Dirigenti pubblici indipendenti, specie a rischio d’estinzione

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Con la riforma Madia, la dirigenza pubblica sarà investita da un fenomeno di precarizzazione che ne mette a repentaglio l’indipendenza. La scelta dei soggetti ai quali conferire gli incarichi dirigenziali avverrà all’interno di una terna di nomi selezionata da un Commissione, solo sulla carta indipendente. Gli incarichi avranno una durata temporale limitata. I corsi-concorsi per dirigenti selezioneranno dei funzionari che solo in successivo momento diventeranno dirigenti. Sarà possibile attribuire incarichi a non vincitori di concorso nei limiti percentuali dell’8% per i dirigenti generali, 10% per gli altri dirigenti ed addirittura 30% per la dirigenza locale. Negli enti locali è abolita la figura del segretario comunale.

L’indipendenza dei dirigenti pubblici è a rischio

Il panda gigante, simbolo del Wwf, non è più a rischio estinzione. Le notizie sono totalmente diverse per i gorilla, gli orango ed i dirigenti della pubblica amministrazione, indipendenti dalla politica.

Mentre i gorilla sono messi in pericolo dal bracconaggio nella Repubblica Democratica del Congo, i dirigenti pubblici indipendenti sono in via di estinzione, per l’azione attuata dal governo Renzi, tramite la riforma Madia (vai allo speciale sulla Riforma PA 2016).

In Italia, prima dell’era Bassolino, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), l’organismo internazionale che monitora lo status di tutte le specie, erano presenti diversi esemplari di dirigenti pubblici indipendenti.

Da quando i bracconieri hanno iniziato ad usare fucili caricati a spoil system, la specie è in via di estinzione.

Dall’avvento del governo Renzi, la popolazione conosciuta di panda in natura è aumentata ed ora ci sono 1.864 adulti, che con l’aggiunta dei piccoli porta il totale sopra i duemila esemplari, una cifra che mette quest’animale non più nella categoria “endangered” (in pericolo) ma in “vulnerable” (vulnerabili).

I dirigenti indipendenti sono, invece, ad un passo dall’estinzione in natura.

L’involuzione della specie, fenomeno non previsto da Darwin, prevede il passaggio al dirigente totalmente asservito alla politica ed a scelte clientelari.

Il “dirigentes precarius”

Il “dirigentes precarius”, generato dalla riforma Madia, è un bipede (anche se – a volte – preferisce strisciare) con un ciclo di vita qualificato a tempo indeterminato, ma, in realtà, fortemente legato alla volontà del politico di turno.

Il suo ambiente naturale è un paludoso albo, nel quale dev’essere iscritto e permanere.

La sottospecie priva d’incarichi si nutre di stipendio base, per un limitato periodo, durante il quale può stare in letargo, senza prestare attività lavorativa.

Nella stagione in cui una pubblica amministrazione pone in essere una finta procedura selettiva, il “dirigente precarius” partecipa al bando.

Il “dirigentes precarius” si pavoneggerà con una ruota di conoscenze politiche e verrà scelto per ricoprire un incarico, normalmente di quattro anni.

Durante questo periodo il “dirigentes precarius” dovrà stare attento a non scontentare la politica, altrimenti sarà posto in un nuovo lungo letargo.

Alla fine di questo periodo, cambiando le condizioni climatiche, il “dirigentes precarius” tornerà, comunque, in grotta.

Permanendo le medesime condizioni ambientali, potrà proseguire la propria attività nel precedente ente, e riprenderà efficacia il contratto di lavoro.

Qualora il “dirigentes precarius” dovesse assumere l’incarico presso un’altra giungla (altro ente della pubblica amministrazione) il contratto di lavoro sarà ceduto al nuovo datore di lavoro.

Se rimarrà a lungo senza incarico, il “dirigentes precarius” sarà abbattuto.

A valutare il “dirigentes precarius” non sarà un comune veterinario ma Commissioni “indipendenti”, che non dovranno giudicare lo stato di denti e garretti, ma fissare i criteri ed applicarli per definire le “rose” di tre dirigenti, tra i quali la politica potrà scegliere.

