L’Italia che vorremmo

Redazione 11/12/11
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Mentre il Governo Monti è da poco entrato nella sala operatoria nel disperato tentativo di salvare un Paese che sta attraversando una crisi economica e, soprattutto, di valori con pochi precedenti nella sua storia, fuori i politici – dietro all’alibi ipocrita di aver accettato di fare un passo indietro nell’interesse del Paese – si stanno preparando ad una lunga ed estenuante campagna elettorale.

Da qui a poco – in un modo o nell’altro – ci ritroveremo, ancora una volta a discutere e più spesso – complice la centralità della televisione nell’informazione politica – a sentir discutere di proposte ed idee per dare al Paese un futuro migliore anche se, personalmente, mi accontenterei di un futuro del quale, oggi, si fa persino fatica ad individuare il patrimonio genetico.

Ci aspettano, quindi, una lunga dieta mediatica a base di dejà vù tanto in relazione ai temi – il lavoro, le tasse, il conflitto d’interessi e la legge elettorale – che alle proposte che, ormai da decenni, vengono formulate dai rappresentanti di tutti gli schieramenti.

Ancora una volta, come in passato, la sensazione di molti sarà che nelle tribune elettorali non si parli del Paese – né del presente né del suo futuro -, che chi ne parla non lo conosca e, in ogni caso, che le proposte formulate rappresentino solo esercizi di marketing elettorale non supportati da alcuna riflessione giuridica né valutazione di impatto sulla vita reale.

Ci ritroveremo così, come accade davanti al più classico dei programmi di intrattenimento della TV commerciale, alla fine della campagna elettorale a selezionare un vincitore più per simpatia o empatia mediatico-personale che sulla base di una reale riflessione sulle idee e sulle proposte che ha, sin li, formulato.

E’ accaduto così, sino ad oggi ma, non per questo, deve accadere domani.

Tra le campagne elettorali di ieri e quelle di domani, infatti, c’è o può esserci una differenza importante: possiamo scegliere di utilizzare quello straordinario strumento di sintesi dell’intelligenza collettiva che si chiama Internet e dalle pagine di Leggi Oggi, vorremmo farlo.

L’idea è semplice, non originale né rivoluzionaria ma, auspicabilmente, provocatoria quel tanto che basta da scongiurare il rischio che si dissolva nella nuvoletta di bit dalla quale proviene.

In Rete vivono e si confrontano – persino in Italia dove la politica di Palazzo ha, sin qui, fatto il possibile per frenare lo sviluppo di Internet – centinaia di migliaia di teste pensanti ed anime appassionate alle quali sta a cuore il futuro di questo Paese perché si tratta del proprio futuro e di quello dei propri figli.

Sono le teste e le anime di persone con competenze, sensibilità ed esperienze di vita straordinariamente diverse che, oggi, tuttavia, possono agevolmente formare la più straordinaria forma di intelligenza collettiva della quale il Paese dei “tavoli tecnici”, delle “commissioni indipendenti”, delle “bicamerali” e dei “comitati dei saggi” abbia mai disposto.

Perché non sfruttare questa intelligenza collettiva e metterla a fattore comune, a servizio del Paese e, quindi a nostro servizio?

Ecco la traduzione in azione dell’idea: nelle prossime settimane queste pagine resteranno aperte al contributo di quanti, operai, medici, ingegneri, imprenditori, commercianti, scienziati, inventori, artisti e, anche, giuristi, pensino di poter contribuire al futuro del Paese condividendo in Rete qualsiasi idea che possa, secondo loro, risolvere un problema con il quale si confrontano, magari da anni, nella loro esperienza quotidiana senza aver neppure mai intravisto una soluzione nelle approssimative risposte della politica di Palazzo.

Per partecipare a questo sforzo di intelligenza collettiva sarà sufficiente inviare una mail a questo indirizzo ( litaliachevorremmo@leggioggi.it ), mettendo nell’oggetto “l’Italia che vorremmo” e raccontando il problema e l’ipotizzata soluzione normativa tradotta o meno – a seconda quanta confidenza si abbia con le leggi [n.d.r. non siate timidi, non serve essere giuristi per scriverne una anche in considerazione del fatto che nello stesso Parlamento le leggi sono pensate e scritte da deputati e senatori che prima di varcare la soglia di Montecitorio, si occupavano di tutt’altro] – in un disegno di legge.

Sulle pagine di Leggi Oggi, quindi, nei prossimi giorni apriremo il dibattito sulle singole idee e proposte e proveremo a trasformarle, assieme, in autentiche proposte di legge che potranno poi essere adottate, nel corso della campagna elettorale che verrà, da chiunque ci si riconosca e le ritenga utili per il futuro del Paese, senza preconcetti di colore o di bandiera politica, convinti come siamo che il futuro non ne abbia e non ne abbia bisogno perché esiste solo l’Italia che vorremmo e quella che non vorremmo per noi e per i nostri figli.

L’Italia online è, credo lo si possa scrivere senza retorica, la più grande risorsa di intelligenza collettiva della quale il Paese abbia mai disposto, non utilizzarla per scrivere il nostro futuro sarebbe un autentico sacrilegio che non possiamo permetterci.

Qui trovate le istruzioni per partecipare all’iniziativa e qui un primo esempio, dell’Italia che io vorrei.

Guido Scorza

Redazione

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