Legge stabilità, doccia gelata per gli esodati. Il contentino non basta

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Esodati, il contentino è servito. Secondo quanto emerso dalla notte di martedì, dalla legge di stabilità dovrebbero arrivare 100 milioni per i lavoratori non salvaguardati, da spendersi nel biennio 2013-2014.

Quella che potrebbe essere interpretata come una buona notizia, ha invece il sapore di una beffa per le decine – forse centinaia – di migliaia di lavoratori ancora in balia della riforma delle pensioni firmata dal ministro del Welfare Elsa Fornero e che ancora attendono di scoprire il proprio destino.

I 100 milioni dovrebbero essere prelevati dal cosiddetto “Fondo Letta“, che prende il nome, cioè, del più attempato tra i due che, nei pressi del Parlamento, portano il “pesante” cognome. Si tratta, ovviamente di Gianni, il quale, all’epoca in cui ricopriva l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio al cospetto di Silvio Berlusconi, diede paternità a questo “salvadanaio” di palazzo Chigi, precedentemente riservato alle esigenze del Ministero dello Sviluppo Economico.

Eppure, i dati emersi in questi mesi dimostrano come cento milioni per affrontare la marea degli esodati è come cercare di attraversare l’oceano a bordo di un canotto: basti pensare, infatti, che solo la proposta di legge avanzata, nei giorni scorsi, dall’ex ministro Cesare Damiano, mirata a tutelare tutti gli esodati, avrebbe avuto un costo stimato dalla Ragioneria dello Stato in 30 miliardi di euro.

Peccato, però, che il ministro Fornero abbia sbattuto la porta in faccia a questa proposta, difendendo le politiche di austerity che hanno contraddistinto il governo Monti nella sua corsa a rattoppare i conti pubblici e contenere, al contempo, l’avanzata di uno spread spietato.

Fatto sta, dunque, che ora arriva il cioccolatino “amaro” di questi 100 milioni, che coprirebbero una minima, se non inconsistente parte del problema. A ulteriore riprova della inefficacia di un’eventuale riforma poggiata su un simile budget, restano anche i due decreti varati nei mesi scorsi dal governo Monti, dal costo complessivo di quasi 10 miliardi.

Due provvedimenti che hanno disegnato le coordinate per trarre in salvo 120mila esodati, 65mila con il primo testo, 55mila con il secondo, inserito in spending review, anche se ancora, nessuno può dirsi certo di rientrare nelle tanto attese “nomination“. Continui ritardi, sia nella diramazione delle procedure, che nell’attuazione stessa dei decreti, hanno oltremodo rallentato la salvezza dei primi, e ancora anonimi, fortunati.

Ancora, dunque, nessuno può dirsi al sicuro; men che meno, allo stato attuale, è possibile stabilire con certezza il numero esatto degli esodati, che potrebbero essere anche il doppio di quelli attualmente tutelati dalle misure varate dal governo, secondo quanto sostengono i sindacati.

Ora, si viene a conoscenza che potrebbe essere svolta un’analisi accurata del problema da parte del Ministero. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, anche se si stanno alzando già le prime voci critiche verso il mini-finanziamento di 100 milioni adottato nelle ultime ore in legge di stabilità.

Il vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera Giuliano Cazzola, ad esempio, riconosce che “i 100 milioni non bastano per coprire questi due anni”,  senza chiudere la porta a un aumento delle risorse destinate al caos esodati già nella versione definitiva della legge contabile. “L’istituzione di un fondo nella legge di stabilità – continua Cazzola – sarebbe lo strumento più idoneo per affrontare e risolvere questo problema in modo organico e strutturale e in una logica di gradualità”.

Insomma, a pochi mesi dalla sua uscita di scena, il governo Monti non ha ancora un piano di risoluzione del disastro esodati. La proposta bipartisan sponsorizzata da Damiano e approvata unanimemente in Commissione poteva essere la tanto attesa “luce in fondo al tunnel”: ma l’improvvisa uscita della Fornero ha confermato che la luce altro non era che quella di una locomotiva, che viaggia a tutta velocità, diretta contro migliaia di lavoratori incolpevoli.

Francesco Maltoni

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