La falsa indipendenza dei commissari

Lo snodo vero della riforma è tutto nella falsa indipendenza dei commissari. Le Commissioni saranno composte da membri che hanno ricevuto incarichi politici e che difficilmente sapranno resistere alle pressioni per inserire nella terna, almeno un esemplare gradito all’ente che deve conferire l’incarico.

Il sistema sarà frustrante per coloro che saranno spesso inseriti nelle terne, ma non verranno mai scelti, perché privi di padrini politici.

Del loro caso si dovranno occupare gli psicoterapeuti o Piero Angela.

Il Governo ha voluto, quindi, mettere in un’unica gabbia una serie di specie, appartenenti alla famiglia dei soggetti con qualifica dirigenziale, lasciando alla politica la possibilità di scegliere.

Qualora la politica non trovi nella gabbia un esemplare di proprio piacimento, potrà ricorrere ad incarichi esterni (nei limiti percentuali dell’8% per i dirigenti generali, 10% per gli altri dirigenti, addirittura 30% per la dirigenza locale).

Il corso-concorso

Il “dirigentes precarius” viene partorito attraverso un corso-concorso. Superato il quale, il vincitore, prima di diventare dirigente-farfalla, è immesso in servizio come bruco-funzionario, per un periodo di tre anni, presso le amministrazioni per le quali sono stati banditi i posti, tenuto conto dell’ordine di graduatoria: l’amministrazione presso la quale il vincitore presta servizio può ridurre il suddetto periodo fino a un anno, in relazione all’esperienza lavorativa maturata nel settore pubblico o a esperienze all’estero.

Nel “mondo di quark” c’è, poi, la figura del segretario comunale, destinato ad essere ricordato nel prossimo film di Steven Spielberg,  “Giuridic park”.

Non è bastato che diversi parlamentari, consigli regionali, magistrati e docenti universitari si fossero pronunciati contro la loro abolizione. I bracconieri Renzi-Madia ne hanno voluto l’estinzione.

Qualcuno aveva definito il segretario comunale come una “sentinella della legalità”, ma la tutela della legalità, è risaputo, appartiene all’epoca dei brontosauri.

Si consiglia il seguente volume:

La riforma della trasparenza

La riforma della normativa sulla trasparenza, il D.Lgs. 33/2013 riscritto in parte dal D.Lgs. 97/2016, mira ad introdurre in Italia un vero e proprio Freedom of Information Act (FOIA), in analogia a quanto fatto nei Paesi del Nord Europa ed anglosassoni, richiedendo un profondo ripensamento delle modalità operative e mettendo la trasparenza dell’operato della pubblica amministrazione al centro della propria attività.L’elemento più rilevante della riforma, tale da indurre le amministrazioni a modificare organizzazione e comportamenti, amplia l’accesso civico, che divienediritto di ogni cittadino di pretendere la pubblicazione nei siti istituzionali degli atti e delle informazioni da rendere obbligatoriamente pubblici e ottenere gratuitamente dati, informazioni e documenti prodotti. L’eventuale rigetto delle domande di accesso dovrà essere sempre molto ben motivato.La riforma punta anche alla semplificazione dei troppi adempimenti richiesti dalla normativa: viene eliminato il Piano triennale per la trasparenza e l’integrità, essendo sufficiente il Piano triennale della prevenzione della corruzione; alcuni adempimenti non saranno più richiesti, come la produzione dell’elenco semestrale dei provvedimenti in tema di appalti e concorsi; alcune pubblicazioni sui portali, nella sezione “Amministrazione trasparente”, potranno effettuarsi tramite link già presenti nei siti, evitando duplicazioni; i comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti saranno esentati da una serie di adempimenti su cui si attendono le linee guida che emanerà l’Anac; vengono estesi gli obblighi di pubblicità incombenti sugli organi politici anche ai dirigenti pubblici.   Luigi Oliveri Dirigente amministrativo della Provincia di Verona, collaboratore del quotidiano “Italia Oggi”, autore di molteplici volumi sul Diritto amministrativo e degli Enti locali, docente in corsi di formazione.

Luigi Oliveri | 2016 Maggioli Editore

Luciano Catania

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