Contributo Unificato Appalti: intervista all’avv. Giurdanella sulla sentenza CGUE

Redazione 07/10/15
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Ieri è stata una giornata importante per la giustizia italiana, in particolare per ciò che riguarda il contenzioso degli appalti pubblici. Ieri è stata infatti depositata la sentenza della Corte di Giustizia Europea relativa alla causa C-61/14, avente ad oggetto la questione circa la compatibilità con il diritto comunitario della normativa italiana che prevede un elevato contributo unificato per i ricorsi dinanzi al giudice amministrativo in materia di appalti.

La Corte di Giustizia Europea, disattendendo le aspettative di quanti lottano da anni per ridurre l’importo del contributo unificato nel settore degli appalti e rendere così più accessibile l’accesso alla giustizia amministrativa, non ha ritenuto il contributo unificato italiano né la somma di più contributi in uno stesso giudizio, confliggenti con il diritto dell’Unione Europea.

Abbiamo intervistato l’avvocato Carmelo Giurdanella, rappresentante dell’associazione Cittadini Europei parte in causa, per comprendere meglio il contenuto della sentenza.

Avvocato Giurdanella, ci può riassumere brevemente i punti fondamentali della decisione?

Avv. Giurdanella: La Corte di Giustizia ha sostanzialmente affermato che il contributo unificato italiano non viola il principio di effettività della tutela per via del fatto che l’ammontare della tassazione non supera il 2% del valore dell’appalto. 
Inoltre, secondo i giudici europei, se un’impresa partecipa alla procedura di appalto ciò implica che possiede, di per sé, la capacità di pagare dette imposte. Per non parlare del fatto la Corte dà del tutto per scontato che il contributo verrà rimborsato al ricorrente vittorioso, mentre sappiamo benissimo che nel processo amministrativo ciò avviene solo in una bassissima percentuale di occasioni.

Potrebbe spiegarci l’opinione dei giudici europei in materia di cumulo dei contributi nel medesimo giudizio?

Avv. Giurdanella: Per quanto riguarda il cumulo, si afferma che la normativa italiana è ragionevole: e ciò sulla base del fatto che “la sola circostanza che la finalità di questa persona sia quella di ottenere un determinato appalto non comporta necessariamente l’identità di oggetto dei suoi ricorsi o dei suoi motivi”. 
Ma è chiaro come si tratti di un ragionamento del tutto astratto, e il diritto così sembra allontarsi irrimediabilmente dalla vita vera, dalle esigenze vere delle persone.
Lo stesso potere del giudice di ridurre la tassazione è ipocrita, anche perché vuole aggiungere un’altra impugnazione tributaria, con nuove incombenze processuali e nuove spese (compreso un nuovo contributo unificato!) per fare affermare l’inesistenza di  una “modifica sostanziale” dell’oggetto del giudizio e pertanto la riduzione dell’imposta.

 Le conclusioni dell’Avvocato Generale avevano suscitato un certo ottimismo nei confronti di questa decisione. Come si spiega questa svolta?

Avv. Giurdanella: Tutti i segnali di apertura e di interesse mostrati dalla Corte in sede di udienza sembrano svaniti nel nulla. E’ come se i giuristi in udienza avessero ancora conservato un’anima, che è stata totalmente persa nella decisione, perché i giudici sono schiacciati dalle esigenze di finanza. 
Assistiamo all’Europa della finanza che ha sopraffatto l’Europa dei principi e degli ideali, compresi quelli di concorrenza leale tra le imprese.
Ci si dimentica dell’economia vera per guardare solo alle finanze degli stati: il risultato scontato è una risposta formalistica e finanziaria alle domanda di giustizia.

Questa decisione rappresenta una sconfitta assoluta o è ancora possibile fare qualcosa?

Avv. Giurdanella: Si potrebbe concludere non ci resta che l’ANAC, finché per i procedimenti dinnanzi all’Autorità Anticorruzione non vi sarà un ingente obolo fiscale da pagare. Al contrario il giudice amministrativo in questo momento declina la sua giurisdizione sulle procedure a evidenza pubblica, autorizzato a fare ciò dal giudice comunitario. Ma questo non vuol dire che ci fermeremo, perché in ogni caso si continua questa battaglia di civiltà giuridica contro una giustizia a pagamento, che non è vera giustizia.
Lo sproporzionato Contributo Unificato è in realtà uno snodo fondamentale, e pertanto non può essere abbandonato se non arrendendosi ad abbandonare un’intero sistema di tutele, che va al di la della singola impresa o del singolo appalto. 
Si tratta di lottare contro le stesse persone che voglio abolire i Tar e rendere innocua e impotente la giustizia amministrativa.
Ma non bisogna mai dimenticare il messaggio che c’è dietro la difesa di un interesse legittimo che si svolge dinnanzi al giudice amministrativo: il processo amministrativo è perseguire l’interesse legittimo e quindi la buona amministrazione, e bloccando il processo amministrativo è bloccare la buona amministrazione.
Tutte queste motivazioni ci fanno continuare a lavorare, anche perché il revirement dei giudici è sempre possibile.
E poi è sempre meglio perdere le cause giuste che vincere le cause sbagliate.

Redazione

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