Quota 96, la pensione costa caro: Cottarelli vicino all’addio

Redazione 01/08/14
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Da qualche tempo ci si chiedeva che fine avessero fatto Carlo Cottarelli e il suo piano della spending review. Ebbene, sembra che il manager chiamato dagli Stati Uniti a rimettere in sesto i conti pubblici del malandato Stato italiano, stia per lasciare il proprio incarico per sopraggiunti contrasti con il governo. E, a sorpresa, a convincere Cottarelli ad abbandonare la nave, non sarebbe stato nient’altro che la pensione criticatissima dei Quota 96.

E’ quanto rivelato da alcuni organi di stampa, che hanno riportato nei giorni scorsi la notizia dei malumori tra il tecnico della spending review e Matteo Renzi. Ebbene, sembra proprio che a far traboccare il vaso delle amarezze di Cottarelli, siano stati proprio i 4mila docenti e dipendenti Ata che la maggioranza intende mandare in pensione con l’emendamento ad hoc inserito nel decreto 90 approvato dalla Camera dei deputati. QUI IL TESTO COMPLETO

Come noto, infatti, i dipendenti della scuola che avrebbero dovuto ritirarsi dal servizio nel 2012, si erano trovati costretti a rimanere in carica per una svista nella legge Fornero. Oggi, quella mancanza sta per essere corretta, ma a caro prezzo: da qui al 2018, infatti, serviranno circa 400 milioni di euro per consentire ai Quota 96 di lasciare il lavoro con l’assegno previdenziale.

Un esborso che ha fatto vivere momenti di vero terrore, qualche giorno fa, in commissione Bilancio, quando, all’esame delle coperture necessarie per attivare la salvaguardia, i tecnici del Mef hanno posto diversi dubbi sulla reale disponibilità di quelle risorse, al punto che il testo è andato in aula senza il benestare dell’esecutivo, in un primo momento, poi assicurato anche dalle parole di esponenti della maggioranza.

Ora, sembra proprio che Cottarelli non abbia mandato giù questa ennesima spesa introdotta senza preavviso, al punto che ora sarebbe in pericolo il piano di tagli enunciato proprio nel pianodi qualche mese fa, per la riduzione dei costi dello Stato.

Attraverso il suo blog, poi, lo stesso Cottarelli non ha mancato di sottolineare come “Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali”. Una linea che, a suo avviso, minerebbe il cammino dei tagli preventivati con i propositi di contenimento della spesa nei mesi a venire.

Insomma, il governo secondo Cottarelli sarebbe spendaccione e, in questo modo, sarebbe impossibile raggiungere gli obiettivi di taglio alla spesa pubblica che sono stati sbandierati come prioritari. Certamente, nelle settimane di fronte, il governo dovrà trovare le risorse per rendere strutturale il bonus degli 80 euro e, insieme, si è promesso di risolvere la grana esodati con la stesura della futura legge di stabilità. Tutte operazioni incompatibili con il piano di austerity professato da un Cottarelli sempre più vicino al clamoroso addio.

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