Il tasso di natalità nei comuni italiani, per regione e classe demografica [scheda n. 51]

Redazione 01/12/15
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A conferma del fatto che l’Italia presenta il tasso di natalità più basso d’Europa, nel corso del decennio 2004-2014 si registra un decremento di tale indice, passato da 9,40 a 8,46 nati per 1.000 abitanti (-0,94). Il calo, nel periodo analizzato, è riscontrabile in particolare nei comuni dell’Italia meridionale, dato che dimostra il sostanziale mutamento che subiscono negli anni le dinamiche demografiche nel nostro Paese.

Infatti, se fino a pochi anni fa, il tasso di natalità era determinato soprattutto dalle nascite di bambini in famiglie residenti nei comuni dell’Italia meridionale, oggi, all’opposto, sembrano essere i nuclei familiari che vivono nei comuni di alcune regioni centro-settentrionali a limitare il trend negativo fatto registrare nei comuni meridionali.

Nelle amministrazioni localizzate nelle regioni del sud, infatti, si registrano, in generale nel 2014, tassi di natalità inferiori a quello rilevato mediamente a livello nazionale. Rappresentano un’eccezione i comuni campani e siciliani rispettivamente con 8,99 e 8,73 nati per 1.000 abitanti. Nei territori comunali delle regioni settentrionali si rilevano, invece, indici superiori alla media nazionale per il 50% delle realtà considerate.

Nei comuni del Trentino-Alto Adige si registra il tasso di natalità più elevato del Paese (9,88 nati per 1.000 abitanti), seguiti da quelli della Lombardia (8,86 nati per 1.000 abitanti), Emilia-Romagna (8,56 nati per 1.000 abitanti) e Veneto (8,52 nati per 1.000 abitanti).

Tuttavia, il valore più contenuto del Paese (6,90 nati per 1.000 abitanti), si riscontra nelle realtà amministrative della Liguria. Tra i comuni localizzati nelle regioni centrali si osservano tassi inferiori alla media nazionale, fatta eccezione per il Lazio, dove il tasso di natalità è pari a 8,89 nati ogni 1.000 abitanti.

Tabella 1 – Il tasso di natalità nei comuni italiani, per regione, 2004/2014

Regione Tasso di natalità*
2004 2014 Scarto 2004/2014
Piemonte 8,52 8,04 -0,48
Valle d’Aosta 9,43 8,24 -1,20
Lombardia 9,47 8,86 -0,60
Trentino-Alto Adige 10,75 9,88 -0,87
Veneto 9,46 8,52 -0,94
Friuli-Venezia Giulia 8,22 7,65 -0,57
Liguria 7,31 6,90 -0,41
Emilia-Romagna 8,77 8,56 -0,21
Toscana 8,13 7,86 -0,27
Umbria 8,39 8,22 -0,17
Marche 8,57 8,13 -0,44
Lazio 9,70 8,89 -0,81
Abruzzo 8,53 8,09 -0,44
Molise 8,12 7,21 -0,91
Campania 11,32 8,99 -2,33
Puglia 9,84 8,23 -1,60
Basilicata 8,82 7,09 -1,73
Calabria 9,35 8,43 -0,92
Sicilia 10,37 8,73 -1,64
Sardegna 8,26 7,14 -1,12
ITALIA 9,40 8,46 -0,94
*Valori ogni 1.000 abitanti

Fonte: elaborazione IFEL – Dipartimento Economia Locale su dati Istat, anni vari

Lo scarto registrato tra il tasso di natalità del 2004 e quello del 2014 conferma l’inversione di rotta avvenuta nelle dinamiche demografiche precedentemente illustrate. Nelle realtà amministrative del sud si trovano, infatti, le variazioni negative più evidenti, generalmente superiori alla media nazionale (-0,94 nati per 1.000 abitanti), ad eccezione di quelle calabresi (-0,92 nati per 1.000 abitanti), molisane (-0,91 nati per 1.000 abitanti) e abruzzesi (-0,44 nati per 1.000 abitanti). I comuni campani, che registrano un elevato tasso di natalità, sono tuttavia quelli per i quali si rileva il calo più significativo pari a -2,33 nati per 1.000 abitanti, seguiti da quelli lucani che registrano uno scarto di -1,73 nati ogni 1.000 abitanti. Anche i territori comunali del nord presentano uno scarto di periodo negativo che, tuttavia,risulta sempre inferiore rispetto a quello nazionale,con la sola eccezione dei comuni localizzati in Valle d’Aosta (-1,20 nati ogni 1.000 abitanti). I comuni del centro Italia presentano uno scarto di periodo negativo,ma non superiore a quello nazionale. Sono infine 214 i comuni in cui non si sono registrate nascite nel corso del 2013.

Nell’analisi per classe demografica, si osserva uno scarto negativo del tasso di natalità tra il 2004 e il 2014, indipendentemente dalla classe di ampiezza demografica di appartenenza dei comuni. Le realtà che registrano la variazione più significativa sono quelle comprese nella classe20.000-59.999 abitanti con uno scarto negativo pari a -1,15 nati ogni 1.000 abitanti. I comuni appartenenti alla taglia demografica tra i 10mila e i 19.999 abitanti, nonostante un calo rispetto al 2004 (-1,01 nati ogni 1.000 abitanti), presentano il tasso di natalità maggiore, pari a 8,81 nati ogni 1.000 abitanti. L’indice nel 2014 cresce all’aumentare della taglia demografica, fino alla classe di ampiezza intermedia (10.000-19.999 abitanti). Nelle due fasce demografiche successive il tasso di natalità diminuisce per poi riprendere a salire nelle maggiori città (con oltre 250mila residenti). Rispetto alla media nazionale (8,46 nati ogni 1.000 abitanti) la classe di ampiezza demografica che presenta il tasso minore è la prima (0-1.999abitanti) con 7,14 nati ogni 1.000 abitanti.

Tabella 2 – Il tasso di natalità nei comuni italiani, per classe demografica, 2004/2014

Classe di ampiezza demografica Tasso di natalità*
2004 2014 Scarto 2004/2014
0 – 1.999 7,94 7,14 -0,80
2.000 – 4.999 8,88 8,21 -0,67
5.000 – 9.999 9,43 8,64 -0,79
10.000 – 19.999 9,82 8,81 -1,01
20.000 – 59.999 9,77 8,62 -1,15
60.000 – 249.999 9,18 8,29 -0,89
>= 250.000 9,56 8,53 -1,03
ITALIA 9,40 8,46 -0,94
*Valori ogni 1.000 abitanti

Fonte: elaborazione IFEL – Dipartimento Economia Locale su dati Istat, anni vari

Dal punto di vista cartografico i comuni con elevato tasso di natalità, con valori superiori alla media nazionale, sono concentrati, al nord, in Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Lombardia, in alcune aree del Piemonte, nel Veneto e nella parte centrale dell’Emilia-Romagna; al centro in diverse zone dell’Umbria, in alcune aree della Toscana e del Lazio, in particolare nel capoluogo e lungo la costa. Al sud, tassi superiori a quello medio del Paese si rilevano nelle realtà della Campania, in particolare del napoletano; della Puglia, nelle province di Foggia, Bari e Taranto; della Sicilia, nel palermitano e nei comuni siracusani, ragusani e nisseni; e della Sardegna, in particolare sulla costa nord orientale.
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Economia Locale su dati Istat, 2014

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