No Muos: sarà scontro al TAR tra Regione Sicilia e Ministero Difesa

Redazione 26/04/13
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Sconcertante.

Questo il termine usato da Rosario Crocetta, Presidente della Regione Sicilia,  alla notizia del ricorso, da parte del Ministero della Difesa, contro la revoca delle autorizzazioni alla installazione a Niscemi del Muos, il sistema satellitare della marina militare americana, disposta dalla Regione.

Legambiente per prima aveva divulgato la notizia mercoledì scorso, ma la Regione negava di essere a conoscenza dell’impugnazione da parte del Ministero. Solo richieste di chiarimenti, confermava Crocetta.

Poi ieri, l’Ansa: NISCEMI (CALTANISSETTA), 25 APR – E’ stata fissata per il prossimo 10 maggio, davanti la Camera di consiglio della prima sezione del Tar di Palermo, l’udienza del ricorso del ministero della Difesa contro la revoca delle autorizzazioni relative al sistema Muos della marina militare Usa di Niscemi e la sospensione dei lavori disposte dalla Regione Siciliana. Il ricorso, come si evince dal sito del Tar, che ha come oggetto il risarcimento danni, ha il numero di registro 808/2013.

Il Ministero della Difesa chiede un risarcimento danni alla Regione pari a 25mila euro al giorno a partire dal 29 marzo 2013, per il ritardo nel lancio del satellite Muos. Ma sembra che il ricorso contenga anche la richiesta di un danno non patrimoniale da quantificare successivamente. Il Ministero teme infatti che i provvedimenti di revoca adottati dalla Regione incidano negativamente sui rapporti tra l’Italia, gli Stati Uniti e la Nato.

Il ricorso è stato depositato il 20 aprile. Il 24 il Ministero ha depositato ad integrazione ben 59 documenti. “Resistenti”, l’Assessore regionale territorio e ambiente Mariella Lo Bello, la giunta regionale e il governatore Crocetta.

Insomma, una brutta storia. Da un lato, la salute pubblica, che secondo gli studi effettuati (tanti: veri, presunti, confermati e ancora senza riscontri), sarebbe gravemente in pericolo qualora il sistema  satellitare entrasse in funzione. Dall’altro,  gli accordi internazionali, limite invalicabile di qualsiasi potestà legislativa, sia statale sia regionale. Su tutto, l’ombra incombente di penali da capogiro che qualcuno dovrà pagare, qualora la revoca delle autorizzazioni fosse confermata.

Il Presidente Crocetta è furioso, e parla di voltafaccia del Governo. “Il ricorso al Tar da parte del Ministero della Difesa è totalmente infondato e non rispetta l’accordo col Governo nazionale – si legge nel comunicato stampa diffusa stamane. – Lo stesso Ministro ha partecipato all’incontro tra i governi regionale e nazionale, che ha deciso la sospensione dell’istallazione delle parabole, subordinando il proseguimento di tali lavori alla realizzazione dello studio sulla salute umana e la valutazione sull’impatto ambientale. Trovo veramente assurdo questo comportamento, e trovo assurdo che un Ministero pretenda da una regione comportamenti contrari alle normative vigenti”.

Il Governo, dal canto suo, fonda il ricorso sul rispetto dei trattati internazionali, un limite che trova legittimazione costituzionale nell’art. 117 Cost. comma 1, nella formulazione introdotta con la L. cost. n. 3 /2001, e nel quale si afferma che l’esercizio della potestà legislativa dello Stato e delle Regioni è condizionata dal rispetto degli obblighi internazionali.

Non esiste alcun trattato tra Italia e U.S.A. sul Muos di Niscemi, c’è un accordo politico istituzionale che non ha valore di trattato e che pertanto non e’ obbligatorio, ma attiene soltanto alle politiche delle buone relazioni. Il diritto costituzionale alla salute, inoltre, è uno dei diritti fondamentali dell’uomo e pertanto, anche gli accordi tra stati assumono valenza minore rispetto a quel diritto”, risponde il Governatore della Sicilia Crocetta.

Ma il TAR potrebbe non essere l’unico Tribunale di scontro tra Sicilia e Ministero. In queste ore sembra prendere piede l’ipotesi di un conflitto di attribuzione Stato-Regioni davanti alla Corte costituzionale ai sensi dell’art. 127 Costituzione. In questo caso la Corte Costituzionale sarebbe chiamata a decidere se la Regione, nell’esercizio delle sue competenze in materia di tutela dell’ambiente, possa adottare atti che pure risultino in violazione di trattati internazionali stipulati dallo Stato.

 

 

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