Coaching: divagazioni e curiosità di un buon coaching

Redazione 25/12/16
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di Maria Pina Pesce, Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Psicotraumatologa

Il Coaching viene definito in genere come una partnership con i clienti. Attraverso un processo di tipo creativo stimola la riflessione,   la consapevolezza di se e degli obiettivi prefissati, incoraggiandoli verso la ricerca del proprio potenziale.

Attraverso il coaching il cliente è in grado di scoprire nuove tecniche, elaborarle e adattarle alla propria vita professionale e privata per raggiungere una migliore qualità di vita. Acquisendo nel contempo maggiore consapevolezza e sicurezza in se stessi.

L’obiettivo del Coaching

L’obiettivo primario del Coaching è dunque quello di migliorare la performance attraverso la esaltazione delle potenzialità del Cliente. Il Coaching si propone di sviluppare e portare in evidenza ciò che il Cliente ha già dentro di sé, adottando una visione delle capacità latenti delle persone molto più ottimista di quella che si trova normalmente.

Consapevolezza, responsabilità e fiducia

Per aumentare la performance, migliorare i risultati e lo sviluppo delle potenzialità si passa attraverso: una maggiore consapevolezza di sé e del contesto; un forte senso di responsabilità e la fiducia in sé stessi. Questa è secondo diversi autori l’essenza stessa del Coaching. Il mezzo più efficace che il Coach può usare è quello della domanda; le domande devono essere tali da generare una risposta aperta che non metta il cliente nella condizione di difendersi, e che ne invece favorisca la sua elaborazione. Queste domande devono partire dal generale (Sogni, desideri, obiettivi) e scendere nel particolare (obiettivi a breve, gamma delle scelte, piani).

Le domande si conformano inoltre, ai percorsi mentali del cliente e non a quelli del Coach. La domanda è la forma primaria di comunicazione fra il Coach ed il Cliente. Lo strumento per fare buone domande è l’ascolto e l’osservazione. Un autore che mi piace citare è Whitmore, il quale incentra il suo modello sulla consapevolezza che il Coach deve avere di sé per evitare che fenomeni come il Transfert o la Proiezione inquinino il rapporto di Coaching. Whitmore formalizza una struttura standard. Come tutte le formalizzazioni, questa serve come orientamento per capire una conversazione di Coaching, ma la stessa, poiché è unica e individualizzata, difficilmente segue sempre lo stesso andamento, essendo fluida e viva.

Fissare gli Obiettivi

D’entrata il Coach chiede al Cliente quali sono gli obiettivi che vorrebbe raggiungere sia in termini generali sia nella singola sessione di Coaching. Il Coach interviene nel tipo di obiettivi che vengono fissati, instradando la riflessione del cliente su obiettivi di performance, quindi pienamente sotto il controllo del cliente, piuttosto che su obiettivi di risultati, sui quali influiscono anche variabili indipendenti dal cliente. L’obiettivo di performance implica la possibilità di assumersi un impegno preciso e una piena responsabilità. L’obiettivo deve essere realistico, ma ambizioso, positivo, concordato, preciso e chiaro.

Analisi della Realtà

Il Coach fa una serie di domande al Cliente che implicano un percorso di investigazione della realtà e raggiungono la consapevolezza di sé e del contesto che è intorno a sé. L’analisi della realtà mette in nuova luce gli obiettivi che possono essere ri – concordati e al tempo stesso la fissazione prioritaria di obiettivi ispira l’analisi della realtà come ricerca di potenzialità.

Verificare le Opzioni e le Strategie Alternative di Azione

Scopo di questa fase non è quella di trovare la “risposta giusta”, ma di elencare il maggior numero di scelte alternative che possono condurre ad altrettante azioni. In una prima fase la quantità delle azioni è più importante della qualità e fattività di ciascuna di esse.

Pianificare l’Azione

E’ l’ultima parte della conversazione. Riguarda il cosa si intende fare e si scende in dettaglio delle azioni da intraprendere. Si verifica il quando, la coerenza fra azioni e obiettivi, e si analizzano tutte le barriere che possono ostare al raggiungimento di quanto discusso. Quindi si verifica la volontà di impegnarsi (con una domanda specifica e su una scala da 1 a 10). La finalità è che il Cliente si senta in pace con sé stesso e ricco di sensazioni positive nelle sue possibilità di portare a termine l’azione che ha deciso. Uno degli elementi più interessanti è quello di fissare gli obiettivi sin dall’inizio della seduta di Coaching e non come parte del processo successivo.

E’ particolarmente utile soprattutto perché l’obiettivo finale che incarna il sogno, il desiderio del cliente, diviene il punto di partenza dell’analisi della realtà. Sappiamo oramai da tempo che la realtà non può essere assunta come conoscenza oggettiva, ma solo attraverso un’incessante opera di costruzione di senso. Si tratta di scegliere un punto di vista per la conoscenza, che in tal caso è ispirato dal cambiamento futuro e non dai problemi del passato e che scova nel presente le possibilità di sviluppo. L’analisi della realtà diviene così l’analisi delle potenzialità/possibilità interiori ed esteriori su cui far leva per produrre il risultato desiderato.

Altro elemento che mi sembra interessante è il soffermarsi su tutte le opzioni possibili, non necessariamente le più efficaci. Si tratta di una sorta di brainstorming individuale di carattere estensivo che serve per coltivare quel “pluralismo interiore” di cui più volte si è sottolineato l’importanza, è un aprire la mente a tutte le possibilità. Cosa che normalmente non tendiamo a fare.

 

 

 

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