Cronache da Nottingham: gogna mediatica e perdita dei diritti di voto per gli evasori

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In questa lunga e calda estate il Presidente del Consiglio Mario Monti in una intervista a Tempi ha dichiarato che  ”L’evasione fiscale produce un grosso danno nella percezione del paese all’estero. Io penso che l’Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno e che si trova da questo punto di vista in uno ‘stato di guerra”.

Nell’enfasi della battaglia Monti si è spinto fino ad ipotizzare l’opportunità di gogne mediatiche per gli evasori.

Rilancia il tema Francesco Pizzetti, docente di diritto costituzionale e fino a giugno 2012, presidente dell’Autorità garante per la privacy, in un’intervista al quotidiano Avvenire: “E’ vitale che si comprenda la necessità, in generale ma ancor più in questa fase storica, che tutti paghino le tasse. Può sembrare un’affermazione forte, ma io non vedrei male una norma per cui l’accertamento di un’evasione fiscale di un certo rilievo possa comportare la perdita dei diritti elettorali… Non per sempre, magari solo per un certo periodo…”. ”Un cittadino e’ tale se rispetta le leggi e paga le tasse. Ha presente il vecchio e solido principio liberale del no taxation without representation, per cui non si pagano le tasse, se non si possono eleggere propri rappresentanti? Ecco, può funzionare anche capovolto: se non si pagano le tasse, non si avrà diritto ad eleggere o ad essere eletti…”.

Credo sia inutile ribadire che evadere è sbagliato e che uno Stato deve essere in grado di poter contare su un adeguato gettito fiscale.

È vero altresi che se in Italia l’evasione gode o godeva di una certa tolleranza nell’opinione pubblica uno Stato legittimo e liberale deve agire in maniera di considerare nemico l’evasore, non il cittadino. La differenza non è banale e chi ha avuto rapporti con l’amministrazione finanziaria spesso nota l’assoluta confusione sul tema. Lo stesso processo tributario è fortemente sbilanciato a favore dell’Agenzia a discapito dei diritti del cittadino.

Se per i più evasore è chi non paga le tasse è corretto mettere sullo stesso piano chi ricorre a fatture false e chi a causa di un errore formale si trova a perdere una detrazione? Chi dichiaratamente truffa lo Stato e chi interpreta la norma in maniera non corretta (e le stesse interpretazioni dell’Agenzia variano nel tempo)?

Chi e quando si definisce l’evasore? In quale grado di giudizio?

Per combattere veramente l’evasione è importante snellire il sistema normativo, razionalizzare i controlli ed eliminare i finti alibi. Vediamo quali:

1  Il cittadino italiano subisce una tassazione altissima, tra le più alte al mondo, avendo in cambio servizi spesso mediocri. Ridurre la tassazione aiuterebbe a farla ritenere più equa e giusta.

2 Il sistema fiscale è spesso considerato nemico del cittadino. Quante proroghe di adempimenti abbiamo avuto nel 2012? Qualcuno ricorda la telenovela infinita dell’IMU? Possibile che in Italia sia complicato anche conoscere la data in cui pagare le imposte? Avete mai provato a chiedere in Agenzia un chiarimento su alcune normative? Spesso sono loro stessi in difficoltà nel rispondere. In quel caso, nelle difficoltà interpretative, si è evasori? Gogna e perdita del diritto di voto?

3 La normativa fiscale è estremamente complessa ed in continuo cambiamento. Una semplificazione ed una maggiore stabilità della normativa consentirebbero di ridurre il contenzioso e far concentrare i controlli su quei settori maggiormente a rischio evasione. Norme più semplici implicano anche meno risorse necessarie per i controlli, quindi consentirebbero di farne di più in minor tempo.

4 Alcuni settori difficilmente reggerebbero senza evasione. Si ha l’impressione che la stessa Agenzia tralasci di controllare per evitare di incrementare i già forti problemi occupazionali in alcuni settori ed in alcune aree del Paese. Parimenti spesso sono gli stessi imprenditori ad invocare maggiori controlli sui concorrenti sleali che gli impediscono di competere sul mercato (lavoro nero, importazioni illegali, evasione ecc..)

5 Spesso quelli che lanciano anatemi contro gli evasori sono gli stessi che non disdegnano di comprare beni e servizi pagando in nero in cambio di un congruo sconto. Non sono forse essi stessi colpevoli? Perché non si fa nulla per far passare questo messaggio?

6 Il dipendente pubblico che lavora poco e male non può essere in qualche modo paragonato esso stesso ad un evasore?

7 L’amministratore o il politico che ha sperperato denaro pubblico, anche in maniera lecita, non dovrebbe subire gogna mediatica e la sospensione dei diritti di voto ed eleggibilità?

8 I dipendenti di aziende, pubbliche e private, che operano in qualche modo in settori protetti (banche, telecomunicazioni, giornali, ecc) non sono forse stipendiati in parte con occulti balzelli a danno del cittadino? Quante di queste persone manterrebbero il proprio posto di lavoro in regime di libero mercato?

9 L’enorme burocrazia pubblica non garantisce forse una altrettanto grande burocrazia privata di cui molti godono i benefici (commercialisti, avvocati, formatori, ecc.).

Si può continuare all’infinito. A parità di colpa mi chiedo chi in questo Paese manterrebbe il diritto di voto.

Se lo Stato vuole ridurre l’evasione deve prioritariamente ricostruire il rapporto coi cittadini, mantenendo i propri impegni, tutelandone i diritti, restituendo i crediti di imposta, dando al cittadino indicazioni chiare e semplici su come calcolare e versare le imposte.

Meno proclami e più collaborazione, solo cosi a mio parere si uscirà dalla crisi.

 

Andrea Arrigo Panato

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