Riforma Pensioni news: ecco le proposte del Governo. Cosa chiedono i Sindacati

Redazione 18/05/16
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Per il prossimo 24 maggio, è stata convocato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, un incontro con i sindacati per il confronto sulla Riforma Pensioni.

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RIFORMA PENSIONI: COSA CHIEDONO I SINDACATI?

Al fine di discutere sulle ipotesi riguardanti l’attuazione della nuova Riforma Pensioni, il ministro Poletti ha convocato i segretari generali delle 3 sigle confederali CGIL (Susanna Camusso), CISL (Annamaria Furlan) e UIL (Carmelo Barbagallo) per un incontro sui temi della previdenza e delle politiche del lavoro.

Come anticipato sopra l’incontro si terrà martedì 24 maggio. In questo modo, quindi, si viene ad aprire un confronto diretto con le parti sociali sulla riforma delle pensioni in vista della prossima riforma previdenziale che, come ribadito più volte dal Governo, verrà inserita nella legge di Stabilità 2017.

Le 3 sigle sindacali, al momento, hanno accolto favorevolmente nuove forme di flessibilità in uscita, tuttavia, l’intervento per la copertura finanziaria da parte del sistema bancario è visto con criticità.

CGIL, CISL e UIL hanno poi convocato per il 19 maggio (giovedì prossimo) una manifestazione a Roma che avrà al centro proprio la questione previdenziale.

RIFORMA PENSIONI: LE NUOVE PROPOSTE

Presente al confronto con i sindacati ci sarà anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Nannicini, che parlando delle ipotesi al vaglio per l’attuazione della Riforma Pensioni, nelle scorse settimane ha rivelato che i tecnici del Governo sono attualmente al lavoro su:

– nuove misure di flessibilità in uscita per i soggetti a cui mancano meno di 3 anni al raggiungimento dell’età pensionabile.

Questo con un trattamento che equivale ad una sorta di anticipo della pensione, che va poi restituito al momento in cui si matura l’assegno previdenziale, versato dall’INPS però garantito dalle banche.

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Si tratta del nuovo strumento di uscita anticipata dal lavoro, il cosiddetto APE (anticipo pensionistico) secondo il quale, a seconda degli anni di anticipo, farà sì che il lavoratore subisca una decurtazione sull’assegno previdenziale, che varierà dall’1 al 3%.

Sostegno ai disoccupati prossimi alla pensione che dovrebbe essere finanziato con i soldi pubblici.

Prepensionamenti in seguito a ristrutturazione aziendale, finanziati invece dalle imprese.

– Sul tavolo dei lavori, rimane poi la proposta avanzata da Cesare Damiano, presidente commissione Lavoro della Camera, la quale introduce una flessibilità in uscita a 4 anni dall’età pensionabile, dietro una penalizzazione dell’assegno superiore che si aggira intorno al 2%, ed è scortata da misure di turn-over volte ad incentivare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

 

 

 

 

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