Legge di stabilità 2014, la scuola ferita in piazza il 30 novembre

Redazione 28/10/13
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Le sigle sindacali della scuola esprimono il proprio forte dissenso sulla legge di stabilità che il governo ha presentato alle Camere e si apprestano a scendere in piazza per urlare il proprio no alla manovra. 

Molteplici i punti che non convincono Flc-CGIL, CISL-Scuola, UIL-Scuola, SNALS-Confsal e Gilda-Unams, che prendono le difese di studenti, insegnati e personale amministrativo che si vedono coinvolti nella mano pesante del govenro, che ha riservato al settore della PA le misure più drastiche contenute nel ddl.

Ecco, di seguito, il comunicato delle sigle sindacali

Esprimiamo netto dissenso sui provvedimenti che prevedono il blocco del contratto, degli scatti di anzianità e dell’indennità di vacanza contrattuale. Ancora una volta si è voluto infliggere a chi lavora nella scuola un’intollerabile penalizzazione, che non si spiega né si giustifica con le difficoltà finanziarie del paese.

È inaccettabile che si prelevino dalle tasche dei lavoratori ulteriori risorse, come avviene rastrellando la quota di economie da reinvestire sulla scuola per la valorizzazione della professionalità; così facendo si indebolisce ancor di più il potere d’acquisto delle retribuzioni, peraltro già basso, mentre mancano per i lavoratori pubblici gli annunciati interventi di riduzione della pressione fiscale.

No a incursioni legislative in materia contrattuale
L’idea di un rinnovo contrattuale che riguardi la sola parte normativa non ci trova disponibili; la contrattazione è una leva importante di miglioramento del sistema che va sostenuta e valorizzata. Occorrono invece più certezze sui diritti contrattuali, messi continuamente in discussione da interventi legislativi, come avviene anche con il decreto legge n. 104/2013.

Servono investimenti e strumenti di intervento
L’esigenza di passare dalla politica dei tagli, che ha indebolito nell’ultimo decennio l’intero settore formativo, a quella degli investimenti non trova ancora adeguata risposta nell’azione del Governo, che risulta sotto questo profilo insufficiente. Il decreto Istruzione, al vaglio dell’approvazione parlamentare, è solo un pallido inizio di un’indispensabile inversione di tendenza.

Le risposte che il mondo della scuola e il suo personale attendono devono arrivare con un rinnovo contrattuale adeguato ai bisogni di un mondo della formazione in continua evoluzione; serve un contratto che riconosca e valorizzi il lavoro di docenti, personale educativo, dirigenti e ATA per gli aspetti economici e normativi e potenzi l’autonomia scolastica. Rispetto a ogni ipotesi di rivisitare la struttura salariale, l’anzianità va considerata anche per il futuro uno dei parametri utilizzati per riconoscere e valorizzare la professionalità, come avviene anche negli altri paesi europei.

La contrattazione nazionale e quella di istituto, con regole certe e trasparenti, sono strumenti ineludibili per individuare in maniera condivisa, e quindi rafforzare, i processi di modernizzazione e innovazione del sistema. Anche per questa via è possibile valorizzare, facendo leva sul loro protagonismo, il lavoro di docenti, personale educativo, dirigenti e ATA, di cui per troppo tempo non è stato adeguatamente riconosciuto il ruolo fondamentale che svolgono nell’ambito dell’istruzione e della formazione.

Chiediamo

§Un piano pluriennale di investimenti, per allineare la spesa per istruzione e formazione alla media europea; le risorse vanno trovate aggredendo la spesa pubblica improduttiva, rendendo meno oneroso l’assetto politico istituzionale, eliminando sprechi contrastando l’utilizzo improprio delle risorse pubbliche combattendo la scandalosa evasione fiscale, intervenendo sulle rendite finanziarie.
 _Il rinnovo del contratto nazionale e il pagamento degli scatti di anzianità, a partire dall’annualità 2012, con il reperimento delle  economie appostate nei bilanci del Mef e del Miur.
 _La stabilità degli organici, con l’introduzione dell’organico funzionale e pluriennale.
 _Continuità e prospettiva, a partire dal nuovo piano triennale di assunzioni, ai percorsi di stabilizzazione del personale su tutti i posti disponibili e vacanti per docenti ed ATA.
 _Un piano nazionale di formazione per docenti, personale educativo, ATA e dirigenti, sostenuto da adeguate risorse.
 _Il ripristino delle posizioni economiche orizzontali del personale ATA.
 _La risoluzione delle questioni aperte su inidonei e docenti ITP (C999 e C555) e sui pensionamenti “quota 96”.
 _Garanzia del sostegno agli alunni disabili.

Redazione

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