Decreto lavoro, a chi vanno tutti i soldi del piano giovani di Letta

Redazione 27/06/13
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Il decreto lavoro per i giovani varato ieri dal Consiglio dei ministri vale in complesso un miliardo e mezzo di euro, che il governo ha giudicato sufficienti per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di circa 200mila nuovi occupati, cifra in grado di consentire, secondo le stime del ministro del Lavoro Enrico Giovannini“un calo del 2% della disoccupazione giovanile”, arrivata al picco dal dopoguerra. Naturalmente, però, il vero regista dell’operazione resta il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ha dato il proprio “bollino di conformità” alle misure previste dal testo.

Come noto, sono tante le novità del decreto, che si dirigono verso binari differenti, dalla formazione alla nuova disciplina dei contratti, gli intervalli tra i rapporti a termine e i fondi per le aree disagiate. Vediamo, dunque, in rassegna, chi saranno i principali beneficiari delle misure contenute nel provvedimento d’urgenza adottato dal governo per il Consiglio europeo di oggi e domani.

A voler dividere le finanze messe in cassa in due tronconi, potrebbe essere utile identificare in 794 milioni gli interventi previsti da qui al 2016 direttamente rivolti alle assunzioni di under 29, e altri 700 milioni che viaggiano in maniera parallela ma per progetti di sviluppo o semplificazione specifici.

Dunque, dei primi 794 milioni, i due terzi, 500 milioni, verranno indirizzati verso il Mezzogiorno, mentre “solo” 294 andranno al Centro-Nord. Le misure previste, comunque, saranno le stesse, ma è chiaro l’intento di favorirne la realizzazione in particolar modo al Sud.

Si tratta, come annunciato dal governo nella conferenza stampa di ieri, di una serie di bonus per alleggerire il cuneo fiscale sulle spalle dei datori di lavoro, che potranno assumere giovani di età tra i 178 e i 29 anni senza diploma, con un famigliare a carico oppure provenienti da sei mesi di inattività. Le risorse stanziate sono mirate a coprire un terzo della retribuzione lorda, imponibile ai fini previdenziali, con un tetto fissato a 650 euro. La durata sarà di 18 mesi per i nuovi entranti, e di 12 per le stabilizzazioni di contratti già in essere.

Passando, invece, agli altri 700 milioni stanziati con il decreto lavoro, vediamo come questi vengano incanalati in diversi rivoli, che prevedono, in primo luogo, l’impegno della conferenza Stato-Regioni per stilare entro settembre le nuove linee guida per la formazione degli apprendisti.

In secondo luogo, ossigeno viene anche pompato verso i tirocini formativi, con 2 milioni rivolti alla corresponsione di indennità fino al 2015, 15 milioni per aiutare studenti lavoratori nell’anno accademico prossimo, oltre al sostegno a corsi per Neet nel Mezzogiorno e di specifici esperienze di stage per i più bravi.

Da ultimo, 80 milioni verranno affidati, rispettivamente, agli autonomi e al privato sociale, mentre il doppio – 168 milioni – finanzieranno le borse di studio Neet. Infine, cifra analoga – 167 milioni – per il programma di inclusione sociale rivolto a famiglie e giovani in stato di indigenza al sud.

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