Anche la Corte di Cassazione dà torto alla Regione Siciliana

Massimo Greco 16/06/16
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Per trovare un Giudice disposto ad ascoltare le ragioni dell’Amministrazione regionale siciliana, e magari a darle ragione, si deve proprio andare a Berlino, visto che anche la Corte di Cassazione ne ha preso le distanze. L’occasione, questa volta, ci viene offerta da un’azione civile promossa dalla stessa nei confronti degli autori di un libro di testo per la scuola media inferiore – dal titolo “GEO Italia – Le regioni”. In detta pubblicazione gli autori non hanno risparmiato giudizi offensivi e diffamatori sulla Sicilia e sui siciliani. Qui di seguito i passaggi ritenuti più lesivi e scrutinati nei diversi gradi di giudizio:

“- la Sicilia è fra le tre regioni che, in base ad un non precisato sondaggio, gli Italiani riterrebbero da evitare, nonostante la possibilità, una volta eliminatane la delinquenza e miglioratine i servizi, per tutti di apprezzarne la bellezza;
– il potere dello Stato italiano è stato visto a lungo dai siciliani come una forma di oppressione; questo aiuta a spiegare la sfiducia della popolazione verso l’amministrazione pubblica, considerata capace solo di imporre tasse, ma non di risolvere i problemi dell’isola; i ceti dominanti hanno sempre cercato di sfruttare questa situazione, usando le armi della corruzione e dell’intimidazione, per mantenere il proprio dominio e per sfruttare le risorse dello Stato; i Governi insomma potevano cambiare, ma soltanto per offrire una nuova facciata al potere mafioso; oggi la Sicilia è una regione autonoma con ampi poteri, che riceve dallo stato più di quello che dà e consuma più di quello che produce; il potere mafioso ha stabilito nell’isola un clima di violenza che  avvelena i rapporti tra la gente, dissangua ogni attività economica e impedisce di governare per il bene della collettività;
– periferie anonime, talvolta prive persino delle fognature, sono cresciute in condizioni di massimo degrado sociale; abbandonati a se stessi, questi quartieri sono diventati inferni urbani, dove la criminalità non ha freno;
– l’economia si basa sull’assistenza dello stato, sotto forma di sovvenzioni di opere pubbliche e pagamento di pensioni; la spesa pubblica però, più che dare impulso produttivo, ha alimentato un intreccio di corruzione tra forze politiche e criminalità.”

La Sezione Civile della Corte di Cassazione, con sentenza n. 6785 del 7 aprile 2016 ha ritenuto conforme al legittimo esercizio del diritto di libertà di insegnamento, garantito dall’art. 33 della Costituzione, l’impiego, in un libro di testo destinato a studenti di scuola media inferiore e quindi ad essere adottato da un docente e studiato sotto la sua direzione, di espressioni e di giudizi generali nel loro complesso perentoriamente negativi sulle condizioni e sulla complessiva realtà socioeconomica di un’intera Regione, se articolati nel rispetto della correttezza formale e con sufficiente richiamo ai contesti storici e di cronaca anche recente, non esigendosi dagli autori, neppure in considerazione dei destinatari dell’opera, alcuna autolimitazione o modalità particolari di formulazione, quali la moderazione o la misurazione delle espressioni o la modificazione dei toni dei giudizi, purché appunto le une e gli altri oggettivamente corretti e rispondenti almeno in linea di massima a fatti storicamente veri.

Massimo Greco

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