, attività produttive, concorrenza, edilizia, diritto amministrativo, P.A. digitale.Il Cd-Rom contiene:-Schema delibera servizi digitali-Schema convenzione servizi digitali-Progetto gestione associata servizi digitali-Schema delibera servizio SUAP-Schema convenzione servizio SUAP-Progetto gestione associata SUAP-Organigramma-Flusso SUAP-Prospetto finanziario Requisiti hardware e software:-  Sistema operativo Windows® XP o successivi-  Browser Internet-  Programma capace di editare documenti    in formato docs (es. Microsoft Word) EXLSX (es. Microsoft Excel)-  Programma in grado di visualizzare documenti in formato PPTX (es. Microsoft PowerPoint)

Michele Deodati | 2017 Maggioli Editore

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