Biglietti gratis allo stadio, la casta scende in campo…per se stessa

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Un nuovo campionato di calcio è alle porte e, come d’abitudine, dietro alla palla che torna a rotolare, il Paese scatena i suoi peggiori vizi. Ha lottato strenuamente, ma alla fine pare esserci riuscita: la classe politica potrà continuare a vedere le partite gratuitamente. Un fenomeno che si ripercuote lungo lo stivale, a Milano come a Pescara, confermando come la febbre a 90 sia spesso il sintomo peggiore della mancanza di dignità. Non curanti dei milioni di tifosi che settimanalmente sacrificano laute fette del proprio stipendio per seguire le squadre in casa o, in casi ancor più estremi, in trasferta, i politici, infatti, battono forte i pugni sul tavolo per mantenere il proprio “diritto di prelazione” senza il minimo esborso.

Forse, serviva proprio la crisi economica più pesante che il calcio italiano abbia conosciuto nella sua storia moderna. Fatto sta che a Milano, per effetto di una nuova convenzione tra il Comune e il Consorzio San Siro 2000, verranno tagliati posti ai vip, per allargare la capienza di settori popolari. Intento nobile, eppure la politica al suo posto in prima fila non intende proprio rinunciare:  seggiolini, per l’appunto, nient’affatto confinati negli anfratti degli spalti, ma contigui alle tribune d’onore, dove si possono tessere relazioni, guardare i replay in tempo reale e magari brindare alla prodezza del beniamino di casa.

A innescare la miccia, dunque, la ridefinizione dei rapporti tra Comune di Milano e stadio Giuseppe Meazza. In barba alle normative che hanno creato infinite polemiche su tornelli, tessere del tifoso, cambi nominativi e via dicendo, fino a due mesi fa ai rappresentanti della politica locale venivano consegnati in maniera del tutto discrezionale ticket gratuiti e anonimi, che potevano finire senza troppi patemi in mano a conoscenti o amici. Da domenica prossima, però, anche i biglietti destinati pubblici funzionari diventano nominali, di modo che anche gli “utilizzatori finali” potranno essere, in ogni caso, identificabili. Entreranno, dunque, ancora gratis, ma almeno non saranno in incognito.

Restano, comunque, ben 150 i tagliandi della Scala del calcio destinati ad assessori, direzione generale, segreteria, consiglieri comunali, consigli di Zona e via discorrendo: tutti, naturalmente, nel primo anello rosso, il settore più costoso ed elitario dell’impianto milanese. Per ciascun destinatario, una coppia di biglietti: in caso di gol, d’altra parte, qualcuno bisognerà pur abbracciare. Stessa sorte tochcherà ai dipendenti comunali, a cui disposizione verranno messi 30 ingressi a evento: una coppia di biglietti a testa che saranno sorteggiati in maniera totalmente casuale ogni domenica.

In metropoli come in provincia, dunque, quello del diritto divino al posto – gratuito – in prima fila è un beneficio a cui la tanto vituperata casta non ha intenzione di rinunciare. Ne sanno qualcosa anche a Pescara, dove domenica si gioca Pescara-Inter, debutto per la squadra di casa nella massima serie dopo 20 anni di purgatorio nelle leghe inferiori. Inutile sottolineare che l’attesa in città è spasmodica, con lo stadio Adriatico tutto esaurito e una caccia al biglietto che, nonostante i botteghini chiusi, prosegue per vie, diciamo così, più informali.

A cercare di farsi largo tra chi non ha in mano il prezioso tagliando, ecco i consiglieri comunali impegnati in un pressing asfissiante sulla società sportiva, affinché accordi loro gratuitamente ben 150 tagliandi (gli stessi di San Siro!) per assistere al match. Tutto questo, mentre i posti destinati ai disabili sono stati ridotti del 75%. Eppure, i consiglieri-capitifosi non intendono rinunciare a quello che, in cuor loro, ritengono un pieno diritto, in base al regolamento che accorda ai ricoprenti incarichi pubblici il libero accesso agli impianti sportivi.

Dall’esposione del caso, in città è nata una faida vera e propria, finalizzata a conoscere nomi e cognomi dei 150 “senza volto” che avrebbero preteso di assistere gratuitamente alla partita. Dopo alcune verifiche, è stato precisato che i nomi sarebbero “soltanto” 54. I sospetti, però, non spariti e i consiglieri più scettici hanno voluto vederci chiaro,chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine. Così, mentre arrivano le prime dimissioni e non si affievoliscono le polemiche, quel che resta di questi nuovi scandali all’italiana è la riduzione di una grande festa popolare, come l’inizio del campionato di calcio, alla solita guerra delle rendite di posizione, ammorbata dalla solita, desolante valanga di “lei non sa chi sono io”.

Francesco Maltoni

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