Regioni: tagli soft ai costi della politica, stipendi dorati

Redazione 04/10/12
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Il Lazio – Gate, il caso Fiorito, chiamatelo come meglio credete, però di sicuro ha insegnato qualcosa; il consiglio dei ministri vota oggi un decreto che istituirà un decalogo affinché certi scandali non si verifichino più, non solo, ma verrà colta l’occasione anche per dare una significativa sfoltita ai costi rappresentati dagli enti locali. Il primo provvedimento adottato sarà il ridimensionamento dei Consigli regionali, in realtà non è una norma nuova ma una riedizione del decreto Tremonti del 2011 che però è rimasto fermo in quasi tutte le Regioni ordinarie. 

Il decreto Tremonti applica anche leggi di rango costituzionale per le Regioni a statuto speciale, già approvato ieri alla Camera, una volta approvato anche in Senato ci saranno i primi tagli ; in Friuli i consiglieri scenderanno da 59 membri a 49 membri; in Sardegna la diminuzione sarà dagli attuali 80 a 60 membri.

In questo caso, tuttavia, bisognerà anche tenere conto di una particolarità; il 6 maggio 2012, infatti, a livello regionale, si sono svolti dieci referendum tra i quali uno pertinente alla decurtazione a 50 del numero di componenti del Consiglio regionale. Il 98, 27% dei votanti, praticamente la maggioranza assoluta ha espresso il proprio voto favorevole alla riduzione dei seggi regionali destinati ai consiglieri.

Per quanto concerne la Sicilia,invece, la riduzione dei deputati regionali sarà da 90 a 70. La diminuzione comincerà a decorrere dal primo rinnovo dell’Assemblea regionale che sarà successiva alla data di entrata in vigore della legge e la scadenza naturale della legislatura, quindi non in tempo per le future elezioni dell‘Assemblea regionale siciliana fissate per il 28 ottobre.

I tagli però non riguardano solo le Regioni, non faranno probabilmente eccezione infatti i consiglieri comunali e gli assessori regionali e comunali che dovranno essere massimo 12 per i Comuni oltre 1 milione di abitanti, poi a scendere, fino a nessun rappresentante per i Comuni sotto i 1000 abitanti. La legge che verrà votata oggi in Consiglio dei Ministri si prefigge di evitare sperperi, attribuzioni discrezionali di stipendi faraonici e in generale tutto quello che ha portato alla ribalta della cronaca “er Batman” e la società dei magnaccioni della giunta Polverini. 

In base al decreto dovrà avvenire una normalizzazione della situazione dell’intero paese, per cui i parametri della Regione Toscana che prevede 6000 euro mensili al suo presidente Enrico Rossi e 4800 ad ogni semplice consigliere diventerà la prassi. Chiaramente sono cifre molto inferiori ai 30.000 euro auto-assegnati da Fiorito ma sicuramente non si tratta di un bagno di sangue, statene certi. Nel decreto dovrebbe essere inoltre presente la voce “costi per la politica“, ossia quei fondi attribuiti ai politici per la cosiddetta “attività politico – istituzionale” che non verranno azzerati ma equiparati su scala nazionale.

“C’è urgenza di intervenire non sui costi della politica, ma sugli sprechi” ha detto il ministro Paola Severino, il meccanismo in questione prevede che siano attribuiti 20 centesimi di spesa per ogni abitante, ossia un valore pari alla metà di quello attualmente percepito. I gruppi stessi, dal canto loro,  hanno proposto una autoriforma e chiedono siano vietati i cosiddetti “monogruppi”, cioè quei Gruppi politici formati da un singolo consigliere, qualora indipendenti dalla lista elettorale, onde evitare così la moltiplicazione delle spese dovuta alla frammentazione dei Consigli.

Nelle bozze, a ragione di quanto richiesto dai Gruppi politici, si ipotizza saranno vietati gruppi autonomi con meno di 3 eletti. Intanto, per quanto riguarda la riforma delle Regioni, si concilia perfettamente  con le nuove norme sui Comuni in stato di predissesto finanziario e con la riforma delle Province. Il tentativo di mettere mano alla struttura degli enti locali è tanto difficile che il governo non mette comunque da parte l’ipotesi di un blitz costituzionale.

” Stiamo seriamente pensando  ad un intervento di tipo chirurgico sul titolo V in linea con le proposte fatte in Parlamento” dice Patroni Griffi. L’intervento designato dal ministro della P.A. riguarda “le competenze esclusive assegnate alle Regioni, la clausola di supremazia nazionale e valuteremo anche se aprire una riflessione sui controlli, quello della Commissione statale sulle Regioni e quelli delle Commissioni Regionali sugli enti locali”.

Redazione

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