Le Province? Come i cacciabombardieri, un inutile spreco!

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Non passa giorno senza assistere ad interventi di qualche politico, commentatore o giornalista, che non sottolinei quanto l’Italia beneficerebbe dalla soppressione delle Province, fonte di sprechi.

Petizioni e accorati appelli si susseguono verso il Governo per liberare la nostra Repubblica da questo insopportabile fardello, dal cancro che mina dall’interno l’efficienza delle nostra Pubblica Amministrazione e determina un costo insostenibile per il bilancio dello Stato.

L’ultimo spericolato parallelismo di qualcuno dei leader politici in un dibattito televisivo: “Le Province sono uno spreco come i cacciabombardieri!”.

Incredibile!

Uno spreco?

Senza richiamare gli studi della Bocconi, gli innumerevoli e tanto documentati quanto volutamente ignorati dossier dell’UPI, gli interventi di numerosi illustri giuristi, altrettanto ignorati o tacciati di “conservatorismo” solo perché individuano le criticità di una scelta affrettata e avulsa da una riforma organica oltre che in contrasto evidente con i principi costituzionali, è utile e sufficiente ribadire quanto dichiarato dalla stessa Relazione Tecnica che accompagna il Decreto “Salva Italia” del Governo Monti, della cui affidabilità e correttezza nessuno dubita:

Considerando che le risorse umane, finanziarie e strumentali rimangono legate alle funzioni che si trasferiscono si ritiene di non stimare su tale versante risparmi di spesa (tali risparmi appaiono verosimilmente destinati a prodursi nel tempo, attraverso la futura razionalizzazione dell’assetto organizzativo e lo sfruttamento delle economie di scala).

Per quanto attiene i c.d. “costi della politica” che – da dati SIOPE – ammontano a circa 130 milioni di euro lordi, appare verosimile considerare una riduzione percentuale nell’ordine del 50%, considerando che rimarrebbero quali organi i Presidenti e i componenti del Consiglio e che dovrà essere assicurato un supporto di segretaria, come previsto dal comma 19.

Il risparmio di spesa associabile al complesso normativo in esame – 65 milioni di euro lordi – è destinato a prodursi dal 2013 e peraltro in via prudenziale non viene considerato in quanto verrà registrato a consuntivo”.

65 milioni di Euro lordi: proprio come i cacciabombardieri!

Non è facile, per i tanti dipendenti che ogni giorno si impegnano per rendere servizi ai cittadini, pensarsi parte di un ente descritto inutile, tanto da prevederne la soppressione o il ridimensionamento perché identificato solo come una fonte di spesa, mentre moltissime e strategiche sono le competenze che è chiamato ad assolvere.

Si tratta di un patrimonio di competenze e conoscenze di cui nessuno sembra preoccuparsi: tanto, si dice, nessuno perderà il posto di lavoro.

E’ questa la tutela delle risorse umane, il maggiore e inestimabile patrimonio di cui dispone la pubblica amministrazione?

Si potrebbe forse biasimare quel personale, che, consapevole della propria professionalità, e demotivato sapendo di lavorare in un Ente inutile, senza futuro e dannoso, pensi unicamente al proprio di futuro, cercando di capire dove finirà e quali prospettive ci possano essere dal punto di vista professionale e umano?

Ma davvero si fa il bene dell’Italia, dell’assetto istituzionale della Repubblica, inseguendo demagogicamente facili consensi? E’ questa la Politica?

In tanto animato dibattito, esiste qualche politico che si sia preoccupato di verificare quali funzioni e competenze svolgono le inutili Province con i propri inutili dipendenti?

L’elencazione esaustiva delle funzioni amministrative di competenza provinciale, talmente tante e vaste sono, è praticamente impossibile.

Dal Testo Unico degli Enti Locali (D. Lgs. 267/2000) si possono ricavare le principali:

La provincia, ente locale intermedio tra comune e regione, rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi, ne promuove e ne coordina lo sviluppo.

Spettano alla provincia le funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardino vaste zone intercomunali o l’intero territorio provinciale nei seguenti settori:

 – difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell’ambiente e prevenzione delle calamità;

– tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;

– valorizzazione dei beni culturali;

– viabilità e trasporti;

– protezione della flora e della fauna parchi e riserve naturali;

– caccia e pesca nelle acque interne;

– organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore;

– servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale;

– compiti connessi alla istruzione secondaria di secondo grado ed artistica ed alla formazione professionale, compresa l’edilizia scolastica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale;

– raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali.

