Lavoro giovani: la Regione Lombardia è la 1°a partire con la staffetta

Redazione 21/05/13
Scarica PDF Stampa
Sarà la Regione Lombardia a fungere da apripista per il rilancio del contratto generazionale nel settore lavoro, dopo i numerosi nulla di fatto a partire dal famoso pacchetto Treu del 1997. Sembra infatti sempre più evidente che dentro al piano a cui sta mettendo mano il Governo confluirà anche una nuova regolamentazione tra generazioni e l’esempio lombardo risulterà il test decisivo per capire se il modello francese di François Hollande, che ha scommesso sul cosiddetto contrat de génération, stanziando un miliardo di euro fino al 2016 per incentivare e consentire la creazione di 500mila accordi, può funzionare davvero. Un inaspettato impulso all’interscambio tra lavoratori anziani e giovani sembra essere stato dato in parte anche dalle riforma pensionistica che ha protratto la permanenza sul lavoro. Allo stesso tempo anche la ricerca di nuove forme di solidarietà tra generazioni, presumibilmente, sembra incentivare lo scambio generazionale  dal momento che quel sostegno solidaristico che in passato si realizzava all’interno del sistema pensionistico, per mezzo dei giovani che pagavano le pensioni, non ha saputo reggere ai cambiamenti demografici.

Le pressioni da parte delle imprese per ammortizzare i costi (un lavoratore giovane è sicuramente meno costoso) sono tante, si cercano poi nuove vie competitive per reggere al mercato non avendo più a disposizione l’espediente dei pensionamenti anticipati. Lo strumento della cosiddetta staffetta non va a creare nuovi posti di lavoro ma potrebbe risultare un’operazione comunque utile ad incentivare il turn over. In questo senso diventa decisivo allargare la manovra anche al pubblico impiego. Alberto Meomartini, presidente al termine del mandato di Assolombarda, l’associazione milanese della Confindustria, dichiara “Più che un contratto-staffetta che dà l’idea del passaggio del testimone, parlerei di contratto ponte tra generazioni”. L’interscambio generazionale, nello specifico territorio lombardo, prevede che nelle aziende lombarde un lavoratore anziano con meno di trentasei mesi di distanza dal pensionamento potrà liberamente accettare di transitare al part time con l’aggiuntiva possibilità di svolgere l’incarico di tutor nei confronti del subentrante lavoratore giovane che sarà impiegato come apprendista.

Lo stipendio che verrà recapitato all’anziano sarà ovviamente dimezzato, tuttavia i contributi ai fini del computo pensionistico verranno integrati dallo Stato, o più precisamente dalla stessa Regione, usufruendo delle risorse di un fondo europeo per il reimpiego. Oltre alla Lombardia anche le altre Regioni d’Italia stanno manifestando un crescente interesse per la sperimentazione del nuovo modello. Il Friuli Venezia Giulia, ad esempio, si sta concretamente avvicinando alla sottoscrizione della prova di scambio, sulla stessa strada anche Emilia Romagna, Marche e Piemonte. Il progetto è prossimo a partire anche nel Lazio. “E’ una misura di politica attiva per il lavoro che può funzionare. -illustra Paolo Reboani, presidente ed amministratore delegato di Italia Lavoro, l’agenzia del ministero volta a promuovere l’occupazione- Viene incontro alle esigenze delle imprese di ridurre i costi, fa entrare i giovani nel mercato del lavoro, e viene incontro alla domanda dei lavoratori più anziani di un ‘decalage’ lavorativo verso la pensione”. Alcuni accordi nel settore bancario e in quello delle Poste hanno attivato una forma di staffetta ‘familiare’ dove sono i figli a subentrare ai padri, così incentivando maggiormente quest’ultimi a rinunciare ad una parte di stipendio in vista di una nuova possibilità lavorativa per il/la giovane di famiglia.

Questa tipologia di interscambio in realtà, incarnando una manovra solidaristica di tipo familistico, si distanzia da quella proposta dall’esecutivo, il quale all’interno del piano lavoro sembra sempre più intenzionato a ricalcare il solco tracciato dell’esempio lombardo. Sul tavolo si sono messe diverse ipotesi: una coppia di giovani assunti con contratto di apprendistato, oppure un giovane soltanto con contratto a tempo indeterminato, con il lavoratore anziano sempre a tempo parziale. Un’altra ipotesi ancora prevede invece un pensionamento concordato, qualora si ritornasse a forme di pensionamento flessibile, in cambio del reclutamento di un giovane. Un problema particolarmente rilevante che sembra però rimanere in ogni caso riguarda la questione dei costi. L’Inps ha realizzato in tal senso specifiche simulazioni le quali avrebbero già configurato una chiara onerosità dell’operazione. Probabilmente saranno le risorse europee quelle maggiormente utilizzabili, tuttavia il risultato della partita dipenderà unicamente da ciò che sarà fatto in territorio nostrano.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento