Moody’s colpisce ancora: outlook negativo anche per l’Efsf

Redazione 25/07/12
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Diciamoci la verità: chi conosceva le agenzie di rating (e lo spread) prima dell’esplodere della crisi del debito sovrano in Europa nel 2010? Probabilmente solo chi lavorava direttamente nel settore bancario ed assicurativo. La crisi ha insegnato a noi tutti “comuni mortali” (anche se avremmo preferito volentieri farne a meno!) un lessico finanziario che fino a poco tempo fa non immaginavamo lontanamente.

Comunque, ci risiamo. Puntuale come sempre in questi casi, il colosso americano del rating Moody’s (secondo per importanza a Standard & Poors e seguito in terza posizione da Fitch), che a inizio settimana aveva rivisto al ribasso l’outlook (ovvero le prospettive di medio-lungo termine) di Germania, Olanda e Lussemburgo portandolo da “stabile” a “negativo”, ha oggi colpito il Fondo Salva Stati europeo, l’Efsf (European financial stabilty facility), attribuendo anche ad esso una prospettiva “negativa”.

La ragione è semplice, e strettamente collegata a quanto accaduto lunedì. Germania, Olanda e Lussemburgo sono tra gli ormai pochi Paesi dell’Eurozona che godono della “Tripla A”, il massimo grado di sicurezza, garanzia ed affidabilità di cui si può disporre sui mercati (anche se ricordiamo il crac della Lehmann Brothers nell’estate 2008, la goccia che fece traboccare il vaso della crisi ancora in atto, quando l’enorme banca d’affari americana aveva la Tripla A ancora il giorno prima del default…). Solo la Finlandia, l’altro Paese con Tripla A, ha mantenuto un outlook “stabile”. Moody’s non ha declassato questi Stati ma ne ha giudicato il futuro a rischio peggioramento, data la “crescente incertezza della zona euro” e la “forte probabilità” di aiuti cui sarebbero chiamati nel caso in cui grandi economie, come Spagna ed Italia, dovessero aver bisogno di sostegno (e per la Spagna è già così).

La valutazione (rating) dell’Efsf è strettamente collegata a quella dei suoi principali Paesi contributori: a parte Olanda e Lussemburgo (che detengono piccole quote), una revisione al ribasso delle prospettive della Germania (primo Paese sostenitore del Fondo) spiega, secondo Moody’s, il perché di un analogo provvedimento preso nei confronti dell’Efsf stesso.

Moody’s ha anche spiegato che, tuttavia, le emissioni del Fondo continuano per il momento a mantenere la Tripla A e che, dato che l’outlook ha un “orizzonte temporale di 12-18 mesi”, questo non comporta nessun declassamento “nel futuro immediato”.

Sarà… Ma ci sia lecito conservare dubbi in merito all’affidabilità di chi ha conflitti d’interesse enormi in una gara di cui dovrebbe essere arbitro imparziale. Ed è proprio questa la vera grande stortura del sistema di controllo del rating.

Creato nel 2010 per dare assistenza finanziaria ai Paesi dell’area euro colpiti dalla crisi, l’Efsf raccoglie capitali garantiti dai Paesi a moneta unica in proporzione alle loro rispettive partecipazioni presso la Banca centrale europea. Il Fondo può (e finora così ha fatto, in ordine di tempo, con Grecia, Irlanda e Portogallo) erogare prestiti agli Stati assistiti a tassi di interesse notevolmente inferiori rispetto a quelli richiesti dai mercati (con spread, cioè, molto più bassi e “sostenibili”).

Il tedesco Klaus Regling, amministratore delegato del Fondo Salva Stati, è intervenuto tempestivamente per gettare acqua sul fuoco: “L’outlook negativo non ha maggior peso del fatto che, nonostante le condizioni volatili sui mercati, l’Efsf è un emettitore fidato e consolidato”, sottolineando in un comunicato come il Fondo abbia recentissimamente collocato sul mercato titoli a breve scadenza (6 mesi) addirittura con un rendimento negativo pari allo -0,0113%, fatto che sottolinea come gli investitori ritengano tale soggetto molto affidabile.

Tuttavia, il dubbio di fondo resta, così come la paure dell’instabilità. Se nemmeno più la Germania (e con lei il Fondo Salva Stati) può sentirsi completamente al sicuro, viene da chiedersi cosa sarà delle pagelle di noi Italiani… Anche se sarebbe quanto mai indispensabile dare una pagella anche ai sedicenti “signori del rating”.

Redazione

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