Quirinale: pronti, via. Come si vota per eleggere il presidente

Redazione 26/01/15
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Siamo entrati nella settimana chiave per l’elezione del presidente della Repubblica: mercoledì 29 gennaio i grandi elettori sono infatti convocati alla Camera dei deputati per avviare le operazioni di voto.

Sono stati chiamati a votare in 1009, tra cui anche il presidente uscente Giorgio Napolitano, in qualità di senatore a vita, carica che già ricopriva prima di diventare Capo dello Stato nel 2006.

Ai 630 deputati e 315 senatori eletti, si aggiungono i 6 senatori a vita e 58 rappresentanti delle regioni: tre per ciascuna, con eccezione della Val d’Aosta, che ne esprime soltanto uno.

Come si vota per il presidente della Repubblica

Nelle prime tre votazioni, è richiesta la maggioranza dei due terzi su tutti i votanti, dunque almeno 672 voti sul totale. A partire dalla quarta in poi, quindi, il quorum scende a 505 voti, dunque la maggioranza assoluta del 50% più uno.

Per ogni chiama, i senatori saranno i primi a raggiungere il catafalco sotto il banco presieduto dalla presidente Boldrini che, accompagnata dall’omologo in Senato Piero Grasso, leggerà i nomi che i votanti avranno scritto, nel segreto dell’urna, nella scheda che i commessi avranno consegnato al momento dell’ingresso.

Lo spoglio, infatti, verrà tenuto da entrambi i presidenti delle Camere, con i funzionari di Montecitorio che conteggiano le preferenze ricevute da ciascun candidato. Per rientrare nel novero dei nomi votati, bisogna aver ricevuto almeno due preferenze. I voti singoli saranno conteggiati con schede bianche, nulle o genericamente i voti dispersi.

Anche se ancora non c’è una calendario ufficiale sulle votazioni, si presume che il primo voto finisca per tenersi giovedì pomeriggio, con la seconda e la terza sessione programmate per venerdì. Se si renderà necessario il ricorso al quarto scrutinio, con relativo abbassamento del quorum, questo avverrà sabato 31 gennaio, il giorno più probabile per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, anche alla luce della decisione del premier Renzi di indicare al gruppo Pd scheda bianca nelle prime tre preferenze.

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