Concorso scuola: quando vincere non basta

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Quando il ministro dell’Istruzione Profumo istituì il concorso a cattedre, tutti i docenti italiani e anche gli aspiranti tali si lasciarono andare ad un grosso sospiro di sollievo, pensando che qualcosa era finalmente cambiato e che finalmente, almeno per 11.542 di loro, ci sarebbe stata la possibilità di coronare il sogno di una vita, una cattedra fissa. L’elemento che aveva reso tutto ciò ancora più accattivante era stata la tempistica prospettata, settembre 2013, dunque l’anno scolastico successivo a quello in cui si è sostenuti il concorso.

Dunque le promesse di innovazione, trasparenza e soprattutto velocità e snellezza burocratica hanno incantato oltre 320.000 aspiranti docenti (questo il numero ai nastri di partenza del concorso) che si erano letteralmente illusi che vincendo il concorso a partire da settembre 2013 il loro precariato sarebbe magicamente finito. Uso il condizionale perché al momento, stando alle ultime informazioni, i posti fissi sono certamente confermati ma le tempistiche sembrano subire qualche ritardo non indifferente, vista la crisi imperante del periodo.

Il Miur, all’inizio, aveva stabilito che gli 11.542 candidati vincitori sarebbero stati suddivisi così nella ripartizione delle cattedre; 7.351 sarebbero entrati in ruolo il 1° settembre e i rimanenti 4.191 l’anno successivo. Qualcosa però non torna, infatti i primi dati in merito ai pensionamenti 2013 sono risultati minori alle aspettative e il rischio piuttosto concreto è che le immissioni in ruolo dei vincitori del concorso a cattedre si realizzino in contingenti e anni differenti da quelli ipotizzati all’inizio della selezione.

Stiamo accertando l’effettiva consistenza dei dati“, ha dichiarato cautelandosi il capo dipartimento per l’Istruzione, Lucrezia Stellacci. La cosa importante da fare ora, infatti, è controllare il numero di pensionamenti in base alla provincia e alla classe di concorso per capire quali siano le reali possibilità di entrata in ruolo nel settembre 2013 per i vincitori del concorso.

Non c’è dubbio – ha aggiunto la Stellacciche assumeremo tutti gli 11.542 vincitori del concorso. Ma qualora fosse proprio impossibile per mancanza di posti disponibili farlo in due anni potremmo spingerci anche a settembre 2015 in quanto la normativa vigente prevede la triennalità delle graduatorie”. La questione però è che i primi dati ufficiali, aggiornati al 20 marzo, danno notizia di 10.009 pensionamenti di docenti e di 3.343 di personale amministrativo, gli Ata.

Sono numeri fortemente in calo quelli del 2013 rispetto a quelli dell’anno precedente quando le cessazioni erano state 24.855, dunque stiamo parlando di circa il 47% in meno di pensionamenti per professori e personale Ata, un dato sicuramente causato dalle nuove norme introdotte nel 2012 dalla legge Monti – Fornero. Dunque si sono realizzate quelle che erano le preoccupazioni iniziali dei sindacati in merito al concorso della scuola.

In sostanza a settembre prossimo, e in attesa dei controlli in corso attualmente, ci sarebbero disponibili circa 5 mila posti (l’altro 50% va ricordato è destinato obbligatoriamente alle graduatorie per i precari, il famoso doppio canale), mentre mediante il concorso ancora in atto si mira ad immettere in ruolo 7.351 vincitori. Non è difficile calcolare già a occhio che c’è un disavanzo di oltre 2300 posti rispetto alle stime iniziali.

E’ chiaro che un eventuale sfalsamento delle immissioni in ruolo dell’attuale concorso rende inopportuna una nuova selezione con le regole attuali” ha detto il leader della Uil, Scuola, Massimo Di Menna; “si sfrutti invece il tempo a disposizione per  varare un nuovo sistema di reclutamento. E poi si passi a bandire nuovi concorsi”, anche perché come si fa a bandire nuovi concorsi se si accumulano ritardi su ritardi? I concorsi dovevano alleggerire le graduatorie così non farebbero altro che ingrossarle nuovamente.

Alessandro Camillini

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