Redditometro e crisi auto: l’intervista al direttore di Porsche Italia

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Il 2013, dal punto di vista della tassazione, ha confermato la linea di condotta intrapresa nel 2012: il Governo Monti, infatti, ha indicato la via della ripresa nel segno di una pressione fiscale maggiore che riguardi una base di cittadini che sia più vasta possibile. La necessità di questa politica, determinata dalla situazione economica dell’Italia, ma anche alla congiuntura economica internazionale, ha fatto si che alcuni settori più di altri soffrissero dei tagli e dell’incremento della stretta fiscale.
Il mercato dell’auto è sicuramente uno di quegli ambiti che più di altri ha risentito delle decisioni del governo, basti pensare all’ impatto che le spese per l’auto hanno sul redditometro rendendo difficile per una famiglia sostenere un parco macchine, per non dire della crisi della Fiat che vede un crollo evidente delle proprie vendite vista la riluttanza dei cittadini di fare nuovi acquisti a causa delle trattenute in busta paga. Sul mondo dell’auto e le conseguenze della tassazione italiana abbiamo intervistato una figura di rilievo di questo settore, Pietro Innocenti, il direttore generale di Porsche Italia, uno dei marchi automobilistici più prestigiosi al mondo.
Il mercato auto è stato uno dei settori che ha maggiormente risentito della crisi economica mondiale, l’Italia è fra i paesi certamente che di più hanno risentito di questa congiuntura, lo dimostra il passivo della Fiat. La crisi, però, tocca anche marchi come il vostro che si occupano di segmenti di mercato diversi da quello generalista.  Qual è la strategia di Porsche Italia per fermare il crollo delle vendite?E qual è il cliente tipo del marchio Porsche?

Mi permetta di risponderle con una contro-domanda. Non è che ci sia un “caso Italia”? In Europa, come nel mondo, il segmento delle auto premium non ha infatti avuto un crollo. Porsche, ad esempio è cresciuta del 13,5% in Europa e del 18,7% nel mondo e ha perso, invece,  circa il 22 per cento in Italia! I nostri modelli riescono comunque a mantenere la leadership del mercato a dimostrazione  di come la nostra clientela sappia apprezzare il connubio tra piacere di guida e razionalità d’uso tipica di Porsche.

Una clientela che per il  70% è costituita da piccoli e medi imprenditori. Si tratta di persone che spesso si sono fatte da sole, che hanno dimostrato di avere successo nella vita, che non hanno paura di prendere decisioni e di apparire. Sempre molto razionali nelle loro scelte, pretendono però molto, come lo pretendono da se stessi. Per questo motivo Porsche produce automobili che sono simbolo di innovazione tecnologica, grandissimo piacere di guida, equilibrio estetico e un  livello qualitativo mai al di sotto dell’eccellenza.

Ma ciò oggi  non è sufficiente: se è vero che in Italia circolano, tra storiche e moderne, oltre 75.000 Porsche, devo purtroppo denunciare che da gennaio dello scorso anno circa 1000 di loro ogni mese ha lasciato l’Italia con destinazione altri Paesi europei. Occorrerebbe quindi eliminare misure fiscali penalizzanti come il superbollo e superare un clima di generale colpevolizzazione per chi guida vetture come le nostre.

Il crollo delle vendite auto è stato sicuramente determinato, oltre che dalla crisi, anche dal regime fiscale italiano che nello specifico si è inasprito notevolmente soprattutto nel settore automobilistico. Basti pensare che fra le voci che hanno maggiore incidenza nel redditometro rientrano l’assicurazione auto, il bollo, i pezzi di ricambio e il carburante. La vostra campagna promozionale “Il tuo sogno è possibile” si basa proprio sulle tasse sul lusso, ma è davvero possibile il sogno visti i parametri del redditometro che spesso hanno bisogno di escamotage per poter essere ingannati nonostante si sia in regola con la dichiarazione dei redditi?

Sostenuto anche dalle ricerche e dalle valutazioni che ha espresso in materia, Porsche Financial Services Italia Spa, società finanziaria del marchio Porsche, direi che  in generale il nostro cliente non desidera una Porsche per godere di vantaggi fiscali (peraltro assai limitati), ma per il piacere di guidare un’auto da sogno. Il tax planning è sicuramente uno degli elementi di valutazione, ma non il principale: è il sogno, il desiderio, quindi, che motiva l’acquisto.

Capitolo a parte merita invece la questione redditometro. E’ difficile affermare che il leasing possa essere considerato una forma più conforme e meno onerosa nel calcolo del redditometro rispetto all’acquisto diretto, in quanto le situazioni individuali condizionano le valutazioni, ma sicuramente, da un punto di vista logico, l’acquisto di un bene di valore quale una auto di lusso presuppone un risparmio o una consistente disponibilità di reddito immediata.

