Disoccupazione ai minimi da due anni. Poletti: “Flessibilità su pensioni non a costo zero”

Redazione 02/09/15
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La rilevazione mensile pubblicata ieri dall’Istat sul mercato del lavoro ha tracciato uno scenario piuttosto confortante: a luglio il tasso di disoccupazione è calato di 0,5 punti percentuali, scendendo al 12% e riassestandosi così ai livelli del luglio 2013. Dati alla mano,  il numero dei disoccupati si è abbassato di 143mila unità nell’arco di un mese e il calo della disoccupazione riguarda, in particolare, la fascia dei più giovani (15-24enni). Per gli under 25 il tasso di disoccupazione registra infatti il dato più basso dal luglio 2013, quando la disoccupazione giovanile era pari al 39,9%, scendendo al 40,5% con una riduzione di 2,5 punti percentuali rispetto al mese precedente.

Valori in crescita anche per l’occupazione con un tasso che si alza al 56,3%, riportandosi ai livelli del novembre 2012. In un mese, riporta l’Istat, gli occupati sono cresciuti di 44mila unità, 235mila sono invece quelle annuali. Unica nota negativa, stando alle stime, riguarda il parallelo aumento del numero degli inattivi che dopo la lieve crescita di maggio (+0,1%) e l’abbassamento di giugno (-0,3%) in luglio è tornato ad aumentare dello 0,7 per cento. Si tratta di 99mila persone in più, prevalentemente donne (la componente femminile è cresciuta dell’1% mentre quella maschile dello 0,3%) che non hanno o hanno abbandonato la ricerca di un impiego.

Diffusi ieri anche i dati (non destagionalizzati) relativi al secondo trimestre 2015 dai quali si ricava che nel medesimo periodo i lavoratori a tempo pieno hanno subito una crescita sostenuta per il secondo trimestre consecutivo, con un incremento pari a 139mila unità. Un incremento trainato, almeno fino all’inizio del periodo estivo, dagli over 50 su quali si riversano ancora gli strascischi della riforma Fornero con l’allungamento dell’età pensionabile. Non diminuisce, invece, il divario tra Nord e Sud, rilevando un tasso di disoccupazione triplo nelle regioni meridionali rispetto a quello registrato al Nord (20,2% contro 7,9%).

Soddisfazione è stata espressa dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che non manca tuttavia di ricordare come «un altro pezzo di riforma del lavoro sia ancora da fare», puntando il dito sul fronte pensioni. «Bisogna reintrodurre un certo grado di flessibilità sulle pensioni. – ha detto Poletti – Perché tenere le persone dentro le aziende è uno dei fattori che impedisce ai giovani di trovare un lavoro». Secondo il ministro la flessibilità, contrariamente alla linea mantenuta fino ad ora dal governo, non deve essere per forza a costo zero: «Le penalizzazioni non possono essere insostenibili. Bisognerà fare un ragionamento complessivo nel governo, tenendo a mente che quello non è solo un intervento sulle pensioni. E che, come obiettivo laterale ma non meno importante, ha quello di aiutare l’occupazione giovanile».

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