Per creare posti di lavoro non serve l’art.18

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In una situazione come quella italiana creare posti di lavoro si può anzi si deve. Come è possibile in una fase di recessione economica?
Innanzitutto cominciamo con il dire che noi abbiamo le materie prime ma non riusciamo ad utilizzarle bene per creare il “prodotto finito” .

L’Italia e la sua grande Bellezza, culla del Mediterraneo e terra di collegamento con la civiltà greca, che con i Romani ha conquistato l’Europa, oggi ha necessità di recuperare il suo ruolo guida, creando nuova ricchezza, valore aggiunto, attraverso il giusto utilizzo delle tante risorse insite nel suo territorio.

Ma già si disse fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani (con la I maiuscola!). Siamo abituati ad un concetto “immobile” di lavoro in cui il cambiamento è sinonimo di peggioramento della situazione personale del lavoratore, in cui, prima di cercare di far sopravvivere l’azienda, è necessario, attraverso l’art.18, mantenere il posto di lavoro, anche se poi l’azienda chiude! Il lavoratore, invece, dovrebbe sentire l’azienda sua (magari anche compartecipando al capitale), cercare di fare di tutto per mantenerla e farla migliorare perché solo così mantiene la ricchezza del suo lavoro.

Per fare ciò ci vogliono formazione e flessibilità. Nell’era di internet la comunicazione e le trasformazioni sono molto più veloci e non solo si creano nuove categorie di lavoro ma si trasformano anche i “mestieri” esistenti. Allora se si cambia lavoro non si deve drammatizzare ma ci si deve preparare, bisogna formarsi, aggiornarsi, per svolgere un “nuovo lavoro”. In America nessun cittadino svolge un solo lavoro per tutta la vita. Dopo averlo fatto per i professionisti bisognerebbe, forse, introdurre la formazione obbligatoria per tutti i lavoratori!

D’altronde, se l’azienda deve adeguare i suoi processi al tempo che cambia, oggi molto velocemente, è necessario che anche i lavoratori si adeguino e chi non lo fa si pone automaticamente fuori dal mondo produttivo. Flessibilità è la parola magica che aiuta a sopravvivere ai mutamenti ed è un insegnamento che possiamo cogliere anche in natura.
Per il resto basta guardarsi intorno. La nostra grande Bellezza è ricolma di materia prime, che non aspettano altro che essere impiegate nel migliore dei modi, per creare nuova ricchezza: cultura, turismo, monumenti, natura, enogastronomia, ricerca scientifica, artigianato, solo per citarne qualcuna.
Forse così torneremo a pensare che tutto sommato l’Europa non è altro che il prolungamento di quel Mediterraneo che i nostri antenati hanno creato in passato e che oggi può tornare ad essere la nostra grande risorsa economica.

 

Francesco Verini

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