Tari: dal 2016 aumenta, chi l’ha pagata deve pagare anche per i morosi

Redazione 21/10/15
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La legge di Stabilità 2016 (CLICCA QUI PER CONSULTARE IL TESTO DELLA LEGGE DI STABILITA’ 2016) è stata annunciata come la manovra finanziaria che abbasserà le tasse. Per la maggioranza degli italiani, infatti, scomparirà l’imposta sulla prima casa. Ma cosa ne sarà dell’imposta sui rifiuti, meglio conosciuta come Tari?

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La Legge istitutiva del tributo (Dl n. 16/2014 CLICCA QUI PER CONSULTARE IL TESTO) per poter accorpare in un solo anno un significativo rialzo delle tariffe, limitatamente al biennio 2014-2015, aveva stabilito un regime transitorio facilitato. Vi era così la possibilità di modificare i valori minimi e massimi dei coefficienti di produzione dei rifiuti (il discostamento consentito non doveva superare il 50%) e, in riferimento alle utenze domestiche, la possibilità di non valutare il numero dei componenti familiari, rendendo di fatto la Tari molto affine alla cosiddetta Tarsu (la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani).

Adesso che le eccezioni del periodo transitorio sono scadute siamo destinati a tornare alla disposizione generale? Se così fosse, e molto presumibilmente lo sarà, crollando la flessibilità sui coefficienti, assisteremmo all’aumento delle tariffe della Tari. I singoli Comuni dovranno, quindi, inevitabilmente portare i valori entro i minimi e i massimi originariamente stabiliti dalla legge del 1999 (Dpr. n. 158/1999 CLICCA QUI PER CONSULTARE IL TESTO),  a meno che non intervengano condizioni eccezionali riferibili alle peculiari contingenze locali che ammettono la possibilità di derogare tali limiti.

Nelle modalità di definizione delle tariffe i Comuni, poi, potranno tenere conto dell’incidenza del numero dei membri che compongono il nucleo familiare. Con l’approvazione del decreto “Enti locali” (VAI AL TESTO DEL DECRETO), inoltre, è stato previsto che il conto della Tari deve coprire tutte le “componenti di costo fisse” , tra cui anche l’imposta non riscossa negli anni passati. Sono considerate, infatti, un “costo” della Tari le mancate precedenti riscossioni in quanto la tariffa, dovendo garantire la “copertura integrale dei costi”, deve conseguentemente garantire anche quelli che derivano dai mancati pagamenti dei contribuenti inadempienti.

Essendo chiamati i Comuni a portare “a pareggio” il bilancio dell’area riguardante i rifiuti, dovranno quindi spalmare le quote di Tari che sono state evase da coloro che non hanno pagato su tutti i contribuenti. Questo comporterà per i cittadini che sono stati onesti nei pagamenti di dover versare, dal prossimo anno, la tassa per ben due volte: la prima volta per il consumo personale, la seconda per coprire i deficit delle casse comunali causati dall’evasione dei morosi.

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