Riforma dell’assetto costituzionale dello Stato: si parte?

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Abbiamo più volte ribadito che una revisione organica dell’organizzazione della Repubblica è necessaria per semplificare il sistema, partendo però dal riordino delle competenze e basato sul sistema delle autonomie voluto dalla Costituzione e sancito dalla Carta Europea delle Autonomie Locali.

Adesso finalmente anche gli organi parlamentari sembrano acquisire consapevolezza che non è possibile procedere con scelte frettolose, dettate dall’emergenza, che risultano essere inattuabili e dannose.

La Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, istituita dall’art. 3 della Legge 5 maggio 2009, n. 42 “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione” ha infatti approvato il 29 maggio scorso la relazione di proposta al Governo sulla riforma complessiva dell’assetto costituzionale dello Stato.

 Il documento approvato dalla Commissione, composta da quindici senatori e da quindici deputati, attua l’art. 5 del Regolamento che prevede che “sulla base dell’attività conoscitiva svolta, la Commissione può, mediante l’approvazione di un apposito documento, formulare osservazioni e fornire al Governo elementi di valutazione utili ai fini della predisposizione degli schemi di decreti legislativi di attuazione della delega legislativa conferita dall’articolo 2 della legge n. 42 del 2009”.

Osserva la Commissione che è indispensabile superare rapidamente, attraverso l’approvazione della Carta delle autonomie locali, la separazione finora operata tra il federalismo fiscale e il processo di riallocazione e riorganizzazione delle funzioni tra i diversi livelli di governo, nonché di revisione della struttura organizzativa a più livelli di governo della Repubblica e di riduzione dei centri di spesa, il quale di per sé potrebbe consentire una riduzione della spesa corrente e una conseguente riduzione della tassazione a livello sub statale.

La responsabilità e l’autonomia dei governi locali e regionali in campo fiscale risulterebbero utili per attivare il circuito di controllo dei cittadini sulle prestazioni delle amministrazioni e per renderle di conseguenza più efficienti e più capaci anche di ridurre la spesa e gli sprechi.

Il meccanismo dei costi e dei fabbisogni standard per regioni ed enti locali relativo ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali può rappresentare un modo efficace per effettuare la spending review nel sistema delle autonomie territoriali e, come tale, può e deve essere portato avanti, se possibile accelerando le scadenze previste ed estendendone principi e strumenti attuativi anche all’apparato centrale dello Stato.

Sulla base di queste premesse la Commissione Parlamentare indica al governo alcune priorità di intervento, fra le quali:

– dare piena e completa attuazione alla legge delega entro la fine di questa legislatura in modo da garantire l’effettiva operatività del sistema di federalismo fiscale;

– insediare con la massima urgenza la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, per la quale le regioni, le province e i comuni hanno già provveduto ad effettuare le rispettive designazioni, con il compito di concorrere alla definizione degli  obiettivi di finanza pubblica per comparto, anche in relazione ai livelli di pressione fiscale e di indebitamento e alla verifica periodica del nuovo ordinamento finanziario, proponendo eventuali modifiche o adeguamenti del sistema;

– verificare prioritariamente l’attuazione della procedura per l’individuazione dei costi e fabbisogni standard e degli obiettivi di servizio ed adottare tutti gli atti conseguenti e necessari ai fini della loro compiuta determinazione, in modo da consentire l’avvio di una efficace revisione della spesa delle amministrazioni regionali e locali, specie in campo sanitario; i principi e gli strumenti attuativi relativi alla determinazione dei costi e dei fabbisogni standard dovrebbero essere estesi anche alle amministrazioni statali, quale elemento della spending review; l’operatività del criterio dei costi standard relativi al servizio sanitario e dei fabbisogni standard per comuni e province dovrebbe altresì consentire agli enti territoriali di contenere la pressione fiscale derivante dalle imposte di propria competenza, in particolare dalle addizionali, e indurre gli amministratori alla massima responsabilizzazione;

– adottare con gli strumenti di programmazione finanziaria e la legge di stabilità per il 2013 tutti i provvedimenti per il coordinamento dinamico della finanza pubblica previsti dalla legge delega e dai decreti legislativi approvati, con particolare riferimento al percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali di cui all’articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione 68) e alla determinazione dell’obiettivo programmato della pressione fiscale complessiva, nel rispetto dell’autonomia tributaria delle regioni e degli enti locali;

– rivedere, in coerenza con la normativa in materia di meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni, le regole del patto di stabilità interno che non dovrà più essere sottoposto a continue variazioni e dovrà porre alle autonomie territoriali gli stessi vincoli complessivi a livello di singoli comparti che valgono per il bilancio dello Stato, agevolando l’esercizio dell’autonomia locale e lo sviluppo della spesa per investimenti.

