Dipendenza da Internet, la sottile linea di confine fra normalità e malattia

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La prossima edizione del D.S.M. – Diagnostic and Statistical Manual Desorder – Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – edizione V, in uscita agli inizi del 2013, potrebbe includere fra le patologie psichiatriche l’IAD, Internet Addiction Desorder, che potremmo tradurre come la “Dipendenza patologica da Internet“.

Il DSM è un sistema di classificazione delle malattie mentali considerato da molti la Bibbia della psichiatria. Possiede ovviamente dei limiti, il principale dei quali è che la vita vera non è un manuale… e a volte la complessità della storia clinica non si può inquadrare del tutto in statistiche…

Resta comunque un importante punto di riferimento che tenta di dare un unico linguaggio ai psichiatri di tutto il mondo.

Questi sono i principali sintomi che caratterizzano l’IAD:

1. bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione;

2. marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano Internet;

3. sviluppo, dopo la sospensione o diminuzione dell’uso della rete, di agitazione psicomotoria, ansia, depressione,

4. necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per periodi più prolungati rispetto all’intenzione iniziale;

5. impossibilità di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet;

6. dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete;

7. continuare a utilizzare Internet nonostante la consapevolezza di problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici recati dalla rete.

La malattia viene quindi assimilata alle tossicodipendenze: bisogno di aumentarne la dose per raggiungere le stesse prestazioni, ansia da sospensione qualora venga a mancare.

Ma qual è il confine fra normalità e malattia?

Quando un bambino è vivace o invece  è affetto da ADHD (sindrome da iperattività)?

Se lavarsi le mani prima di cucinare o di mangiare è una buona abitudine, lavarsele in continuazione  per paura delle malattie è una fobia. Se stare attenti ad alimentarsi correttamente è utile per stare in buona salute, l’attenzione eccessiva alla dieta diventa disturbo del comportamento alimentare.

Freud, che non era particolarmente interessato alle classificazioni, riteneva che la differenza fosse quantitativa e non qualitativa; cioè le stesse pulsioni e conflitti che troviamo nei soggetti sani, sono presenti anche in quelli malati, è però diversa  l’intensità con la quale agiscono.

Possiamo ritenere ragionevole che si sconfini nella malattia quando un determinato comportamento interviene nella vita personale, familiare e sociale del paziente rendendola,  se non impossibile, estremamente difficile.

E comunque ora, per essere più sicuri, staccatevi un attimo dal computer e guardatevi intorno: non è che qualcuno, lì vicino, sta tentando da tempo di parlare con voi e non ve ne siete accorti?

Teresa Iapichino

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