Tutte le tappe della spending review 2012

Redazione 06/07/12
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Il Consiglio dei Ministri ha dato l’ok definitivo alla spending review 2012, il pacchetto di misure destinate a ridurre la spesa pubblica e a trovare, in tempo utile, risorse per scongiurare, tra l’altro, l’aumento dell’Iva nell’anno in corso. L’iter dei provvedimenti in soccorso delle finanze statali giunge, dunque, a un primo compimento, proprio al fotofinish dei due mesi utili per la conversione. Ma gli effetti che cadranno sui cittadini, sono ancora tutti da vedere. Il premier Monti, dal canto suo, non ha intenzione di perdere tempo: la sua speranza sarebbe quella di convertire l’ultimo, e più importante, decreto entro il 4 agosto, giorno in cui le Camere chiuderanno ufficialmente per ferie. Per riuscirci, dovrà sottoporre commissioni, Ministeri e parlamentari a un vero e proprio tour de force in aula. Dopo le analisi svolte nelle ultime settimane, infatti, la clessidra è quasi vuota: la spending review, nella visione del governo, non può attendere ulteriormente.

Il termine “spending review” si impone al dibattito nello scorso aprile, quando si diffonde la notizia della nomina di Enrico Bondi a supervisore straordinario dei conti pubblici. Obiettivo unico del “prescelto”: scovare, nella totalità della spesa, tutti gli sprechi, le voci da ridimensionare e, soprattutto, i tagli non rinviabili. Missione quasi impossibile, che ha suscitato lamentele e proteste sin dalla prima ora e che, oggi, arriva a chiedere nuovi, importanti sacrifici ad alcuni settori chiave dello Stato italiano. Welfare, giustizia, amministrazione, professioni: non c’è ambito del vivere civile che le lame della spending review non arrivino quantomeno a sfiorare.

Ma è anche l’iter legislativo della “manovrina”, in linea con tutte le riforme più discusse, ad aver trovato un percorso accidentato, sicuramente per via della delicatezza dei tasti che, oggi sappiamo, si sarebbe andati a toccare. Eppure, almeno nelle intenzioni, alla politica dell’accetta dovrebbe accompagnarsi un percorso di ammodernamento, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture della pubblica amministrazione. Ma andiamo con ordine.

9 maggio 2012: viene approvato il decreto legge 52/2012, che viene giustificato, in apertura, con “assoluta necessità ed urgenza”. Entra in carica ufficialmente il supercommissario Enrico Bondi. Sedici gli articoli contenuti nel decreto-cornice: vengono indicati i caratteri della la task-force che dovrà redigere le linee guida del risparmio: tagli mirati alla razionalizzazione della spesa. Il decreto traccheggia qualche settimana tra le Camere, prima di subire un’improvvisa accelerazione questa settimana, in vista della scadenza dei 60 giorni utili per la conversione in legge. Esito raggiunto ieri nel terzo passaggio al Senato: un vero tour de force, intervallato dai confronti serrati con sindacati e ministri. Fin da questo primo step, l’attenzione è posta sulla pubblica amministrazione: appalti più snelli, risparmio energetico, implementazione digitale sono solo le prime indicazioni, che verranno via via integrate da misure sempre più influenti nel tessuto amministrativo e sociale del Paese. Viene, in aggiunta, introdotta la figura del controllore dei conti anche all’interno degli enti locali.

15 giugno 2012 – Riunione del Consiglio dei Ministri,  viene emanato il D.L. 83/2012 , il decreto della Crescita. I punti principali che intende affrontare per riavviare la ripresa economica del paese sono 4: misure urgenti per le infrastrutture dell’edilizia ed i trasporti, misure urgenti per l’agenda digitale e la trasparenza nella pubblica amministrazione, misure urgenti per lo sviluppo economico,  disposizioni finanziare.

Quello che appare chiaro più di ogni altra cosa è l’urgenza delle misure che devono essere applicate. Il programma concernente edilizia e trasporti si snoda attraverso 17 articoli che partono dall’attrazione dei capitali privati che dovrebbero essere agevolati da una minor pressione fiscale favorita dai finanziamenti alle infrastrutture che dovrebbero godere dei benefici della defiscalizzazione e della riduzione sensibile dell’affidamento di concessioni di lavoro a terzi. Ripresa economica che, in stile roosveltiano, si prefigge di passare anche per mezzo di opere pubbliche atte a rimodernare il paese e a favorire l’impiego, la più importante delle quali è l’Expo del 2015, oltre gli interventi autostradali. Per quanto concerne il puro rilancio dell’edilizia invece si punta sul ripristino dell’iva per cessioni e locazioni di nuove costruzioni, l’applicazione di misure atte alla ricostruzione e alla ripresa economica dei territori colpiti da eventi sismici nel maggio del 2012, oltre alle detrazioni derivanti dalla ristrutturazione e dalle opere di efficientamento energetico e alla riqualifica di aeree urbane. In senso commerciale si registrerà un ammorbidimento in materia di autorizzazioni per l’esercizio dell’edilizia che ne dovrebbe favorire l’incremento.

