Medici, Nuovi LEA: ecco cosa cambia. Responsabilità, sanzioni e prescrizioni

Redazione 18/07/16
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Al centro del nuovo accordo sui nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) vi sono il senso di responsabilità del medico e un maggior dialogo con il paziente.

Questi, in sintesi, i temi chiave che scaturiscono dal contestato decreto ‘taglia-esami’ che ha concluso una vicenda che, nei mesi scorsi, aveva attirato polemiche e critiche, tanto da parte dei cittadini che dei medici.

Nuovi Lea: che cosa cambierà?

La grande novità sono i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), nati dal lavoro congiunto tra professionisti e ministero della Salute, perché, oltre ad offrire una gamma di nuove prestazioni per i cittadini, apportano vari elementi innovativi al cosiddetto Decreto Appropriatezza.

Quest’ultimo, approvato a dicembre scorso con l’obiettivo di limitare le prescrizioni inutili, doveva, secondo quanto detto dal Ministro della Salute Breatrice Lorenzin e riportato su Repubblica, “creare una cultura diversa che permettesse di responsabilizzare i professionisti nel prescrivere in modo appropriato”.

Tuttavia, non avendo dato i risultati sperati, si è voluto superare quel provvedimento con i nuovi Lea, su cui,  ha specificato il ministro Lorenzin, “abbiamo avuto il consenso informale del MEF e aspettiamo a ore la nota ufficiale”.

Medici: addio sanzioni e più libertà di prescrivere?

Non ci saranno sanzioni, come già previsto da una delle modifiche introdotte in questi mesi; oltre a ciò viene ribadita la libertà di prescrivere secondo necessità e coscienza. Infatti, il medico potrà continuare a prescrivere tutto quello che riterrà necessario alla salute dei cittadini, ai quali verrà notificata la notizia tramite una campagna informativa.

Il tema dell’appropriatezza rimane comunque, questo perché, come ha spiegato Lorenzin, si vuole introdurre “un regime prescrittivo concordato con medici e società scientifiche basato sul senso di responsabilità”.

Invece dell’obbligo da parte del medico di scrivere delle note nella ricetta, quindi, sarà sufficiente soltanto indicare il quesito diagnostico. In più, si monitorerà l’operato complessivo dei prescrittori, non più la singola prescrizione.

Infine, l’ ampio paniere di oltre 200 prestazioni ‘a rischio inappropriatezza’ non sarà più nel mirino, sostituito da un gruppo ristretto, per lo più relativo a test genetici.

Un nuovo metodo di lavoro

Tramite l’accordo, come sottolineato dal Ministro della Salute, si “inaugura un nuovo metodo di lavoro insieme alle categorie coinvolte” e si garantisce “libertà di prescrizione ma con un occhio alla sostenibilità del sistema”.

In realtà, si tratta di un ritorno “ad un’autonomia che deve avere vincoli e dimostrare la responsabilità di una categoria.” – ha sottolineato Roberta Chersevani presidente della Federazione ordini dei medici (FNOMCeO) – “Il medico potrà continuare a prescrivere perché preoccupato della salute del proprio assistito ma è importante tenere conto di evidenze scientifiche e regole”.

Di fondamentale importanza, continua Chersevani “è la comunicazione e la relazione col paziente. L’informazione è centrale nel nostro lavoro perché il paziente che viene messo a conoscenza delle motivazioni può più facilmente accettare un sì o un no da parte del medico”.

Redazione

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