Legge di stabilità 2014, pensioni: su l’indicizzazione, blocco al cumulo

Redazione 13/12/13
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Non si è ancora concluso l’esame degli emendamenti alla Camera sulla legge di stabilità 2014: con la presentazione del testo di legge fissato in aula per l’inizio della prossima settimana, queste sono, anzi, le ore più calde, in cui arrivano le modifiche che il governo o la maggioranza ritengono imprescindibili per migliorare la legge di bilancio.

Forse anche per questa ragione, prende quota l’ipotesi tanto attesa dai pensionati di tutto il Paese: quella della rivalutazione piena degli assegni, bloccata da due anni per l’avvento della riforma Fornero e che il governo Letta ha riproposto seppure in salsa più leggera.

Dopo le prime modifiche, infatti, restano ancora al di sotto della completa indicizzazione al costo della vita i trattamenti previdenziali oltre i 1500 euro al mese, con incremento a scalare fino a sei volte la minima. Attualmente, tra 1500 e 2000 euro, le pensioni dovrebbero andare incontro a un ricalcolo pari al 90% dell’innalzamento previsto.

Ora, invece, per mezzo di un emendamento presentato a Montecitorio da Maino Marchi, deputato in quota Pd, le mensilità di chi si è ritirato dal lavoro potrebbero subire un’impennata. Sono proprio gli assegni tra 1500 e 2000 euro, cioé quelli pari a tre o quattro volte la minima, che dovrebbero subire un aumento del 5% sulla rivalutazione prevista.

Non è escluso, comunque, che si tratti di una proposta di passaggio, in previsione, chissà, di una indicizzazione completa, soprattutto per quelle pensioni sotto i 2mila euro che ne sono ancora sprovviste.

A questo proposito, si sta cercando di incamerare qualche risorsa aggiuntiva tramite la reintroduzione del divieto di cumulo per le pensioni più elevate: verrebbe a riformarsi, dunque, quello stato di cose che inibiva a chi percepisse un assegno Inps (o da altri enti) di aggiungere anche un eventuale stipendio, una norma sostanzialmente abolita da cinque anni.

Il meccanismo studiato dagli emendamenti, prevedere una soglia massima ai redditi percepibili dalla somma di stipendio e pensione a 150mila euro, sia per i lavoratori subordinati che per chi lavora in proprio. La proposta in questione prevede che, in caso di superamento del limite, si provveda a un’automatica riduzione dell’assegno previdenziale: un risparmio che, forse, potrebbe favorire la copertura della indicizzazione piena al di sotto dei duemila euro. Si vedrà.

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