Legge elettorale in dirittura d’arrivo: c’è veramente l’accordo?

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La legge elettorale è la legge di Peter Pan, perché è come l’isola che non c’è, non c’è per l’appunto. Non sono serviti i reiterati appelli del presidente Napolitano, non è bastato lo stato delle cose che sarebbe più che sufficiente a giustificare una immediata risoluzione del problema, non è bastato nemmeno un pool di sherpa della maggioranza per trovare un accordo. Oggi assistiamo, francamente ironici, all’ennesima dichiarazione di, a questo punto, irragionevole ottimismo; “l’accordo” sulla legge elettorale “è a portata di mano”. E’ quello che ha sostenuto dal Meeting di Rimini Enrico Letta. Ci ha pensato a spegnere la fiamma dell’ottimismo, non certo la nostra ironia ma Cicchitto che ha, giustamente, definito l’annuncio intempestivo.

La cosa certa di questa legge elettorale è l’avvio dell’iter parlamentare, per mercoledì è fissata la deadline per la commissione Affari costituzionali. Al momento gli sherpa di Pd e Pdl hanno raggiunto questi termini del negoziato; premio di maggioranza al partito ( per la gioia del Pdl) e collegi (per la gioia del PD), tuttavia siamo lungi dall’essere all’epilogo di una vicenda che sembra non fare altro che complicarsi a causa di tatticismi e ostruzionismi più o meno “cavallereschi”.

Dunque difficile credere all’entusiasta Letta, ancor di più se non si fa in tempo a rilevare la sua dichiarazione che già Cicchitto ha messo in acqua i siluri per affondarla “i tempi sono molto stretti” ha detto l’onorevole “ Il filo di un confronto non si è interrotto, ma sulle varie ipotesi in campo dovrà esercitarsi la riflessione delle forze politiche e parlamentari”. Insomma questo matrimonio s’ha da fa ma di sicuro anche il coreteggiamento vuole il suo tempo, anche perché gli elementi di scontro non mancano, a partire dal premio di maggioranza.

Sono solo 3, infatti, i punti percentuali di differenza, il Pd lo vorrebbe di 15 il Pdl di 12, ma sembrano fare tutta la differenza del mondo; non solo, ma una volta deciso il premio bisognerà poi riflettere sulla definizione dell’impianto proporzionale. Fra le varie proposte pare si stia facendo largo quella del Provincellum, ossia si certifica il peso di un partito nella circoscrizione, i seggi da assegnare e solo a quel punto si vede se nei collegi passa un candidato o meno, un sistema che incontra già prima di nascere le prime critiche; “una schifezza” sostiene Salvatore Vassallo del Pd.

Ad ogni modo che il Provincellum passi è ancora elemento tutto da chiarire perché il dissenso sembra trasversale alle parti politiche visto che anche Gaetano Quagliariello del Pdl lo contestò molto, attribuendone l’ideazione addirittura allo stesso Pd. Il punto nodale è che ciascuno lavora per il proprio interesse perché oltre alle “voglie” di Pd e Pdl non bisogna dimenticarsi dell’Udc, che non ha minor voce in capitolo. Il partito di Casini spinge per le preferenze ai collegi perché questo tipo di pressione farebbe saltare gli accordi e manderebbe al voto con il Porcellum, la legge che è in grado di garantire, al momento, il miglior risultato elettorale per l’ex scudo crociato. In tutto questo non mancano, come sempre, le bordate di Di Pietro che non ci sta e parla di “superporcellum” e “superpocata” attingendo alla celebre definizione di calderoliana memoria, quindi difficile, in questo girone infernale, che si trovi un accordo in tempi stretti, sono troppi i mal di pancia da curare al momento.

Alessandro Camillini

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