Comunali 2013: calo d’affluenza ai ballottaggi. A Roma la grande sfida

Redazione 10/06/13
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A distanza di due settimane dalle consultazioni per il primo turno, molti italiani sono tornati ai seggi per esprimere il loro voto nei ballottaggi di 67 Comuni, tra cui 11 capoluoghi di provincia: Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Roma, Siena, Treviso e Viterbo. Le urne accoglieranno le preferenze anche di oltre un milione e mezzo di siciliani per il primo turno in 142 Comuni, con possibile ballottaggio fissato per il 23 e il 24 giugno. Quattro sono i capoluoghi in cui verrà eletto il primo cittadino: Catania, Messina, Ragusa e Siracusa. Per tutti, invece, le urne oggi rimangono aperte dalle ore 8.00 fino alle 22.00, mentre domani dalle 7.00 alle 15.00. Un unico, incontrovertibile e generale, dato che fino ad ora sembra emergere, praticamente ovunque, riguarda il forte calo dell’affluenza. La percentuale di affluenza alle urne rivelata alle ore 22.00 dal Viminale era pari al 33,8%, registrando così un calo di 11 punti rispetto al primo turno (pari al 42,6%). Sintomatico della generale decrescita è, in particolare, il dato rilevato a Roma, dove si è toccato il 32,3% dell’affluenza, nonostante l’abbassamento sia risultato minore rispetto a quello del primo turno, quando alle 22 si era recato alle urne soltanto l’esiguo 38,2%.

La partecipazione al voto sembra mantenersi segnata da un importante disinteresse anche nella Regione Sicilia. Secondo i dati raccolti dall’ufficio elettorale regionale,  infatti, in tutti e quattro i capoluoghi di provincia che sono stati chiamati al rinnovo delle amministrazioni comunali, si può registrare una costante riduzione dei votanti.  In termini competitivi, la sfida che rimane senza dubbio quella più sentita ed importante sotto il profilo politico è quella di Roma, dove il confronto vede schierati Ignazio Marino, il rappresentante del centrosinistra, contro il sindaco uscente Gianni Alemanno, del centrodestra. Durante il voto del primo turno, il candidato sostenuto dal Pd ha ottenuto il 42% delle preferenze, 12 punti in più rispetto all’avversario. Il vantaggio rimane, dunque, consistente, tuttavia, si sa, al ballottaggio ogni carta può essere rimessa sul tavolo, dal momento che i voti dei candidati scartati al primo turno vengono, ex novo, riammessi alla corsa. In tal senso, né Alfio Marchini, candidato sindaco della lista civica, né Marcello De Vito del Movimento Cinque Stelle, hanno voluto cedere a nessun tipo di congiungimento in vista del ballottaggio. Non soltanto dalla Capitale, ma dalle urne di tutta la penisola arriveranno a breve segnali significativi sull’orientamento politico degli italiani.

A Treviso, ad esempio, il sindaco/sceriffo della Lega, Giancarlo Gentilini, già sindaco per due mandati e per altrettante volte vice, ha segnato il fiasco al primo turno, arrestandosi al 34%, rispetto al 43% ottenuto da Giovanni Manildo, sostenuto da Pd e Sel. Qualora la roccaforte trevigiana del Carroccio cedesse le redini alla sinistra, per il partito di Roberto  Maroni lo smacco sarebbe indubbiamente dolorosissimo. Il vantaggio della coalizione di centrosinistra è stato inizialmente segnanto in tutti i grandi Comuni, anche quelli tradizionalmente più vicini al Pdl, come ad esempio Imperia. A Siena, invece, la popolarità goduta dal Pd sembra essere stata penalizzata dallo scandalo del Montepaschi, ciò nonostante il candidato Bruno Valentini (il vincitore alle primarie) parte dal 40% del primo turno contro il 23% del centrodestra. Tenendo presente il 10% ottenuto da Rifondazione, la designazione di Valentini non dovrebbe pertanto essere messa in pericolo.

La sfida che si svolge in Sicilia, è persino più complessa. Se nelle restanti province della penisola il voto nei ballottaggi vede schierati Pd contro Pdl, paradossalmente alleati nella maggioranza esecutiva ma contrapposti nella corsa ‘comunale’, in terra sicula sono soprattutto il Movimento Cinque Stelle, qui la più potente forza politica secondo le due ultime tornate elettorali, e il governatore Rosario Crocetta, a sperare in una riconferma dopo otto mesi di collaborazione a Palazzo dei Normanni. Messina e Catania sono le città in cui si giocano le partite più importanti. Nella città affacciata sullo Stretto, il centrosinistra e l’Udc, insieme, danno sostegno al candidato Felice Calabrò, ex capogruppo del Pd in consiglio comunale. Il fronte del centrodestra, invece, è spaccato su due differenti profili. In terra catanese, poi, il Pd vanta un peso massimo, l’ex sindaco Enzo Bianco, chiamato a guidare la città a distanza di ben 13 anni dall’ultimo incarico in qualità di primo cittadino. Contro Bianco, il sindaco uscente, Raffaele Stancanelli. In Sicilia, al di là delle eventuali sorprese, il dato politico che resta più significativo sembra comunque legato alla tenuta del Movimento di Beppe Grillo, la forza politica che, sia alle regionali di ottobre sia alle politiche di febbraio, è stata decretata largamente il primo partito dell’isola. Di contro, nelle regionali in Friuli e nelle comunali avvenute due settimane fa, la diminuzione è stata pesante. Anche qui, pertanto, la rilevazione di un ipotetico crollo potrebbe innescare nuove diatribe dal fronte interno dei Cinque Stelle, e conseguentemente avere ripercussione negative anche sui gruppi parlamentari.

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