Ddl anticorruzione, cosa cambia nella PA. Reati, etica e trasparenza

Redazione 18/10/12
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Passato il ddl anticorruzione, con la duplice votazione di ieri in Senato, è sempre più imminente un nuovo pacchetto di riforme stringenti e, in buona parte, rivoluzionarie per la pubblica amministrazione.

Se Lega nord e Italia dei valori hanno negato la fiducia al governo, in Senato il testo, inclusivo del maxiemendamento che ne è diventato di fatto l’articolo 1, ha raccolto consensi più vasti: 256 sì, 7 contrari e 4 astenuti.

Il via libera al ddl è arrivato dopo lunghi mesi di trattative, ma tutto lascia intendere che l’impulso decisivo all’approvazione sia arrivato dalla sequela di scandali e casi eclatanti di spreco di denaro pubblico, in particolare nell’ambito degli enti locali, cui il governo ha già dedicato un apposito decreto tagliasprechi.

Nel provvedimento anticorruzione, le novità afferenti ai pubblici uffici sono di tenore simile, e si ricollegano al principio di legalità, collegato alla trasparenza delle procedure e dell’imparzialità amministrativa.

In primo luogo, viene ribadito l’obbligo per tutti gli enti pubblici di pubblicare sui siti istituzionali i bilanci di esercizio e a consuntivo, con particolare riferimenti agli oneri di realizzazione di opere pubbliche o di erogazione dei servizi.

Quindi, viene introdotta una norma che obbliga il governo centrale a stilare un codice etico per i dipendenti pubblici, a tutela dell’interesse generale e per prevenire eventuali rischi di fenomeni illegali.

Viene disposta, poi, per tutti i pubblici incaricati, la necessità di una formazione alla legalità, all’etica e alla trasparenza, per mezzo di appositi corsi attitudinali presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.

In seguito, sono in arrivo nuove responsabilità per i dirigenti: almeno uno di essi, infatti, assumerà il ruolo di “sorvegliante” della regolarità nello svolgimento delle procedure dell’ente, con particolare attenzione, naturalmente, al rischio di distorsioni assimilabili a comportamenti corruttivi. Chi non assolverà pienamente a questo compito, nel momento in cui dovessero emergere indizi di irregolarità, potrà essere perseguito per il reato di corruzione.

E proprio le ricadute penali di tale capo d’accusa vengono inasprite significativamente,  da due a quattro anni per la corruzione propria, da tre a quattro per il peculato, da sei mesi a un anno per l’abuso d’ufficio. E, si badi bene, si tratta sole delle pene minime.

Punizioni che saranno corredate dall’introduzione all’articolo 346 bis del Codice penale del reato di traffico di influenze illecite, punibile da uno a tre anni per i comportamenti antecedenti all’atto stesso di corruzione: basterà operarsi o promettere denaro per ricevere – o garantire – trattamenti di favore contrari al buon andamento amministrativo e si potrà incorrere subito nell’imputabilità.

Stretta agli incarichi per chi ha ricevuto condanne, anche in via non definitiva, per delitti contro la pubblica amministrazione: per loro, ci chiudono le porte delle commissioni giudicatrici o deputate alla definizione delle gare d’appalto, così come degli uffici impegnati nella gestione delle finanze.

Passaggio cruciale del nuovo corso ultralegalitario nell’ambito dei pubblici uffici, sarà l’abolizione della Civit, che verrà rimpiazzata dall’autorità nazionale anticorruzione nella pubblica amministrazione, anch’essa finalizzata a porre sotto la lente l’aderenza delle procedure ai principi legislativi, di trasparenza e di neutralità.

Verranno poi aperte, all’interno delle Prefetture, le cosiddette “white list“, dove troveranno spazio tutte quelle imprese ritenute al di sopra di ogni sospetto, cui verrà esentata la presentazione della certificazione antimafia, pur rimanendo obbligate a render conto di eventuali modifiche dell’assetto proprietario o dirigenziale entro un limite di 30 giorni dall’avvicendamento.

Infine, il ddl introduce, anche in Italia, il principio del “whistleblowing”, assicurando pieno anonimato a chi denuncerà lo svolgimento di pratiche scorrette all’interno del processo amministrativo. Anche in questo caso, l’istituto viene garantito per disincentivare i comportamenti omertosi.

Leggi il testo del ddl anticorruzione

Leggi il testo del maxiemendamento, articolo 1 del ddl

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