Il prestito rateale, al contrario, presuppone una capacità di reddito corrente e non pregressa. Premesso che la lotta all’evasione fiscale è moralmente e finanziariamente necessaria, permangono alcune preoccupazioni sugli obiettivi che il redditometro intende raggiungere. In particolare si intravede il rischio che questo possa agire quale strumento di una volontà che intenda qualificare il merito della spesa individuale. Non sarebbe accettabile un sistema che qualifichi meno meritorio l’acquisto di una auto (magari di lusso) rispetto all’acquisto di un bene diverso, all’iscrizione ad un club esclusivo, alla spesa per un viaggio. Ogni individuo deve poter essere in grado di utilizzare il proprio reddito o il proprio patrimonio come meglio crede, ovviamente dopo aver versato le tasse dovute.

 

Lo stato italiano con l’introduzione del superbollo intendeva aumentare il proprio gettito fiscale, ma in realtà ha ottenuto un effetto contrario visto che molti hanno preferito radiare o vendere all’estero  i veicoli pur di non pagarlo; in questo modo sono venuti meno anche gli introiti derivanti dal bollo normale, l’Ipt e l’imposta sulle assicurazioni. Provvedimenti come questo allontanano gli acquirenti e qualora fosse così è percorribile una soluzione come quella a cui stanno pensando alcune case costruttrici di produrre modelli di ammiraglie con il numero di cavalli motore ridotto?

Secondo l’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere, l’entrata in vigore del “Superbollo”, prima sulle auto oltre i 225 kW di potenza (ottobre 2011 retroattivo sull’anno e poi soglia abbassata a 185 kW nel 2012) ha avuto un impatto devastante sul segmento di mercato specifico che ha registrato nel 2012 una flessione del 43,2% con 6.992 immatricolazioni, rispetto alle 12.311 del 2011. Il provvedimento in particolare ha determinato: un aumento delle esportazioni: nei primi 9 mesi del 2012 circa 22.500 vetture di potenza superiore ai 185 kW (+150% vs. l’anno precedente); un aumento degli stock giacenti presso le concessionarie (+ 37% dall’entrata in vigore del superbollo nel 2011, che ha raggiunto a dicembre le 39.500 unità); un conseguente deprezzamento medio dello stock; un calo del parco circolante che a fine giugno era meno di 210.000 vetture.

Il Centro Studi UNRAE, ha calcolato che a seguito del negativo andamento delle vendite (auto e fuoristrada compresi, con potenza superiore a 185 kW immatricolate nell’anno appena trascorso), con perdita di fatturato per 395 milioni di euro, lo Stato ha perso: 83 milioni di euro di minor gettito IVA; 5,2 milioni di euro di minore IPT (Imposta Provinciale di Trascrizione non incassata dalle Province) e 4,8 mln di euro di bollo non riscosso dalle Regioni.

Per un totale di 93 milioni di euro (IVA, IPT e tassa di possesso) a fronte di un gettito derivante dal superbollo (sempre nel periodo in esame cioè le immatricolazioni dell’anno appena trascorso) pari a 6 milioni di euro. Inoltre, visto il calo del parco circolante di tali vetture che, con lo stesso ritmo, è stimato scendere dell’8%, del gettito previsto di 168 milioni di euro, lo Stato dovrebbe incassarne solo 155 milioni.

Per concludere, il mancato incasso totale per l’Erario rispetto a quanto atteso nel 2012, sarà di 106 milioni  di euro, derivante da una perdita per il citato calo del mercato di 93 milioni  di euro, a cui si aggiunge quella di 13 milioni  di euro a causa della riduzione del parco circolante. Per rispondere all’ultima parte della sua domanda, le segnalo che Porsche ha già in listino la Panamera e la Cayenne  nelle versioni Diesel che non pagano il superbollo, ma non è la strada del downsizing quella da seguire…

I testimonial della vostra campagna sono Oliviero Toscani e Oscar Giannino, quest’ultimo ha recentemente fondato il movimento Fare per fermare il declino. Uno dei punti più interessanti del programma politico di Fare è proprio la riduzione della pressione fiscale, pensa che un provvedimento del genere risolleverebbe le vendite e in generale il mercato dell’auto o crede ci siano anche altri provvedimenti da prendere?.

Indipendentemente dai vari programmi politici, sono anni che sosteniamo che la pressione fiscale sull’intero comparto, in combinazione con la crisi, abbia messo in grave difficoltà il mondo dell’automobile, con la conseguenza di diminuire anche il gettito fiscale per l’Erario. Una riduzione della pressione fiscale (accise, passaggi burocratici per immatricolazione o passaggio di proprietà, tasse aggiuntive sulla proprietà e così via) è quindi senz’altro necessaria, come è necessaria la revisione della detraibilità dei costi per le vetture aziendali attualmente disallineata da quanto previsto in Europa.

Alessandro Camillini

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