Avvocati, cade la restrizione alle società miste: è polemica

Redazione 30/08/13
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Non c’è spazio per le società tra avvocati: è questo l’inatteso verdetto a nove mesi dall’approvazione della riforma forense. Dallo scorso 4 agosto, la legge che ha riformato l’ordinamento professionale dell’avvocatura, ha ufficialmente abbandonato la strada dei sodalizi professionali riservati agli iscritti.

La riforma, infatti, affidava al governo una delega precisa in materia, con scadenza all’inizio del mese di agosto, della quale, però, l’esecutivo ha scelto di non avvalersi, come confermato dal sottosegretario Ferri: “Rimeditando con calma sulla questione è maturata la scelta politica di non creare una disciplina speciale. L’esercizio della delega avrebbe creato frizioni comunitarie, con il rischio dell’apertura di un nuovo procedimento di infrazione”.

Il governo, secondo la riforma forense, avrebbe dovuto emanare entro un semestre dall’entrata in vigore, un decreto legislativo per determinare l’esercizio della professione di avvocato in forma societaria.

Secondo quanto indicato nel testo della legge, del resto, lo svolgimento dell’attività professionale era consentito in maniera esclusiva a sodalizi societari i cui partecipanti figurassero come avvocati iscritti all’albo professionale. Insomma, secondo la norma che regola le società multidisciplinari, agli avvocati era vietato legarsi in gruppi di varie attitudini professionali.

Insomma, la riforma forense, legge 247/2012, era intervenuta a modificare la 183/2011, nella parte in cui essa introduceva la facoltà per ogni genere di professione di dare vita a società professionali regolamentate nel sistema ordinistico, eliminando di fatto gli avvocati dalla previsione normativa “ibrida”.

A ben vedere, però, la restrizione imposta agli avvocati dalla riforma che essi hanno tanto cercato di approvare, infine riuscendoci nell’ultimo scorcio della passata legislatura, è svanita nel merito, rimanendo scritta solo sulla carta. Tutto ciò, mentre il cammino dell’attuazione della riforma procede a tappe forzate, con le complicazioni portate dal ritorno a sorpresa di un istituto tanto criticato dalla categoria quale la mediazione obbligatoria (seppure in versione soft).

E le reazioni, c’era da immaginarselo, non si sono fatte attendere: “Se corrisponde al vero che il governo ha volutamente fatto decadere la delega sulla società tra avvocati, per aggirare o annullare la decisione del Parlamento che inibiva la partecipazione di soci non professionisti, ciò sarebbe uno schiaffo all’avvocatura stessa”, denuncia Valerio Spigarelli, presidente Unione Camere Penali. Più contenuto, invece, il commento del presidente Aiga, associazione dei giovani avvocati, che vede avvicinarsi un altro spettro: “Volevamo le società miste ma che torni in gioco l’ipotesi del socio di capitale ci preoccupa un po? per i rischi che questo comporta”.

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