Discorso analogo di agevolazioni ed incentivi vale per il settore dei trasporti, con grandi benefici per le aree portuali che godono di un regime fiscale agevolato, una scelta importante vista la dislocazione geografica del nostro paese. Dunque autonomia e finanziamento per i porti italiani affinché possano incrementare il proprio traffico commerciale.

Le misure urgenti per l’agenda digitale e la trasparenza nella pubblica amministrazione si fondano su una informatizzazione del paese, un processo capace di ampliare le potezialità di comunicazione fra gli organi di stato e un modo di gestione più trasparente capace di snellire il sistema attuale. Ne dovrebbe beneficiare sensibilmente la pubblica amministrazione e quindi tutte le infrastrutture pubbliche , ma non solo perchè anche il comparto universitario è pensato per partecipare all’evoluzione dell’amministrazione pubblica tramite la digitalizzazione.

Le misure dello sviluppo economico partono invece dall’imprescindibilità dello sviluppo e della crescita  sostenibile favorito da un contributo tramite credito di imposta per le nuove assunzioni di profili altamente qualificati. All’erogazione dei finanziamenti si accompagna però un regime di controllo e monitoraggio più ferreo e certosino, ultimo ,ma solo in ambito cronologico, tentativo di combattere l’evasione fiscale, sanguinosa piaga dello stivale tricolore. Come per l’edilizia nelle zone terremotate si punta ad una politica di soccorso per le aree di crisi industriale tramite opera di riconversione e riqualificazione produttiva, non solo ma sono stabilite nuove condizioni per facilitare la gestione delle crisi aziendali partendo dalla revisione della legge fallimentare  per favorire la continuità aziendale. Particolare attenzione viene attribuita anche ai biocarburanti, idrocarburi e petrolio di cui si intende mettere in atto una semplificazione per quanto concerne la ricerca, la gestione e la contabilizzazione. A questa politica energetica si affianca quella concernente le energie pulite che vengono incentivate dalle semplificazioni delle attivita’ di realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale. Le accise sull’elettricità e sui prodotti energetici subiscono un abbattimento per favorire regimi tariffari speciali per i grandi consumatori industriali di energia elettrica. In ultimo ambiziosa la proposta di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e consorzi per l’internazionalizzazione, per favorire l’esportazione del made in italy nel mondo.

La sezione pertinente alle disposizioni finanziare si prefigge di semplificare le esigenze legislative ed amministrative, il nuovo regolamento finanziario si limita a precisare i grandi principi e le norme di base che disciplinano il bilancio.

27 giugno 2012: è la volta del decreto 87/2012: anche qui, termine per la conversione rimandato a dopo le vacanze, ma la materia è delicata. Oggetto, le dismissioni del patrimonio pubblico, riduzione del personale, disciplina degli aiuti di Stato nel settore bancario. Attualmente, il decreto è fermo alle commissioni riunite di Bilancio e Finanze del Senato.

5 luglio 2012: viene approvato il decreto Spending review “bis”, che introduce alla nuova fase operativa della manovra: nel pieno dell’estate, l’atmosfera si fa bollente per l’inserimento nella spending review di temi come la sanità, il pubblico impiego, le aule di giustizia. Vengono ritenuti a rischio oltre 100 ospedali, 33 tribunali, i dipendenti pubblici over 60. Di questi, decine di migliaia sono pronti al prepensionamento con mobilità biennale e salario fissato all’80% di quello attuale.  A finanziare questa novità, sarà il congelamento del Tfr. Al momento, sono stati “congelate” le cancellazioni dei mini-ospedali e l’accorpamento delle Province (una quarantina quelle a rischio). Sugli istituti, comunque, la filosofia è quella di ridurre quelli di dimensioni troppo ridotte, siano esse strutture sanitarie o Province, per alleggerire il loro peso alle casse statali. Proteste si alzano dagli enti periferici, dai pubblici impiegati, dalle farmacie, dai sindacati e dal mondo dell’istruzione; resistenze sono arrivate anche da alcuni ministri, preoccupati per gli annunciati tagli al personale.  La battaglia parlamentare non è ancora finita.

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