Affaire Equitalia 4: In medio stat virtus …

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Si intensificano episodi di bombe carta e di atti vandalici; fanno eco le invettive, condite spesso di un buon retorico paternalismo, verso chi è ritenuto responsabile – seppur indirettamente – di infuocare il clima e di aizzare alla violenza; né cessano le denunce contro il soggetto della più accesa bagarre politica degli ultimi mesi, quell’Equitalia che si è infine svelata una creatura a quattro teste, eruttante fuoco e fiamme, coperta di squame e con coda bifida, invisa ad un intero popolo… e che si nutre dei più magrolini!!!

Al di là di qualsiasi amara ironia, l’equilibrio mediano insegnatoci dai Latini impone oggi lucidità, razionalità, saggezza e coraggio nel dire le cose.

… perché è con la testa, e non con le mani, che si raggiungono gli obiettivi …

Testa, animo e doti morali.

Testa, per avere l’onestà intellettuale di dire che non sono accettabili gli usuali commenti politici e di mera clausola di stile: “Equitalia è una istituzione meritevole … fa solo il suo dovere … contribuisce alla lotta all’evasione ….”.

Rettitudine morale, per avere la coscienza di prendere le distanze da chi, in modo bestiale ed inumano, usa la violenza distruttiva contro padri e madri di famiglia, contro chi – dipendente di Equitalia s.p.a. – aspetta il 27 di ogni mese al pari di qualsiasi altro lavoratore italiano.

Ragionevolezza, per continuare a denunciare senza ipocrisia l’esistenza di un problema tecnico e giuridico, risolvibile solo con la riforma di quel grappolo di leggi e di regolamenti iniqui che sovrintendono l’attività di Equitalia.

Animo, per avere il coraggio di ribadire a voce alta che non si può affidare la gestione di un settore statuale così delicato come quello dell’esattoria fiscale ad un soggetto privato con le armi di un soggetto pubblico; che non si possono applicare impunemente tassi usurari; che non si possono comprare all’asta le case pignorate ai poveri cristi esecutati; che non si possono bloccare i crediti degli imprenditori in cui c’è dentro anche il lavoro di tanti dipendenti; che non si possono condurre al fallimento aziende – piccole o grandi che siano – nella più totale indifferenza e soprattutto in un momento tragico come quello odierno; che non si può usare demagogia “furbetta” confondendo il fenomeno della evasione con quello della riscossione.

In uno Stato di diritto, tante cose permesse ad Equitalia s.p.a. – leggi ad una società per azioni che ha istituzionalmente lo scopo di perseguire utili e profitti da distribuire liberamente in base alle decisioni degli organi societari – dovrebbero essere radicalmente inibite.

E nello stesso Stato di diritto – il nostro, abitato da un popolo civile e di antichissime tradizioni giuridiche – sarebbe urgente e vitale aprire un serio dibattito parlamentare e cambiare tutte quelle leggi che non rispecchino i criteri di Costituzionalità, Legalità, Legittimità, Giustizia ed Equità. Altrettanto improcrastinabile sarebbe modificare quell’apparato legislativo pro Equitalia s.p.a. che, ahimè, sembra ormai diventato il testimonial più riuscito della cattiveria allo stato puro.

Questo è ciò che si dovrebbe fare in uno Stato di Diritto che fonda le sue radici costituzionali nella salvaguardia dello Stato sociale.

Le armi, le bombe, la prepotenza cieca e primitiva, lasciamole ai criminali di guerra. O meglio, agli inetti che non sanno usare il cervello …

I precedenti articoli:

Affaire equitalia 3: la prima vittoria è delle donne sarde!

Affaire Equitalia 2: Ingordigia senza limiti!

“Affaire Equitalia”: Violenza ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni?

Franzina Bilardo

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