E la tomba dei segreti del bunga bunga diventò l’anticamera del regime dittatoriale…

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Riuscirà il silenzio tombale di Tutankamon a coprire i segreti eccellenti dell’allegra comitiva?

Il dispaccio è stato trasmesso e l’efficiente fanteria della Real Caserma di Montecitorio ha ripreso – capo chino ed occhi bassi in referente ossequio al Capo Supremo – la marcia forzata sul Disegno di Legge 1415-B.

Disegno di Legge complesso e trattato secondo la nota e discussa tecnica dell’”insalatona mimetizzante” (ne abbiamo parlato lo scorso 5 agosto nel post “Processo lungo? L’ennesima genialata): modifica a tappeto di commi e di articoli, confusione anestetizzante, mascheramento perfetto delle specifiche norme con le quali si intende realmente rivoluzionare l’assetto normativo di riferimento.

Disegno di legge liberamente ispirato al codice di procedura penale emanato da Augusto Pinochet…

Apparentemente, solo modifiche tecniche; concretamente, innovazioni da fare rizzare i capelli in testa!

Solo alcune perle:

Nel sistema odierno l’art. 267 c.p.p. prevede che il Pubblico Ministero – in relazione ai soli reati previsti dall’art. 266 c.p.p. – avanzi al Giudice per le Indagini Preliminare richiesta motivata per essere autorizzato a disporre le intercettazioni, e che questi emetta decreto motivato indicando i gravi indizi di reato che giustificano l’intercettazione e le ragioni che ne indicano l’assoluta indispensabilità ai fini della prosecuzione delle indagini.  Rectius, garanzia massima ed incondizionata.

Nel nuovo disegno di legge il Pubblico Ministero dovrà rivolgersi al Tribunale in composizione collegiale ed avanzare una richiesta contenente, “a pena di inammissibilità”, l’assenso scritto del Procuratore della Repubblica ovvero del Procuratore Aggiunto o del magistrato appositamente delegati. Rectius, è la prima volta che nel sistema italiano viene introdotta la necessità di un assenso scritto di questo tipo, non previsto neanche per l’emissione di misure coercitive!!!! Ed è la prima volta che, stravolgendo completamente l’assetto codicistico, viene fissata la regola secondo cui l’autorizzazione deve essere data da un organo collegiale e non – come  per tutti i tipi di provvedimenti emessi durante le Indagini Preliminari  – da un Giudice monocratico le cui funzioni sono proprio quelle di gestire in prima persona le tematiche connesse a questa specifica fase processuale. Come se non bastasse, la richiesta dovrà contenere – congiuntamente ed oltre ai “gravi indizi”  – una serie di ulteriori e rigidissimi presupposti (v. quelli dalla lett. a) alla lett. e) del nuovo art. 267 c.p.p.) che di fatto sbarreranno la concreta applicazione dello strumento investigativo.

Nel sistema odierno, l’art. 114 c.p.p. prevede il divieto di pubblicazione degli atti coperti dal segreto, tra cui gli atti di indagine “fino a quando l’imputato non ne possa avere conoscenza  e comunque non oltre la chiusura delle indagini preliminari”; l’inosservanza al divieto è punita dagli art. 115 c.p.p. e 684 c.p. con la pena dell’arresto fino a trenta giorni o con una ammenda da € 51 a € 258.

Nel nuovo disegno di legge, per la stessa violazione è stato integrato l’art. 617 c.p. e prevista la sanzione della reclusione da sei mesi a tre anni.

Nel sistema odierno le ordinanze di custodia cautelare sono normalmente pubblicabili.

Con il nuovo disegno di legge le stesse ordinanze dovranno essere espunte della parte che riguarda le intercettazioni (v., ad esempio, quelle in cui Tarantini arrestato parla delle “nostre” cosette segrete …).

– Della cd. “norma ammazza blog” si occuperanno altri colleghi;.

– Eccetera, eccetera, eccetera, il tutto riassunto in una sola parola d’ordine: “Nessuno sappia, nessuno pubblichi, chi farà l’uno o l’altro verrà selvaggiamente fustigato!”.

A chi dovesse ritenere tecnicamente opportuna la riforma censoria si ricorda che un pubblico ufficiale ordinario può, di fronte ad intercettazioni che svelano sue condotte delittuose, essere sospeso ed allontanato dalla funzione attraverso la misura interdittiva della sospensione ex art. 289 c.p.; un Ministro o un Presidente del Consiglio non possono essere né rimossi né sospesi.

L’unica difesa della società civile è di tipo politico. Ma, come può la gente difendersi se non sa cosa “bolle in pentola” ? E, come può un Parlamento nascondere ad un corpo elettorale la vera caratura di chi lo rappresenta? E, come può un ordinamento giuridico essere sovvertito e modificato proprio da chi lo ha calpestato ed oltraggiato?

La storia – si sa – è stracolma di angherie, di soprusi, di violenze e di torture del più vario tipo inferte da tutti i regimi dittatoriali del mondo.

Ripugna alla memoria parlare dei milioni di uomini uccisi per le loro idee, o torturati ed esiliati per i loro gridi di libertà. E sarebbe davvero bello ricordare Pablo Neruda o  Nazim Hikmet – non a caso amici, non a caso uniti dalla stessa sorte – solo per le loro poesie d’amore e non anche per il terribile esilio politico che hanno subito.

Ma, dobbiamo farlo. E non dimenticare mai – mai per tutto l’oro del mondo – che i regimi dittatoriali esplodono in tutta la loro virulenza proprio con la censura alla stampa, ai mezzi di comunicazioni, alla parola degli uomini di cultura.

E’ tipico. Ed è delinquenziale tanto quanto lo è il cerotto che i rapinatori ed i sequestratori mettono sulla bocca delle loro vittime per non farli gridare.

Una democrazia parlamentare in cui i mezzi di comunicazione di massa vengono soffocati con la violenza della censura è, a tutti gli effetti, una dittatura. Al più, una dittatura elegantemente truccata da democrazia, leggi un patetico Arsenio Lupin con baffi e parrucchino per coprire la calvizie ….

Oggi l’Italia corre sul filo di un pericolosissimo rasoio pronto a recidere – senza neanche darci il tempo di rendercene conto – la rete di protezione chiamata “libertà e democrazia” costruitaci dai nostri nonni e bisnonni sui campi di battaglia, con il sangue delle loro giugulari ancora adolescenziali.

E la cosa ancora più grave è che non rischiamo tutto questo per un uomo – un uomo è facilmente affrontabile – ma per un gruppo di uomini pronti a barattare la nostra libertà con patonze, bunga bunga, festini, balletti ed intrighi di vario genere, che solo chi ha la pancia e la tasca piena può pensare di condividere alla faccia di una nazione allo stremo dello proprie forze. E solo chi non ha morale e ritegno può pretendere siano coperti dal silenzio compiaciuto di un intero popolo…

Franzina Bilardo

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