Il Peter Pan più famoso d’Italia e la sua dolce “patonza”

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I latini la chiamavano “cunnus”, i greci “theke”, gli italiani optano per appellativi di tipo idiomatico in base ai diversi gusti e categorie: i naturisti prediligono il settore della frutta e degli ortaggi e la chiamano “patata” o “fica” (la femminilizzazione del frutto è segno di galanteria maschile); gli animalisti gradiscono il termine “topa”; i romantici vogliono umanizzarla e le attribuiscono l’aulico titolo di “Bernarda”.

Al nostro Presidente del Consiglio – della categoria dei Peter Pan eternamente giovani – piace il fanciullesco “patonza”.

… “la patonza deve girare”, disse il Premier al compagno di giochi Gianpaolo Tarantini, e il desiderio fu esaudito così efficacemente che la patonza ha finito per fare davvero, a glorioso beneficio del prestigio italiano,  il giro di tutti i giornali del mondo! …

Oggi, i più morigerati consiglieri ed avvocati del “nostro” – si distingue Calderoli che proclama con sincerità ragazzesca la sua invidia – si lamentano dell’invasione della patonza nei canali di comunicazione di massa, gridano allo scandalo contro chi attenta al sacro diritto alla privacy del loro beniamino, denunciano l’abuso dei giornalisti pettegoli, inveiscono contro la cattiveria dei magistrati che intercettano a più non posso i liberi cittadini.

E nel riaprirsi l’antico dibattito sui limiti del diritto di cronaca – nel nostro caso cronaca di patonze eccellenti – ci si chiede se è legittimo che un giornale pubblichi intercettazioni che abbiano come protagonista l’amato gingillo femminile del governatore.

La risposta è chiara ed univoca, fornita da sempre ed all’unanimità dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale: la libertà di stampa e il diritto di cronaca sono costituzionalmente garantiti (art. 21 della Costituzione), né possono in alcun modo essere soggetti a censura.

Gli unici limiti ad un diritto che – si ribadisce – è di rango costituzionale sono: la presenza di una verità oggettiva, la continenza delle forme, l’interesse pubblico della notizia.

Nel nostro caso, sappiamo che i dialoghi intercettati sono oggettivamente veri, sono stati normalmente riportati con i consueti commenti di stile, sono di interesse pubblico fondamentale.

A quest’ultimo proposito, non è chi non veda come a nessuno fregherebbe alcunché se le paturnie sessuali di Berlusconi fossero vissute in una reale intimità – al pari di tutti gli italiani oggi costretti a leggere particolari che farebbero rabbrividire anche la buonanima di Boccaccio – ma il problema è che le “patonze” di cui si discute venivano comprate profumatamente, viaggiavano nelle macchine di Stato pagate dall’operaio della FIAT, erano forzosamente inserite nei palinsesti della TV pubblica finanziata dalla casalinga di Teramo, si candidavano nelle liste elettorali a tutto scapito di giovani realmente meritevoli di aspirare alla vita politica.

La verità – nuda, secca, inequivoca e strettamente giuridica – è che la patonza berlusconiana si inserisce in un quadro delinquenziale dai contorni assolutamente inquietanti, fatto di scambio di sesso a pagamento, di prostituzione minorile, di estorsione, di abusi d ufficio, di peculato d’uso, di generale sfruttamento di poteri e funzioni pubbliche.

Se queste sono le premesse strettamente fattuali, può qualcuno mettere seriamente in dubbio che i cittadini e gli elettori italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere sino in fondo chi li governa e li rappresenta?

In confronto ai contenuti piccanti dei nostri giorni, sembra quasi monacale quel colloquio telefonico del lontano dicembre 2007 con il responsabile di Rai Fiction Agostino Saccà in vista di possibili accordi e manipolazioni di programmi televisivi pro amici, parenti, compari e signorine.

Comunque sia e pur costretto a subire, da un lato il denudamento pubblico, dall’altro lo smaccato scorno da parte del Presidente Napolitano – Santo subito! – che ha posto il veto alla decretazione d’urgenza, il nostro giovane Peter Pan non si è perso d’animo ed ha ordinato di rispolverare il Disegno di Legge sulle intercettazioni messo temporaneamente da parte prima della pausa estiva.

Ubbidienti, i suoi sudditi hanno immediatamente inserito il DDL nel calendario dei lavori parlamentari a partire dal 27 settembre in poi.

Pare che qualcuno abbia fatto notare che esisterebbe qualche problemino più urgente per il Paese, ma che gli sia stato prontamente risposto: “prima il bunga bunga, poi il lavoro”….

Franzina Bilardo

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