No alle Commissioni permanenti: si allungano i tempi per le Speciali

Letizia Pieri 02/04/13
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L’ipotesi della costituzione delle Commissioni permamenti esce definitivamente di scena, nonostante il pressing da parte del Movimento Cinque Stelle, dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deciso di inaugurare un nuovo percorso riflessivo con  i due gruppi di esperti, allungando dunque la vita alle Commissioni speciali costituite alla Camera ed al Senato. Con questa mossa il capo di Stato non si limita a ricordare la piena operatività del governo in carica, bensì rimarca gli impegni assunti dall’esecutivo Monti circa l’adozione di provvedimenti urgenti per l’assetto economico nazionale, che siano “d’intesa con le istituzioni europee e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso il lavoro della commissione speciale”.

L’agenda che si delinea per le Commissioni speciali pertanto sembra ancora lunga, questo almeno fino alla costituzione del nuovo esecutivo che pare tuttavia non arrivare prima della nomina del futuro presidente della Repubblica. La prospettiva sembra confermata poi dall’inclusione dei due presidenti delle Commissioni, Giancarlo Giorgetti (Lega) e Filippo Bubbico (Pd), nella rosa dei dieci saggi delegati dal Colle. I programmi in agenda per ambo le Commissioni sono simmetrici, entrambe hanno infatti dato mandato ai rispettivi relatori per portare oggi in Aula la risoluzione sulla quale si esprimerà il voto. Superato questo step, alle Commissioni giungeranno entro il 10 aprile i testi di economia e finanza (Def) e del Programma nazionale di riforma.

Sono questi i due documenti che il governo deve tassativamente presentare anche a Bruxelles, come anticipato dalle nuove normative regolanti il semestre europeo, comprensive dell’ultimo scenario macroeconomico a legislazione invariata e delle istruzioni inerenti le misure strategiche da adottare nel primo scorcio di legislatura. Resta il fatto che entrambe i documenti, in seguito all’elezione del prossimo esecutivo, sono comunque suscettibili di modifiche e correzioni. Nell’attesa della futura formazione intanto le Commissioni, con molte probabilità in sede congiunta, dovranno lavorare su entrambi gli atti per poterli così inviare alle rispettive Aule per la correlata votazione.

Il materiale sul quale mettere mano di certo non manca. La Commissione della Camera al riguardo, deve revisionare, tra gli altri, il decreto interministeriale sancito dall’ultima legge di Stabilità per l’estensione delle tutele alla terza platea di esodati, quei 10 mila e 300 che includono svariati accordi individuali di prosecuzione volontaria dei versamenti contributivi. In vista del definitivo avvio del provvedimento, già controfirmato da Vittorio Grilli ed Elsa Fornero, manca dunque il solo via libera del Parlamento. Spetta sempre alla Commissione speciale di Montecitorio poi varare il nuovo regolamento per il futuro assetto ridistributivo delle quote versate allo Stato tramite l’otto per mille.

La Speciale al Senato, di contro, dovrà vagliare il decreto legislativo su Roma Capitale, in effettuazione del federalismo fiscale e il decreto Balduzzi sulle deroghe attese per le sperimentazioni delle terapie fondate sull’uso delle cellule staminali.  All’interno dell’allungamento dei tempi di vita del governo Monti, a simili provvedimenti potrebbero sommarsene ulteriori. Ad esempio, il regolamento preposto all’attuazione della riforma delle pensioni ai comparti Difesa e Sicurezza che riguarda all’incirca il 15% dei dipendenti pubblici e vale almeno 300 milioni di risparmi annui.

A seguito dell’incontro del Consiglio dei ministri, previsto per domani, se non saranno apportate variazioni di rilievo all’agenda di lavoro in programma, entreranno ufficilamente in scena i nuovi decreti: a partire dall’ormai celebre sblocca-debiti’ pregressi della Pa, un provvedimento che già si preannuncia complesso, e sul quale l’operato delle Commissioni non si rivelerà meramente formale. In altri termini sul maxi-emendamento finale, mai come all’interno di questo scenario politico, dovrà pesare la condivisione di un’ampia maggioranza.

Letizia Pieri

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