Legge di stabilità 2013, per i precari PA 4 posti su 10 nei concorsi pubblici

Redazione 11/01/13
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Precari nella pubblica amministrazione, diventare stabili non è utopia. Con la legge di stabilità 2013, infatti, saranno sufficienti tre anni di servizio negli uffici dello stesso ente per guadagnarsi il posto fisso.

La norma è inserita al comma 401 della legge di stabilità approvata lo scorso 21 dicembre, con tutte le più urgenti disposizioni finanziarie da qui al 2015.

Non sarà così facile, naturalmente: la disciplina introdotta con la nuova legge finanziaria determina che i precari degli enti locali abbiano una quota riservata per la partecipazione ai concorsi pubblici.

In precedenza, era stabilito un limite di tempo entro il quale aver scontato i 36 mesi di “praticantato” dietro la scrivania del pubblico ufficio, anche in periodi differenti e cumulabili. Ora, invece, la previsione decade e vengono cancellati i margini al di là dei quali non è possibile accedere alle stabilizzazioni.

Il malus della nuova forma di stabilizzazione, però, risiede proprio nella quota “precari” che verrà prevista, d’ora in avanti, nelle ammissioni ai concorsi. Insomma, il contratto bisogna meritarselo, non ci saranno più rinnovi “automatici”.

Per gli enti, il tetto da non superare sarà, d’ora in avanti, pari a metà degli approvigionamenti destinati ai nuovi ingressi in pianta stabile all’interno degli enti locali.

La percentuale riservata ai contratti in scadenza nei processi di selezione pubblica sarà invece del 40% sui posti messi a bando, limitando, giocoforza, l’ingresso dei partecipanti esterni.

A questo proposito, non sarà possibile aprire a concorsi ad hoc per i precari: dovranno giocarsela alla pari con i nuovi aspiranti, anche se, nei dettami della nuova procedura di stabilizzazione, vengono previsti punteggi più elevati per coloro che abbiano maturato esperienza nei ranghi della pubblica amministrazione e, specialmente, delle mansioni oggetto del concorso.

Destinatari di queste nuove istruzioni per accedere a tempo indeterminato nelle piante organiche del pubblico impiego, sono principalmente i co.co.co. da non meno di tre anni in servizio presso le medesime funzioni.

Com’è ovvio, restano in vigore tutte le ulteriori specifiche sul numero di stabilizzazioni regolarmente effettuabili, che devono sottostare a parametri rigidi quali l’assoluta necessità dei posti vacanti, il non aver sorpassato i limiti di spesa,  oltre al già spiegato tetto alle risorse utilizzabili nel computo delle nuove assunzioni globali dell’ente.

Di primaria importanza, infine, sarà il non aver superato i limiti imposti dal patto di stabilità: anche gli enti devono essere virtuosi, se vogliono rendere stabili risorse importanti, ma ancora in regime di precarietà.

Vai al testo finale della legge di stabilità 2013

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