– La disciplina dell’IMU dovrà altresì essere riconsiderata, una volta acquisita l’entità del gettito relativo al versamento della prima rata previsto per giugno, aumentando i margini di autonomia nella gestione dell’imposta da parte dei Comuni, soprattutto per ciò che concerne le aliquote e le stesse detrazioni sull’abitazione principale, in modo da consentire la riduzione del carico fiscale che grava sull’abitazione principale, fino ad arrivare sia a forme di esenzione parziale, sia al completo azzeramento dell’imposta, anche in relazione alle condizioni sociali ed economiche dei contribuenti;

– per quanto riguarda la riforma delle Province, introdotta dal decreto-legge n. 201/2011, riconsiderare l’impatto che il trasferimento delle funzioni e delle risorse oggi gestite dalle Province avrà sui bilanci e sull’organizzazione di regioni e comuni; a tal fine, valutare l’opportunità di prorogare sino al 31 marzo 2013 gli organi di governo delle Province che devono essere rinnovati entro il 31 dicembre 2012 in modo che entro tale data il Parlamento riesca ad approvare una riforma organica delle istituzioni di governo di area vasta, con la quale pervenire ad una nuova articolazione del sistema delle autonomie, caratterizzata da una chiara ripartizione delle funzioni, dalla eliminazione di sovrapposizioni e ridondanze e dall’adeguatezza rispetto agli ambiti territoriali relativi a ciascun livello di governo, nonché, conseguentemente, dall’eliminazione dei poteri fiscali oggi attributi, in modo eccessivamente frammentato, agli enti che saranno soppressi per effetto dell’accorpamento. Mediante tale riforma, in particolare, si dovrà assicurare una effettiva razionalizzazione delle Province, attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni e una ridefinizione delle funzioni, anche con la soppressione degli enti strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono funzioni esercitabili direttamente da parte delle autonomie territoriali, l’istituzione delle città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane, nonché il riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato;

– coordinare l’assetto della finanza delle province con quelle in corso di approvazione nell’ambito della Carta delle autonomie locali, anche al fine di assicurare la proporzionalità tra l’autonomia impositiva riconosciuta a tali enti e le funzioni ad essi assegnate;

– verificare il motivo della mancata emanazione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che completano il percorso del federalismo demaniale alle autonomie territoriali di un proprio patrimonio;

– definire le modalità di finanziamento della spesa in conto capitale di regioni ed enti locali, introducendo meccanismi trasparenti e valutabili di raccordo fra perequazione infrastrutturale, fabbisogni standard e norme programmatiche per il coordinamento fra spese in conto capitale ordinarie e interventi speciali, anche con specifico riferimento ai territori montani e alle isole minori;

– accelerare l’attuazione dei principi del federalismo fiscale nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome.

– riconsiderare la disciplina in materia di tesoreria unica, per verificare i reali effetti sui bilanci comunali, valutando la possibilità di diverse forme di compensazione delle eventuali minori disponibilità per i Comuni;

Finalmente!

Il documento approvato dalla Commissione potrebbe finalmente essere l’occasione per affrontare in modo sistematico ed organico il tema del riassetto istituzionale.

La discussione avviata in Parlamento è auspicabile in ogni caso che riesca a superare e modificare radicalmente i contenuti di provvedimenti affrettati, confusi, dettati esclusivamente dalla necessità di offrire al dibattito mediatico quel “taglio” tanto invocato, ma purtroppo altrettanto poco ponderato, da chi, cavalcando le indubbie e gravissime difficoltà del nostro sistema politico ed economico, propone soluzioni devastanti per l’intero assetto costituzionale dello Stato ed in particolare per le Autonomie Locali, che andrebbero al contrario rafforzate e tutelate nell’erogazione dei servizi essenziali, in quanto oggi, molto più che il ritorno al centralismo, da sole possono riuscire a tentare di interpretare e gestire le aspettative e i bisogni dei cittadini.


Carlo Rapicavoli

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