La provincia, in collaborazione con i comuni e sulla base di programmi da essa proposti, promuove e coordina attività nonché realizza opere di rilevante interesse provinciale sia nel settore economico, produttivo, commerciale e turistico, sia in quello sociale, culturale e sportivo“;

Le norme sul decentramento amministrativo – comunemente note come Bassanini – hanno trasferito alle province l’intera competenza alla gestione delle funzioni in tema di mercato del lavoro e incontro domanda/offerta, oltre ad una serie di funzioni amministrative, dai parchi e riserve naturali all’inquinamento delle acque, dalla valutazione di impatto ambientale alla difesa del suolo, dalla viabilità e trasporti alle agenzie auto, dalla protezione civile alla cooperazione e volontariato;

Le varie leggi regionali che hanno completato il trasferimento delle funzioni avviato dal d.lgs 112/1998 con le quali in misura variabile sono state demandate alle province ulteriori funzioni nel campo dell’agricoltura, del commercio, delle pari opportunità, dell’immigrazione, della formazione professionale, del turismo.

Si è trattato di un trasferimento di funzioni da parte delle Regioni, che pur essendo avvenuto in modo parziale, ha comunque consentito negli ultimi anni alle Province di fornire risposte concrete ed importanti nella formazione e nel lavoro, in materia di viabilità, di edilizia scolastica, di sistema di offerta culturale e turistica, nella programmazione territoriale, sul fronte della tutela dell’ambiente.

L’art. 21 della Legge delega sul federalismo fiscale (Legge 42/2009) ha previsto che per le province, le funzioni, e i relativi servizi, da considerare fondamentali ai fini del computo dei fabbisogni standard sono provvisoriamente individuate nelle seguenti:

a)  funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, nella misura complessiva del 70 per cento delle spese come certificate dall’ultimo conto del bilancio disponibile alla data di entrata in vigore della presente legge;

b)  funzioni di istruzione pubblica, ivi compresa l’edilizia scolastica;

c)  funzioni nel campo dei trasporti;

d)  funzioni riguardanti la gestione del territorio;

e)  funzioni nel campo della tutela ambientale;

f)  funzioni nel campo dello sviluppo economico relative ai servizi del mercato del lavoro.

La legge 42/2009, va ricordato, è stata approvata nell’attuale legislatura, dagli stessi Parlamentari che oggi discutono delle Province, con largo consenso tra le forze politiche che ne ha determinato una approvazione parlamentare con ampia maggioranza.

La votazione finale dell’atto è avvenuta in Senato il 29 aprile 2009 ed ha mostrato il carattere “bipartisan” dei suoi contenuti, dato che su 248 presenti solo 6 sono stati i voti contrari

Tale votazione ha sostanzialmente replicato quella avvenuta il 24 marzo 2009 alla Camera dove su 549 presenti i contrari sono stati solamente 15.

E’ questa la coerenza?

Quale coerenza vi è fra le proposte attuali e quanto il Parlamento ha approvato con il percorso di decentramento e la riforma federalista avviata con la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 fino all’avvio del federalismo?

Non si può cambiare la Costituzione ad ogni campagna elettorale, vanificando con continui ripensamenti un percorso su cui l’intero Paese si è indirizzato, facendo delle Province un presidio fondamentale della Repubblica delle Autonomie e rimettendo in discussione un impianto istituzionale che avrà come conseguenza quello di unire al centralismo nazionale quello regionale!

Esistono politici e commentatori che possono affermare che le funzioni svolte dalle Province, e prima ricordate, siano inutili?

La risposta è no e infatti nessuno ne parla: per pudore? per ignoranza (in senso letterale)? perché non produce consenso?

Esistono politici e commentatori che possono affermare di conoscere quali e quante professionalità operano all’interno delle Province? Quali i risultati ottenuti?

C’è qualcuno – e l’esperienza dell’emergenza neve di questi giorni dovrebbe aiutare a riflettere – che possa davvero pensare che possa essere gestita dai Comuni o direttamente dalle Regioni tutta la rete della viabilità provinciale che corrisponde a circa il 40% della rete stradale nazionale? O che riconosca, con l’obiettività che sarebbe richiesta, che le Province hanno dimostrato di essere pronte a gestire le emergenze?

Quante altre domande potrebbero essere poste!

Ma sarebbero inutili – in quanto resterebbero senza risposta – quanto le inutili Province e gli inutili dipendenti delle Province, che rappresentano uno spreco come i cacciabombardieri!

Una speranza: se il Governo ha ripensato alle scelte sui cacciabombardieri, affrontando il tema con serietà e senso dello Stato, forse farà lo stesso sulle Province e su una scelta poco ponderata che rischia di causare gravi ripercussioni sull’assetto istituzionale e sull’efficienza dei servizi.

Bisogna avere fiducia, auspicando che anche quest’ultima non si dimostri un ulteriore spreco.

Carlo Rapicavoli

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