Il Diritto nei tempi bui? L’arresto di Massimo Cellino

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ANTE FACTUM: 14 febbraio. Festa di San Valentino. Compleanno di Leggi Oggi.

… Amo Leggi Oggi. Come il primo giorno … No, anzi di più.

Il Direttore lancia una domanda – dibattito: «in questi tempi bui, secondo voi come può esserci utile il Diritto per superare questo difficile momento? Che ruolo può avere? »

FACTUM: devo proprio dirlo? Ne dobbiamo proprio parlare? Dobbiamo infilarci ben bene il dito nella piaga purulenta e dolorosa?

Ebbene: Non lo so! O meglio, so di certo che non potrà essere il Diritto ad aiutarci in questi incommensurabili marasma generale e sacrestia di pane e di valori.

Un non vedente senza cane e senza bastone che cerca disperatamente di capire dove può mettere i piedi senza andare a prendersi un capoccione dritto in fronte: questo è il Diritto del nostro oggi.

Un Diritto rimasto orfano di padre; di un padre che capisca sino in fondo il suo ruolo e l’importanza del suo essere genitore.

….. non ha diritto di ritenersi Padre un legislatore strafottente, pasticcione, distratto, superficiale, ignorante, schiavo dei padroni di partito e del numero dei voti da acchiappare.

Un Diritto rimasto orfano di madre; di una madre che sia una società civile forte e presente che batta i pugni sul tavolo per pretendere come e perché si debba rigare dritto, che abbia il coraggio di dare un ceffone quando ce n’è di bisogno.

Un Diritto, il nostro di oggi, che purtroppo ha la memoria corta, che ha dimenticato l’art. 3 della Costituzione calpestando, ogni giorno sempre di più, il sacro principio de “la legge è uguale per tutti”.

Un Diritto, il nostro di oggi, che è all’insegna della disuguaglianza quotidiana, in balia di una totale perdita di reali punti di riferimento comuni, o meglio di comuni consapevolezze sul cosa deve o non deve essere realmente punito, e punito con la massima severità possibile, anche attraverso la più forte delle misure punitive che è la restrizione della libertà personale.

Il nostro Diritto di oggi è quello che fa figli e figliastri.

L’ILVA semina morte e malattie? E con il nostro Codice dell’Ambiente 152/2006 continuiamo ad applicare sobrie e delicate pene contravvenzionali.

Il Monte dei Paschi ci succhia le ultime gocce di sangue, costringendo il Governo all’emissione dei Monti – bond per € 3,9 miliardi? E noi continuiamo a non riparare quella vergogna della depenalizzazione dei reati societari varata nel 2002, ben sapendo che tutto ciò che succede di delinquenziale all’interno delle società finisce in questo modo per risolversi in un tarallucci e vino, pardon tarallucci e champagne.

In compenso, le nostre carceri vengono riempite e strafogate delle ultime ruote del carro … dei derelitti, degli extracomunitari, dei ladri di galline. I veri delinquenti fuori ad assaggiare le ultime ostriche pescate dal mozzo di bordo dell’amico andato a rilassarsi in barca.

Ed alla fine finiamo per sfogarci con un qualunque Massimo Cellino, patron del Cagliari, arrestato perché avrebbe mostrato una spiccata capacità a delinquere nell’avere telefonicamente confessato a Lolito di volere costruire un impianto utilizzando solo elementi in acciaio. Il tutto per chiedere una autorizzazione per struttura amovibile anziché una concessione edificatoria, e decidendo di farlo in estate perché in questo modo Questura e Prefettura, rientrando dalle vacanze, avrebbero trovato già finito lo stesso impianto.

Reato certo. Comportamento illecito, indubbio. Da punire, non è a discutere.

Ma … stiamo parlando – questo dobbiamo avere il coraggio di dircelo chiaramente – di una tipologia di reati che compie, un giorno sì ed uno pure, un popolo di italiani! E non mi sembra che la gente venga normalmente sbattuta in carcere per queste cose.

E’ anche possibile che abbia ragione chi mostra tanto rigore e considera tali comportamenti «dimostrazione evidente della totale mancanza del senso di legalità e del rispetto delle istituzioni».

Ma … non ci si può esimere dal riconoscere che il Diritto è anche giustizia sostanziale ed equitativa. E la Giustizia è fatta di parità di trattamento. E la parità di trattamento non può passare attraverso un uso troppo personale del senso del rigore, sia morale che soprattutto giuridico.

Il Diritto dei tempi bui è proprio questo. Il non riuscire più a capire chi abbia veramente ragione nell’applicarlo in un modo così autonomo e diversificato. Il non avere la capacità di costruire un sistema penale affidabile, giusto e coerente.

Ma il Diritto, purtroppo, non è un valore auto referenziato. E’ fatto ed applicato da una società civile.

….. ed è probabilmente quella che avrebbe bisogno di tanto, tantissimo aiuto ….

 

Franzina Bilardo

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