Agenzia delle Entrate: “Il fisco italiano è un pachiderma”

Redazione 24/07/12
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Il fisco? “Un pachiderma burocratico“. A firmare questa dichiarazione, non il solito cittadino piagnucolone capace solo di prendersela con lo Stato “esattore” impenitente. A sostenere questa scuola di pensiero sull’elefantiaco sistema tributario del Belpaese, udite udite, è nientemeno che Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, l’organismo statale forse più contestato del 2012, soprattutto dopo i rimedi introdotti dal governo di Mario Monti, Imu in primis.

Ma Befera è andato oltre. “Ci sono troppe norme” ha spiegato, un fenomeno che a suo avviso si è generato in seguito alla “bulimia delle norme fiscali negli ultimi 40 anni. Si acceleri – ha auspicato – con le semplificazioni“. Una condanna senza mezzi termini all’apparato legislativo che sorregge le riscossioni tributarie, insomma, che arriva proprio dal vertice di quel processo tanto inviso agli italiani, la riscossione del gettito.  “Compilare da soli un modello 730 è quasi impossibile”, ha spiegato il numero uno dell’Agenzia.

A ricevere un plauso unanime del 98,7%, secondo quanto emerso da una ricerca condotta dall’Ispo di Renato Mannheimer, sono i Caf, i Centri di assistenza fiscale. Contribuenti sempre più arrabbiati, ma utenti soddisfatti delle strategie di supporto informativo: questo, dunque, il doppio volto degli Italiani di fronte all’Agenzia delle Entrate. Gli sportelli di consulenza per la compilazione del 730, però, richiedono urgentemente di stare al passo coi tempi.

L’allarme in questione arriva direttamente dalla Consulta dei Centri, che denuncia come lo stallo delle funzioni Caf risalga addirittura a 20 anni fa: dal punto di vista tecnologico, informativo ed economico, un secolo o anche di più. Tre le aree che andrebbero ridisegnate, secondo gli interessati, per dare una pennellata di vernice fresca agli sportelli di consulenza: ampliamento del parco dei soggetti a imposizione fiscale che possano accedere alla compilaizone del 730, dematerializzazione e condivisione delle pratiche con la stessa Agenzia delle Entrate e, in secondo luogo, con l’Inps.

“Senza i Caf compilare il 730 sarebbe impossibile, figuriamoci un modello Unico”, ha sottolineato ancora  Befera, che ha suggerito di ripensare anche il sistema degli adempimenti, per ridurre quelli superflui. Infine, le agevolazioni: secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate il computo economico di questi provvedimenti si aggirerebbe sui “240 miliardi di euro, per oltre 700 aiuti”. Di questi, a suo avviso, andrebbero identificate e depennate quelle voci ormai infruttifere.

Ecco, dunque, il “metodo Befera” per traghettare l’Agenzia delle Entrate verso una dimensione più al passo coi tempi. Anche perché, nonostante le polemiche dei cittadini, di fronte a questa Europa ingorda di revisioni fiscali, pilotare l’ente alle redini del procedimento di riscossione può sicuramente voler dire lavoro extra, tra norme e cavilli sempre più pressanti, ma anche un’influenza crescente, dentro e fuori i palazzi di potere.

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