Inail e operai, il prezzo della vita tra palco e realtà

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Scende in campo il web per corrispondere ai parenti di Matteo Armellini un trattamento economico degno di un ragazzo 32enne che ha perso la vita svolgendo il proprio, pericoloso lavoro e si è visto valutare dall’Inail un’esistenza pari a due stipendi scarsi.

Una sinergia tra Antonio Crea, del blog “Il Tafano” e il sacerdote genovese don Paolo Farinella, e subito dalle piazze telematiche parte una colletta per i cari dell’operaio morto  il 5 marzo scorso durante il montaggio del palco, in preparazione di un concerto di Laura Pausini.

Non ci fu nulla da fare per il 32enne membro della crew, che rimase schiacciato dal peso del palcoscenico durante le operazioni di allestimento per il live della “Laura nazionale” a Reggio Calabria. Una morte che seguì di poche settimane quella di un altro “roadie” appena ventenne, Francesco Pinna, che aveva perso la vita durante i lavori alle strutture per il concerto di Jovanotti a Trieste. Da questa drammatica successione di eventi, partirono richieste di riflessione, le star della musica, affrante, implorarono più sicurezza. E, anche per l’operaio in servizio per Jovanotti montò la polemica di condizioni lavorative a rischio e, soprattutto, di trattamenti economici disarmanti. Per Pinna, studente lavoratore, si parlò, infatti, di un rimborso di soli 5 euro l’ora, poi seccamente smentito dai responsabili.

Fatto sta che, ora, la doccia fredda è arrivata per la famiglia di Armellini, che si è vista corrispondere un risarcimento di 1936,80 euro dall’Inail. Appena la notizia è stata divulgata, l’interrogativo comune è stato uno soltanto: davvero la vita di un essere umano, nel fiore degli anni, vale così poco? Fino a che punto, come recita l’adagio, il lavoro nobilita l’uomo? Di fronte allo sgomento generale, però, la rete è riuscita ad aprire un’altra strada: quella del mutuo aiuto economico.

Forte della leva di automobilitazione che contraddistingue i movimenti popolari di internet, è stata dunque lanciato il progetto per rimpinguare con contributi privati l’indecente “elemosina” dell’Inail, resa pubblica direttamente dalla madre di Armellini. “E’ una questione di dignità”, ha spiegato la madre “non tanto per il denaro, ma perché nell’oggetto del pagamento si parla di risarcimento per infortunio e malattia professionale“.

La battaglia della madre di Matteo va però oltre, e si spinge proprio in quella direzione che, sull’onda dell’emotività, aveva portato ad esporsi proprio i big della musica, le cui strutture erano state fatali per due operai nell’arco di poche settimane. “Bisogna rivedere il modo in cui viene gestito il lavoro dei ragazzi che collaborano all’allestimento dei palchi – osserva la madre di Armellini –  non hanno alcuna copertura assicurativa. Ai miei tempi, un sindacato non avrebbe mai permesso una cosa del genere”.

Nel frattempo, il direttore generale dell’Inail Giuseppe Lucibello ha chiarito che la cifra corrisposta sarebbe “un anticipo dell’assegno funerario. Non si tratta di un risarcimento”. Dal vertice dell’ente per gli infortuni sul lavoro, però, non si promettono rimborsi elevati: “La retribuzione molto bassa del ragazzo non consente di immaginare risarcimenti consistenti. Con le attuali leggi, l’Inail risarcisce quello che può ma ha avanzato più volte proposte per meglio tutelare i più giovani”. Ma, se la vita di un ragazzo vale poco più di un televisore, allora il confine tra prestazione lavorativa e carne da macello diventa tragicamente nebuloso.

Dallo staff della Pausini trapela l’amarezza della cantante. Forse, a questo punto, non sarebbe male che gli artisti si muovessero per dare un’accelerata normativa in prima persona: il business musicale richiede tempi sempre più stretti e operazioni sempre più sofisticate di montaggio, che espongono le maestranze a rischi innumerevoli per l’altezza, il peso delle strutture e, spesso, l’inesperienza di ragazzi volenterosi ma alla prima esperienza. Forse, per le star, sarebbe anche il caso di partire rinunciando a qualche scenografia un po’ troppo faraonica e, insieme, programmare tournée più dilatate, per dare fiato agli operai, spesso giovanissimi o inesperti, consentendo loro di lavorare in sicurezza e senza affanni. Ma, soprattutto, è necessario che, sullo sfondo, lo Stato e le imprese riconoscano il valore sociale e culturale di queste occupazioni, che spesso sono la prima occupazione per tanti ragazzi in cerca di autosufficienza economica. Ancora di più, in conseguenza, non potrà mancare dal tavolo per queste tipologie di lavori a forte rischio una copertura assicurativa degna di un Paese che vuole continuare a dirsi avanzato, ma soprattutto civile.

Francesco Maltoni

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