Ddl Delrio, l’Anci: Città metropolitane guidate dai sindaci

Redazione 15/01/14
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Nel dibattito in corso sul ddl Delrio interviene anche l’Anci guidata da Piero Fassino per mettere in guardia dall’abuso che si prefigura sulle Città metropolitane, il nuovo livello di governo che dovrebbe sostituire le Province dopo l’abolizione, almeno nelle aree più densamente popolate del Paese.

Come si è notato negli ultimi tempi, però, da più parti si attende di poter avviare le Città metropolitane per rendere meno traumatico il passaggio dall’era delle province a quella che seguirà l’approvazione definitiva del disegno di legge Delrio. Se questa possibilità, in principio, doveva essere lasciata esclusivamente alle zone circostanti le metropoli, come suggerisce la denominazione, con gli ultimi correttivi arrivati alla Camera, sembra invece che l’intento sia quello di rendere più facile l’introduzione di questi enti.

Ad esempio, un ricorso molto più agevole è consentito alle regioni a statuto speciale, che potranno, così, inaugurare città metropolitane anche dove non sussistano i requisiti minimi previsti altrove in Italia. E’ ciò che potrebbe accadere, per esempio, in Sicilia, dove il governatore Rosario Crocetta non ha avviato i consorzi di Comuni come previsto entro la fine del 2013, mantenendo pericolosamente in vita le province esistenti, forse per sostituirle proprio con le nuove Città metropolitane.

Contro questo rischio di abuso, allora, è intervenuta l‘Anci, che, tramite il proprio delegato Giorgio Orsoni, ha espresso le proprie perplessità riguardo le prime misure che potrebbero essere adottate all’indomani del sì definitivo al ddl Delrio, ora al Senato dopo il passaggio concluso alla Camera.

“Semplificare la fase transitoria di istituzione delle città metropolitane – ha avvisato Orsoni – nel periodo che andrà dal prossimo giugno al prossimo ottobre, quando con la cessazione delle Province inizierà la effettiva gestione amministrativa delle città metropolitane”.

L’Anci chiede che siano i sindaci dei Comuni capoluogo a subentrare non appena il disegno di legge avrà ricevuto l’ok, evitando la “dilatazione delle Città metropolitane, che con l’attuale legge potrebbero arrivare addirittura a 18, rischiando di creare enti simili alle Province, con l’ulteriore conseguenza di ritrovarci con Province di serie A e Province di serie B”.

L’unica via, ha concluso Orsoni, è quella di consentire la formazione di Città metropolitane “disegnate sulle peculiarità’ dei singoli territori: infatti la norma attribuisce alla potestà statutaria di  ciascuna Città metropolitana la possibilità di organizzare il proprio modo di agire e le competenze da delegare.”

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