Riforma PA: esuberi e mobilità, ma niente sblocco del contratto

Redazione 14/07/14
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Mentre stanno per partire le votazioni sugli emendamenti al decreto di riforma della pubblica amministrazione, il ministro Madia ha illustrato i contenuti del disegno di legge presentato nel Consiglio dei ministri di giovedì scorso. Il testo licenziato dal governo nella seduta della scorsa settimana, infatti, non è altro che l’altra faccia del rinnovamento annunciato su enti e uffici pubblici, la parte più corale e d’insieme degli interventi messi in programma dall’esecutivo.

Così, la giovane responsabile della Funzione pubblica, è intervenuta in conferenza stampa venerdì pomeriggio, per chiarire gli aspetti del nuovo disegno di legge delega, rimesso nelle mani del Parlamento. Al suo interno, trovano spazio le linee guida per attuare le misure in ottica di maggiore trasparenza e semplificazione, ma, al tempo stesso, si guarda con interesse anche alle riforme in atto che stanno riscrivendo la composizione del Senato e di altri istituti costituzionali. Non a caso, infatti, il ministro Madia ha confermato che intento del governo sia quello di rafforzare i poteri del premier a fini di coordinamento della politiche pubbliche, a partire dai ministeri.

Quel che è certo, comunque, è che prima di settembre non partirà la discussione sul disegno di legge appena licenziato dal governo: allo stato attuale, con la pausa estiva sempre più vicina, la priorità è tutta per il decreto 90, in queste ore al centro delle attenzioni anche del mondo scolastico, per l’emendamento che dovrebbe mandare in pensione i Quota 96 a partire dal prossimo primo settembre. 

Filo conduttore tra i due capitoli della riforma Pa, non è solo il generale intento di ridurre i pesi burocratici e promuovere politiche di maggior responsabilizzazione delle cariche pubbliche, ma, in senso molto più stringente, il blocco della contrattazione nel pubblico impiego, questione annosa di cui i dipendenti attendono soluzione da ormai diversi anni. E tutto ciò, mentre imperversano turnover, mobilità, prepensionamenti e rischio esuberi. “Si tratta di un’ingiustizia – ha riconosciuto senza mezzi termini il ministro sul blocco dei contratti – è una situazione creata dalla crisi che si somma a tante altre ingiustizie e che dobbiamo vedere in Italia, ci sono gli esodati e i precari della pubblica amministrazione”.

Non ha fatto mistero, Marianna Madia, che al momento un intervento su quel tema non può essere affrontato come i diretti interessati dipendenti pubblici si augurerebbero“E’ una situazione creata dalla crisi. L’impegno – ha proseguito il ministro – deve essere uno sforzo comune ad uscire dalla crisi perché solo uscendo dalla crisi possiamo far ripartire la contrattazione economica”.

Di diverso avviso i sindacati, i quali, al momento, si sono espressi solo sul decreto in discussione alle Camere, ma attaccando la linea del governo in fatto di lavoro pubblico: “le disposizioni in materia di lavoro pubblico, contenute nel decreto, non raggiungono l’obiettivo di un intervento di riforma e di taglio degli sprechi in grado di rilanciare il valore e la funzione della Pubblica Amministrazione”.

Da una parte il governo, che procede a testa bassa con i suoi propositi riformatori; dall’altra, le sigle di rappresentanza, dubbiose sui possibili effetti del rinnovamento promesso nella pubblica amministrazione. La soluzione, a parere degli organismi di rappresentanza dei lavoratori, non può essere che il ricorso alla concertazione“Rimane di fondo la convinzione che sia necessaria l’apertura di una stagione di confronto e di coinvolgimento su vasta scala delle rappresentanze dei lavoratori, che possa rimettere al centro il ruolo e la dignità del lavoro pubblico”.

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